Cronaca
4 Novembre 2021
Secondo caso in pochi giorni all'Arginone, l'uomo scoperto dalla Penitenziaria mentre telefonava: patteggia un anno

Detenuto scoperto mentre usava un telefonino in carcere

di Redazione | 2 min

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Un altro cellulare in carcere, un altro detenuto scoperto e arrestato. Dopo il caso della scorsa settimana, ne emerge uno nuovo all’Arginone e porta alla seconda condanna a Ferrara per il nuovo reato che punisce chi introduce dispositivi per la comunicazione a distanza all’interno degli istituti di detenzione.

La novità non è l’ingresso dei telefonini in carcere, che è un problema noto da tempo, ma la sua punizione come reato e non più solo come sanzione disciplinare per il detenuto.

L’ultimo caso riguarda un uomo che sta scontando la pena per un omicidio, alla quale dovrà aggiungere l’anno di pena che ha patteggiato mercoledì mattina, al termine del giudizio direttissimo.

Sono stati gli agenti di Polizia penitenziaria ha ritrovare il telefonino all’interno della camera detentiva dell’uomo, scoperto proprio mentre telefonava. Da quanto si apprende, inoltre, l’apparecchio veniva nascosto in un tavolo dell’amministrazione nelle ore notturne.

Il sindacato Sinappe esprime il proprio “compiacimento per la brillante operazione della Polizia Penitenziaria che, ancora una volta, dimostra di essere garante della legalità. Per evitare ulteriori introduzioni di tali apparecchi, bisognerebbe implementare la strumentazione di controllo, oltre ad avere un organico adeguato, sempre più carente, come più volte segnalato”.

“Ancora un segnale importante – affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco campobasso, segretario nazionale – sul fronte della lotta all’introduzione in carcere di strumenti non consentiti. Un grande risultato che si aggiunge a quello dei giorni scorsi, grazie alla professionalità della polizia penitenziaria di Ferrara. Importante la condivisione delle recenti iniziative di polizia giudiziaria da parte della magistratura, con la quale la polizia penitenziaria collabora in maniera sempre più efficace, anche grazie ai nuclei investigativi, regionali e nazionale. Riteniamo che il personale coinvolto nelle predette operazioni vada adeguatamente ricompensato, secondo quanto previsto dall’ordinamento”.

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