Eventi e cultura
11 Ottobre 2021
Primo appuntamento con la rassegna al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara

Le storie d’opera di Leone Magiera e Cecilia Gasdia

di Redazione | 4 min

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“A Salisburgo, feci un’audizione con Karajan e lui mi disse: ‘Ma lei studia con Magiera?’. ‘No – risposi io – sono pianista e studio da sola’. ‘Vada da Leone Magiera – replicò lui – perché è il più bravo maestro che io abbia mai sentito’. Ecco caro Leone una cosa che non sapevi, e che Karajan ha detto solo a me”. Un dialogo appassionato quello di oggi tra Cecilia Gasdia e Leone Magiera, nel ricordo del grande direttore d’orchestra Herbert von Karajan, riprendendo gli aneddoti raccontati nel libro “Karajan. Ritratto inedito di un mito della musica” di Leone Magiera (La Nave di Teseo, 2020).

Una mattinata – quella di domenica 10 ottobre al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara – tra arie d’opera intonate e tanta vita nel segno della musica, quella che ha collegato i grandi della lirica dal filo rosso intessuto da Karajan. Ospiti del primo dei cinque appuntamenti della rassegna letteraria a ingresso gratuito Storie d’Opera, Leone Magiera e Cecilia Gasdia. Oltre all’autore, anche presidente onorario del teatro, e il soprano Gasdia tra le più celebri d’Italia e dal 2018 sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, a coordinare l’evento è stato il giornalista Alberto Spano, con intervalli del soprano Marta Lazzaro in una divertente e appassionata lezione dal vivo con il Maestro Magiera e letture di Moni Ovadia tratte dal libro.

Emerge di Karajan un ritratto inedito, spassoso e coraggioso, la figura di un grande uomo che scommetteva sui giovani cantanti, dava loro fiducia. Si travestiva, camuffandosi tra il pubblico, per sentire i giovani cantanti nei teatri, per ascoltarli ‘sul campo’. Una scoperta fu anche Luciano Pavarotti. “Pavarotti era plasmato dalla sua figura” ricorda Leone Magiera, “andava ad ascoltarlo alle prove perché, diceva, ne ricavava nutrimento spirituale. Karajan ha influito su Piero Cappuccilli, facendolo diventare un artista completo: con lui è diventato un gigante”.

Leone Magiera ricorda poi le “sottigliezze artistiche” di Karajan, che “con gli occhi, con le sole espressioni del viso, sapeva trasmettere le verità”. Voleva precisione nei dettagli, attenzione nelle parole cantate. “Madonna benedetta” lo voleva “molto pregato, sofferto”. “Pavarotti – secondo Magiera – non ha mai dimenticato la lezione di Karajan. Molti cantanti gli sono debitori. E ho voluto mettere tutti questi aneddoti nel libro, affinché sia anche una bella lezione per i cantanti più giovani”. L’autore ricorda poi l’incontro con “una timidissima Cecilia Gasdia, giovanissima”, svelandone i retroscena. “Ricordo che pensai: E questa bimba mora, dagli occhi scuri, sarebbe la nuova Anna Bolena della Scala?” dissi tra me e me, “ma Karajan non poteva avermi mandato solo una ragazzina”.

Cecilia Gasdia racconta la storia dal suo punto di vista, per la prima volta insieme a Magiera. “Per me è un’emozione tornare dopo tanti anni in questo teatro – dice il soprano – qui ho passato tanti momenti con il maestro Abbado. Sono venuta oggi per festeggiare con Leone questo libro che ho letto avidamente, non ricordavo che fosse stato il maestro Karajan ad avermi mandato da lui”. Gasdia condivide poi con il pubblico del Ridotto un piccolo aneddoto precedente. “Il maestro Magiera voleva sapere se conoscessi a memoria Maria Bolena. La sapevo, perché con una colletta tra sorelle ci compravamo i dischi e gli spartiti delle opere della Scala: Anna Bolena, Aida, Nabucco… Sapevo a memoria le parti di tutti i cantanti”. Magiera, durante l’audizione, confermò: Cecilia Gasdia sapeva la parte. Era il 1982 quando la Scala decise di riproporre la storica “Anna Bolena” di Luchino Visconti, che aveva avuto Maria Callas per protagonista. Cecilia Gasdìa, soprano, si trova a dover sostituire in tutta fretta Montserrat Caballé in Anna Bolena. “La sarta fece sparire i vestiti di Caballé, io avevo 21 anni e avevo ben altra fisicità”. Ne tirò fuori altri e la giovane cantante disse: “Mi sembrano un po’ bruttini…”. La sarta le fece vedere l’etichetta: “Cosa c’è scritto?”. C’era scritto Maria Callas, quelli erano stati i suoi costumi di scena. “Non erano mai stati messi da nessuno da vent’anni… Li indossai, ed erano bellissimi”.

Il prossimo appuntamento è al Ridotto il 17 novembre ore 17 con Storia dell’opera lirica. Un immenso orizzonte. Dalle origini ai giorni nostri di Roberta Pedrotti (Odoya, 2019). Presentano il libro Roberta Pedrotti e Athos Tromboni/Uncalm – Unione Nazionale Circoli e Associazioni Liriche e Musicali.

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