L'inverno del nostro scontento
30 Settembre 2021

Il ministro bla bla e le parole di verità

di Girolamo De Michele | 4 min

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C’è una parola di recente conio, che non ha ancora trovato un’adeguata o condivisa traduzione in italiano (posto che serva): mansplaining. Esprime l’atteggiamento del maschio che, con tono condiscendente, o sprezzante, o con velata ironia, spiega qualcosa a una donna che di per sé quella cosa la sa già, e gliela spiega perché ritiene che in quanto donna non può saperlo, ed è suo dovere di maschio renderla edotta. È stata coniata nella discussione suscitata da un articolo del 2008 di Rebecca Solnit , che sette anni dopo è diventato un libro: Gli uomini mi spiegano le cose. Riflessioni sulla sopraffazione maschile.
E c’è una foto che da sola esprime il significato di questa parola: Roberto Cingolani, ministro italiano di qualcosa che ora come ora mi sfugge impegnato a spiegare a Greta Thumberg le sue idee. Le sue non del ministro, ma di Greta: perché quel ministro sta cercando di dire a Greta che lei la pensa come lui. Ne è talmente convinto da averlo detto nel suo intervento, successivo a quello in cui Greta ha stigmatizzato la politica bla bla bla. Osservate lo sguardo paternalistico del maschio adulto verso la giovane femmina, troppo giovane per sapere come vanno davvero le cose (tipo, che le centrali nucleari sono ecologiche). Maschio adulto che in 18 mesi non ha ancora capito come si indossa una mascherina, forse perché non ha trovato le istruzioni, o perché il disegno esplicativo era troppo complicato?
Per contro, osservate lo sguardo di Greta, che dice già tutto del ministro bla bla.

[OT, ma neanche tanto: lo so che tu, sì proprio tu, stai per fare la tua solita battutina da stronz@ sullo sguardo di Greta, o, come dici di solito, della “Gretina”. Ovvero, stai deridendo una ragazzina affetta da una sindrome certificata per gli effetti fisiognomici della sua patologia, senza renderti conto che mentre lo fai hai lo stesso sguardo di Greta. Con una differenza: Greta ha quell’espressione perché ha la sindrome di Asperger, tu perché hai un’anima che puzza di piedi. Fine dell’OT]

Non c’è un pianeta B, e nemmeno un pianeta bla. Bla bla bla. Bla bla bla. Questo è tutto quanto sentiamo dai nostri cosiddetti leader: parole, parole bellissime che finora non hanno portato ai fatti. Le nostre speranze e i nostri sogni annegano in tutte queste promesse e parole vuote. Certamente serve il dialogo costruttivo, ma sono 30 anni che sentiamo bla bla bla, e questo dove ci ha portato?

Con una semplice battuta, Greta ha inchiodato al muro quella peste del linguaggio che i politici propagano con le loro parole vuote disincarnate e sganciate da qualsivoglia fatto concreto [qui il suo discorso]. Questo blog, che della peste del linguaggio ha fatto il suo nemico sin dalla sua prima pubblicazione 8 anni or sono, non può che plaudire le precise, sincere parole di Greta.
E di Vanessa Nakate, venuta dall’Uganda [qui il suo discorso] a dire che

L’azione climatica non sceglie. Abbiamo bisogno di minimizzare sì, ma abbiamo bisogno anche di fare i conti con la perdita e il danno che sono già realtà. È giunto il momento di occuparci dei più vulnerabili a causa delle conseguenze climatiche che non sono più evitabili. È tempo che i leader ne facciano il centro delle negoziazioni. Abbiamo bisogno di fondi per far fronte i danni, sia per quelli che ci sono già stati sia per quelli che non sono più evitabili. Devono esserci sussidi extra, oltre a quelli già promessi per le strategie di mitigazione e adattamento e devono essere finanziamenti a fondo perduto e non prestiti, o andranno ad aggiungere debiti a quelli già esistenti. È tempo che i leader si sveglino, che smettano di parlare e iniziano ad agire. È tempo di misurare i costi ed è tempo per chi inquina di pagare, di mantenere le proprie promesse. Non vogliamo promesse vuote, summit vuoti, conferenze vuote. È ora di mostrarci i soldi ed è ora. E non dimenticare le comunità e le aree più colpite.

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