Pestata a sangue dai quattro componenti di una famiglia solo per aver cercato di prendersi cura di alcuni cagnolini abbandonati. E’ la disavventura – se così si può chiamare – capitata alla ricercatrice dell’Università di Ferrara Beatrice Lucrezia Orlando mentre si trovava in vacanza a Tortora Marina, una località balneare della Calabria.
L’aggressione è stata di una violenza inaudita e le è costata una prognosi di 24 giorni con rottura dei denti, mandibola fratturata, lesioni cervicali e agli occhi. Lei, 42enne ricercatrice in economia e innovazione sostenibile a Unife, ha denunciato l’episodio ai carabinieri del Comune di Paola e a quelli di Potenza, dove risiede, raccontando che a pestarla sarebbe stata una famiglia napoletana che abita nei pressi della casetta dei genitori dove si trovava in vacanza.
Secondo quanto riferito da Beatrice Orlando, il 4 agosto scorso mentre si trovava a Tortora ha sentito guaire sotto un’auto, notando che c’erano una cagnolina denutrita e tre cuccioli, quattro bestiole delle quali ha iniziato a prendersi cura dopo aver avvertito l’Enpa, la protezione animali, che sarebbe intervenuta solo dopo tre giorni. La sera stessa è stata aggredita verbalmente da una signora che, gridando in stretto napoletano, l’ha insultata e accusata di aver lasciato le ciotole dei cani vicino alla sua porta. Intimorita, la ricercatrice ha spiegato di non essere stata lei e si è ritirata in casa. Dopo un paio di giorni, la sera del 6 agosto i cagnolini sono stati recuperati dall’Enpa, ma quella sera stessa, mentre la ricercatrice stava rientrando a a casa, la signora napoletana si è parata davanti a lei assieme al marito, al figlio e alla fidanzata del figlio, iniziando a minacciarla con frasi come “adesso ti facciamo vedere noi chi siamo”. Dalle parole sono poi passati ai fatti e in quattro, uno dopo l’altro, hanno iniziato a colpirla ovunque, con le unghie e con i pugni.
Nessuno, secondo quanto riferito da Beatrice Orlando al “Corriere della Sera”, sarebbe intervenuto a soccorrerla nonostante la strada sia trafficatissima, tanto che dopo essere rimasta dolorante a terra per diverso tempo è riuscita a trascinarsi fino a casa, dove la madre l’ha raccolta e ha chiamato carabinieri e ambulanza. “Il giorno dopo – spiega la ricercatrice al ‘Corriere’ – il cancello di casa mia era rotto. I miei aggressori continuavano a passare dal mio giardino in segno di sfida e attraverso il passaparola mi hanno fatto recapitare la minaccia che se avessi denunciato ero morta”.
Ma la denuncia c’è stata e ora la giustizia dovrebbe fare il suo corso. La Orlando nel frattempo è finita in ospedale a Potenza, al San Carlo, dove è stata curata e rimessa in piedi. Ma se l’è vista davvero brutta, dopo non essere riuscita ad alzarsi dal letto per cinque giorni, pensando che avrebbe potuto anche morire.