Cronaca
27 Luglio 2021
Il gip non crede alla versione resa da Matano e Micaj sui fatti di venerdì sera a Lido Estensi

I pugili agli arresti domiciliari, per il giudice potrebbero commettere altre violenze

di Daniele Oppo | 3 min

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Marcello Matano

Il giudice per le indagini preliminari, di fatto, non crede alle versioni rese da Marcello Matano e Adriano Micaj, i due pugili arrestati venerdì sera dopo una notte di alcool e violenza a Lido Estensi. Né crede che si siano davvero pentiti delle loro azioni.

Non solo, il gip Vartan Giacomelli, che lunedì mattina ha convalidato l’arresto di entrambi e disposto che rimangano in custodia cautelare ai domiciliari, ritiene che  entrambi, se rimessi in libertà, possano addirittura compiere altre azioni violente, vista la loro scarsa capacità di autocontrollo, il grande pericolo provocato e considerando anche il fatto che entrambi hanno detto di essere rimasti lucidi durante gli eventi, nonostante l’alcol ingerito.

I due pugili – Matano, 35 anni, professionista e che venerdì si sarebbe dovuto esibire per un incontro internazionale sul ring appositamente allestito in Gad – sono accusati di aver aggredito diverse persone, di aver danneggiato quattro automobili e arredi di un bar e anche di aver rapinato una persona, picchiandola e derubandola di uno zaino mentre interveniva per difendere uno sventurato finito sotto i loro pesanti pugni. Su quest’ultimo fatto, se è vero che la persona offesa (che ha sporto denuncia) non è sicura di come abbia ‘perso lo zaino’, a suo supporto c’è un testimone che ha visto i due pugili strapparglielo, anche se entrambi, Matano in particolare, respingono l’accusa.

C’è di più perché Matano e Micaj (20 anni) sono accusati anche di aver opposto una resistenza attiva nei confronti delle forze dell’ordine intervenute – chiamate da numerosissimi passanti -, in particolare all’indirizzo di una pattuglia del Norm dei carabinieri che ha materialmente eseguito l’arresto dovendo ricorrere all’uso dello spray al peperoncino dopo mezz’ora di inutili tentativi di riportarli alla calma e subendo lesioni al braccio e al costato dalla reazione violenta dei due pugili. I quali, peraltro, hanno proseguito nella loro folle sfuriata anche all’interno dell’auto di servizio – con calci, testate, sputi -, con tanto di minacce di morte all’indirizzo di tutte le forze di polizia presenti e perfino dei loro figli.

Ferito, durante i tentativi di fermarli, anche un ispettore della Polizia municipale che ha ricevuto 10 giorni di prognosi.

Loro hanno invece raccontato di essere stati aggrediti da un gruppo di giovani dopo la festa di laurea della fidanzata di Matano, mentre si trovavano in un bar per acquistare sigarette. In particolare, Micaj sarebbe stato insultato e spintonato al punto da farlo cadere a terra e Matano sarebbe intervenuto in sua difesa, cercando di difendersi, più che di aggredire. Entrambi hanno escluso di aver recato danno alle auto parcheggiate, non spiegandosi neppure come sia accaduto che i carabinieri si siano fatti male, affermando di essersi solo dimenati ma non di aver davvero opposto una resistenza attiva.

Verbali, referti e foto sembrano raccontare una storia diversa e quella raccontata dai due giovani è una dinamica che non coincide con quello che hanno visto i testimoni e che hanno subito le parti offese, né spiega l’eventuale furia successiva contro tutto e tutti, compresi i militari, soprattutto da parte di due soggetti che, pur scusandosi per gli eventuali danni arrecati a persone e cose, si sono definite lucide nel momento in cui la loro furia violenta si scatenava.

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