Politica
13 Maggio 2021
Il direttore artistico del Teatro Comunale di Ferrara sull'escalation di violenza in Medio Oriente: “Strumentalizzazione della Shoah”

Ovadia sugli scontri a Gaza: “Politica di Israele è infame”

di Redazione | 3 min

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“La politica di questo governo israeliano è il peggio del peggio. Non ha giustificazioni, è infame e senza pari”. Non usa mezze misure Moni Ovadia per definire quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza.

Il direttore artistico del Teatro Comunale di Ferrara, intervistato dall’Adnkronos, parte dall’occupazione dei territori arabi da parte degli israeliani per spiegare l’escalation di violenza in Medio Oriente che ad oggi vede uccisi da una parte 72 palestinesi, tra cui dieci dirigenti di Hamas e 17 bambini, e dall’altra 7 israeliani.

“Vogliono cacciare i palestinesi da Gerusalemme est, ci provano in tutti i modi e con ogni sorta di trucco, di arbitrio, di manipolazione della legge – riprende Ovadia -. E’ una vessazione ininterrotta che ogni tanto fa esplodere la protesta dei palestinesi, che sono soverchiamente le vittime, perché poi muoiono loro, vengono massacrati loro”.

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E per quanto riguarda la comunità internazionale, siamo di fronte a “una parzialità ripugnante. Tranne qualche rara eccezione, paesi come la Svezia e qualche paese sudamericano, non si ha lo sguardo per vedere che la condizione del popolo palestinese è quella del popolo più solo, più abbandonato che ci sia sulla terra”.

E questo “perché tutti cedono al ricatto della strumentalizzazione infame della shoah: tutto questo con lo sterminio degli ebrei non c’entra niente, è pura strumentalizzazione. Oggi Israele è uno stato potentissimo, armatissimo, che ha per alleati i paesi più potenti della terra e che appena fa una piccola protesta tutti i Paesi si prostrano, a partire dalla Germania con i suoi terrificanti sensi di colpa”.

Ovadia sottolinea il suo essere ebreo, “anch’io vengo da quel popolo. Ma la risposta all’orrore dello sterminio invece che quella di cercare a pace, la convivenza, l’accoglienza reciproca, è questa? Dove porta tutto questo? Il popolo palestinese esiste, che piaccia o non piaccia a Netanyahu. C’è una gente che ha diritto ad avere la propria terra e la propria dignità, e i bambini hanno diritto ad avere il loro futuro, e invece sono trattati come nemici”.

E sulle reazioni della comunità politica internazionale e in particolare dell’Italia, Ovadia è netto: “Ci sono israeliani coraggiosi che parlano, denunciano. Ma la comunità internazionale no, ad esempio l’Italia si nasconde dietro la sua pavidità, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ci dovrebbe essere una posizione ferma, un boicottaggio, a cominciare dalle merci che gli israeliani producono in territori che non sono loro”.

La pace “si fa fra eguali, non è un diktat come vorrebbero gli israeliani – conclude – Io non sono sul foglio paga di nessuno, rappresento me stesso e mi batto contro qualsiasi forma di oppressione, è il mio piccolo magistero. Sono con tutti quelli che patiscono soprusi, sopraffazioni e persecuzioni e questo me l’ha insegnato proprio la storia degli ebrei. Io sono molto ebreo, ma non sono per niente sionista”.

Di recente, in una intervista a Estense.com, il direttore del Comunale aveva espresso chiaramente la sua posizione sulla questione palestinese: “Io mi batto per la causa palestinese. E mi sembra ovvio farlo. Parliamo di un popolo che vive sotto occupazione, un popolo colonizzato. Questo non vuol dire avere sentimenti contro Israele, ci mancherebbe altro. Io critico le politiche dei governi, dico solo che i palestinesi dovrebbero avere le terre che spettano loro secondo le risoluzioni della comunità internazionale. Ma oggi dire queste cose significa essere antisemiti. Bene, se qualcuno crede che io sia antisemita mi denunci, vado volentieri a processo”.

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