La pandemia continua a colpire fortemente la popolazione che è afflitta da queste patologie. Carozza (Ausl): "Dispiace che in Italia non ci sia stata l'inclusione di questa fascia a livello di priorità vaccinale"
Covid-19. Tra le categorie più a rischio anche i malati psichiatrici
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di Davide Soattin
“I pazienti che soffrono di schizofrenia, di sindrome bipolare e di disturbo di personalità sono vulnerabili tanto quanto i diabetici, i cardiopatici, gli ipertesi e quelli con insufficienza respiratoria”.
Ad affermarlo è stata Paola Carozza, direttrice del dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl di Ferrara, che ha analizzato quella che è la quotidianità delle persone affette da problemi psichici ai tempi della pandemia da Covid, con particolare riferimento a tre motivi che ne fanno una delle categorie più a rischio in questo momento difficile.
A partire da uno stile di vita che non è sicuramente dei migliori: “I nostri assistiti seguono spesso una dieta poco sana, fumano e hanno una certa difficoltà a vivere in una situazione di isolamento perché necessitano di contatti al fine di coltivare la loro salute mentale. A ciò si aggiungono poi anche le diverse comorbilità fisiche che ne susseguono, causate dai medicinali neurolettici che assumono”.
“E poi – ha aggiunto la dottoressa Carozza – non bisogna dimenticare che rientrano tra le fasce più escluse e stigmatizzate a livello sociale. Fanno fatica a vivere momenti di inclusione così come hanno difficoltà ad accedere alle cure primarie, vale a dire quelle di base. In questo senso, sono molto poco protettivi e attenti nei confronti della loro salute, tant’è che si tratta della popolazione che risponde meno agli screening di prevenzione tumorale”.
Nonostante il gigantesco campanello d’allarme però, che mette in risalto la forte necessità di considerare i soggetti alle prese con i problemi di natura psichiatrica sullo stesso piano della categorie più a rischio, dall’inizio della campagna di vaccinazione, il totale dei malati afflitti da queste patologie che ha potuto ricevere la somministrazione è pari a zero.
Una triste realtà su cui si è soffermata anche la direttrice del dipartimento di Salute Mentale, che ha voluto sottolineare il proprio “dispiacere per il fatto che in Italia non ci sia stata l’inclusione di questa specifica popolazione tra i gruppi che avevano la priorità all’inoculazione delle dosi, dal momento in cui ne avrebbero lo stesso diritto di quelli che sono considerati fragili e estremamente vulnerabili”.
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