Attualità
22 Aprile 2021
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale "Nutritional Neuroscience". Alba Scerrati: "I risultati suggeriscono che lo stato nutrizionale è un elemento che influenza tantissimo la probabilità di una guarigione"

Unife, ruolo chiave della nutrizione sull’Ematoma subdurale cronico nell’anziano

di Redazione | 2 min

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Alba Scerrati e Pasquale De Bonis, docenti del dipartimento Traslazionale e per la Romagna dell’Università di Ferrara e dirigenti medici della Neurochirurgia di Ferrara, hanno guidato un team di ricercatori dell’Università la Sapienza di Roma (ospedale S. Andrea) e dell’ospedale Bufalini di Cesena, conducendo il primo studio finalizzato a valutare l’influenza della nutrizione sul decorso post-operatorio di pazienti anziani affetti da ematoma sottodurale cronico.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Nutritional Neuroscience”.

L’ematoma sottodurale cronico è una malattia caratterizzata da un versamento di liquido misto a sangue che si accumula lentamente all’interno della scatola cranica spingendo il cervello e può causare confusione, sonnolenza, cefalea, disturbi di forza e difficoltà nel linguaggio.

Gli anziani sono la categoria più a rischio di sviluppare di questa patologia sia per l’atrofia cerebrale tipica dell’età avanzata che per la facilità ai sanguinamenti dovuta alla maggiore fragilità dei vasi sanguigni.

Nello studio sono stati presi in esame i dati di 178 pazienti anziani operati fra il 2016 e il 2020.

“L’ematoma si rimuove con un intervento chirurgico ormai standardizzato e in anestesia locale – spiega la Professoressa Scerrati – Alcuni pazienti rispondono brillantemente all’intervento, altri hanno un decorso più difficile e lungo. E’ quindi molto importante stabilire su quali ulteriori fattori si possa intervenire per ottenere un rapido e buon recupero dello stato di salute”.

“I risultati del nostro studio suggeriscono che lo stato nutrizionale rappresenta un elemento che influenza tantissimo la probabilità di una guarigione – prosegue Scerrati – la probabilità di ottenere un concreto e rapido miglioramento clinico nei pazienti con stato nutrizionale normale è 6 volte superiore rispetto ai pazienti a rischio di malnutrizione e 80 volte superiore rispetto ai pazienti malnutriti. Questo indipendentemente dalla presenza di altre malattie dei pazienti e dall’età”.

Lo stato nutrizionale rappresenta quindi un aspetto su cui va posta grande attenzione, sia durante la degenza che sul territorio, con una adeguata educazione del paziente e di chi se ne prende cura e mediante diete opportunamente studiate per il mantenimento di un buono stato di salute.

Lo studio pone le basi per considerazioni ben più ampie. L’analisi dello stato nutrizionale potrebbe essere inclusa nella valutazione clinica generale di tutti i pazienti anziani mediante lo sviluppo di specifici protocolli, al fine di applicare trattamenti personalizzati.

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