Cronaca
5 Marzo 2021
Eseguite la tac e l’autopsia sul corpo del 31enne trovato morto

Suicidio in cella. I dubbi della famiglia

di Redazione | 2 min

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Parla e respinge ogni accusa il 49enne ferrarese finito a processo per adescamento di minore, pornografia minorile e corruzione di minorenne, dopo che tra febbraio e novembre 2018 - secondo la Procura - avrebbe adescato una ragazzina di 14 anni, compagna di scuola di sua figlia, prima inviandole foto dei suoi genitali e poi inducendola a fare altrettanto, attraverso lusinghe e regali - come ricariche telefoniche - per provare a ottenere in cambio la sua fiducia

È stato trovato senza vita martedì sera intorno alle 20 nella sua cella del carcere di Modena. Il giorno successivo doveva presentarsi in videoconferenza davanti al tribunale per un processo a suo carico per un episodio di furto di lieve entità.

Ma quell’udienza lui, Zacaria Baba, 31enne di nazionalità marocchina residente da anni a Pilastri di Bondeno, non si è potuta svolgere.

Secondo quanto riferito al suo avvocato da fonti carcerarie, il 31enne avrebbe inalato il gas della bombola del fornelletto per cucinare.

Eppure quando il suo difensore, l’avvocato Salvatore Mirabile, gli aveva parlato il giorno prima l’aveva trovato “normale, tranquillo”. Anzi, “stavamo preparando strategie processuali per ottenere benefici e poterlo far uscire prima del tempo dal carcere”.

Zacaria era evaso a Ferragosto dal carcere di Ferrara e per quel reato era stato condannato a sei mesi. Il suo difensore sperava di poterlo assegnare ai servizi sociali. Nell’udienza di mercoledì invece doveva rispondere di resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza del divieto di far rientro nel comune. Ora invece ha dovuto riferire alla famiglia cosa è successo: “sono distrutti – afferma Mirabile a Estense.com – e vogliono capire cosa sia successo”.

L’avvocato fa presente che Baba condivideva la cella con altri tre detenuti ed “è difficile pensare che possa aver compiuto un gesto simile senza esser visto dai compagni”.

Intanto la pm Claudia Ferrari della procura di Modena ha disposto una tac full body – esame utile a rivelare eventuali ferite o microfratture invisibili ad occhio nudo – che è stata eseguita mercoledì e l’autopsia, effettuati ieri.

All’esame autoptico, oltre al consulente della procura, ha partecipato anche un medico legale incaricato dalla famiglia.

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