Attualità
30 Gennaio 2021
Il report di Legambiente lascia poco scampo al capoluogo estense, secondo in regione per concentrazione di polveri sottili e tra i 15 peggiori d'Italia

“Mal’Aria” a Ferrara: inquinamento da podio

di Redazione | 3 min

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Difficile dirsi sorpresi, purtroppo. Ferrara è il secondo capoluogo in regione per l’aria più irrespirabile dell’Emilia Romagna.

A rilevarlo è l’annuale report “Mal’Aria” di Legambiente, che ha preso in considerazione il numero di sforamenti della concentrazione di PM 10 nell’aria nell’arco del 2020.

La legge – il dlgs. 155/2010 – indica un numero massimo di 35 giorni all’anno con concentrazioni superiori a 50 microgrammi per metro cubo.

A Ferrara questi giorni sono stati ben 73 secondo i dati della centralina di rilevamento “Isonzo” presa in considerazione. Poco meglio di Modena, dove gli sforamenti sono stati 75. A livello generale Ferrara è la 12^ città capoluogo peggiore d’Italia.

Come si ricorderà, in base a un recente studio, proprio gli sforamenti rendono Ferrara una delle peggiori città d’Europa in quanto a mortalità dovuta dall’inquinamento dell’aria.

Città Centralina (tipologia) Giorni di superamento
Modena Giardini (T.U) 75
Ferrara Isonzo (T.U) 73
Reggio Emilia Timavo (T.U) 61
Ravenna Zalamella (T.U) 58
Rimini Flaminia (T.U) 56
Parma Cittadella (F.U) 54
Piacenza Giordani Farnese (T.U) 53
Bologna Porta San Felice (T.U) 42

“Servono misure nazionali che impongano fortemente l’attuazione dei piani a livello delle regioni del bacino padano applicando disposizioni omogenee ed efficaci – commenta Legambiente Emilia-Romagna -. Soltanto così sarà allora possibile una volta per tutte dire addio ad ulteriori proroghe del blocco dei mezzi più inquinanti, mettendo così finalmente freno a buona parte della principale causa di smog sul nostro territorio”.

I dati della Penisola non sono più rassicuranti. Su 96 capoluoghi di provincia analizzati 35 hanno superato almeno con una centralina il limite previsto per le polveri sottili. A Torino spetta la maglia nera con 98 giorni di sforamenti registrati nella centralina Grassi, seguita da Venezia (via Tagliamento) con 88, Padova (Arcella) 84, Rovigo (Largo Martiri) 83 e Treviso (via Lancieri) 80. Al sesto posto in classifica si trova Milano (Marche) 79, seguita da Avellino (scuola Alighieri) e Cremona (Via Fatebenefratelli) con 78 giorni di sforamento, Frosinone (scalo) 77, Modena (Giardini) e Vicenza (San Felice) che con 75 giorni di superamento dei limiti chiudono le 10 peggiori città.

Poco rassicurante anche il confronto con i parametri dettati dall’Oms, di gran lunga più stringenti rispetto a quelli della legislazione europea, e che hanno come target esclusivamente la salute delle persone. Nel 2020 sono 60 le città italiane (il 62% del campione analizzato) che hanno fatto registrare una media annuale superiore ai 20 microgrammi/metrocubo (µg/mc) di polveri sottili rispetto a quanto indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità. A guidare la classifica è sempre Torino con 35 microgrammi/mc come media annuale di tutte le centraline urbane del capoluogo, seguita da Milano, Padova e Rovigo (34µg/mc), Venezia e Treviso (33 µg/mc), Cremona, Lodi, Vicenza, Modena e Verona (32 µg/mc). Oltre alle città del nord però, a superare il limite suggerito dall’OMS sono anche città come Avellino (31µg/mc), Frosinone (30 µg/mc), Terni (29 µg/mc), Napoli (28 µg/mc), Roma (26 µg/mc), Genova e Ancona (24 µg/mc), Bari (23 µg/mc), Catania (23 µg/mc) solo per citarne alcune.

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