Attualità
23 Gennaio 2021
420 milioni di ore in Emilia- Romagna, più del periodo 2014-2019. Persi in un anno in regione oltre 40mila posti di lavoro. Cgil: "Governo chiuda in fretta crisi incomprensibile e apra ai sindacati"

Cassa integrazione 2020, dati drammatici: “Evitare la catastrofe sociale”

di Redazione | 3 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

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È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

Sono dati impressionanti quelli diffusi dall’Inps sulle ore autorizzate di cassa integrazione durante l’intero 2020. Il bilancio dell’emergenza Covid per la Cgil è disastroso e occorre porre rimedio per evitare crisi imprese e licenziamenti.

L’Inps ha infatti pubblicato i dati dell’Osservatorio sulle ore autorizzare di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) e di assegni dei Fondi di solidarietà relativi al mese di dicembre e all’intero 2020. È così possibile fare un primo bilancio dell’impatto che l’emergenza generata dal Covid-19 ha avuto sul mercato del lavoro italiano e dell’Emilia Romagna.

L’Osservatorio Inps quantifica il ricorso complessivo nel periodo gennaio-dicembre 2020 in Emilia-Romagna a quasi 295 milioni di ore di Cigo-Cigs–Cigd (quasi 3 miliardi di ore a livello nazionale), a cui si aggiungono 123 milioni di ore di assegni dei Fondi di Solidarietà, per un totale di circa 420 milioni di ore autorizzare in Emilia-Romagna.

In Emilia-Romagna, i 295 milioni di ore autorizzate di Cigo-Cigs-Cigd sono superiori alla somma dei sei anni precedenti (2014-2019), quando furono 252,8 milioni, nonché superiori alla somma dei primi tre anni della grande crisi (2009-2011), quando invece furono 263,3 milioni.

A livello territoriale, in riferimento ai soli dati della Cassa Integrazione Guadagni (differenza tra gennaio-dicembre 2020 e stesso periodo 2019), le ore autorizzate sono così suddivise: Bologna + 75.046.383 ore, Ferrara +13.373.060 ore, Forlì-Cesena +21.495.570 ore, Modena +57.633.681 ore, Parma + 21.957.502 ore, Piacenza +14.140.718 ore, Ravenna +18.516.398 ore, Reggio Emilia + 34.555.196 ore, Rimini + 18.542.153 ore.

A questi dati vanno sommati il settore dell’artigianato e i lavoratori somministrati (non erogati dall’Inps ma dai fondi di solidarietà bilaterali): si tratta in Emilia-Romagna di 91.704 lavoratori nel settore dell’artigianato (per ben 22.481 accordi conclusi) e oltre 22.000 lavoratori somministrati coinvolti negli accordi che sono stati finora sottoscritti dai sindacati (5.003) per accedere agli ammortizzatori sociali.

“Sono dati impressionanti – commenta la Cgil Emilia-Romagna -. Il bilancio del 2020 è quello di un anno drammatico. Se non si è trasformato in una vera e propria catastrofe sociale generalizzata è solamente perché le organizzazioni sindacali hanno richiesto con forza e ottenuto dal Governo la copertura della cassa integrazione, il blocco dei licenziamenti, le indennità per gli esclusi (stagionali, intermittenti, ecc). Nonostante questo, tantissimi sono i lavoratori rimasti esclusi da ogni sostegno, a partire dai più precari. Parliamo di mezzo milione di persone in Italia, oltre 40 mila in Emilia-Romagna, che hanno perso il lavoro, prevalentemente giovani e donne, lavoratori autonomi e parasubordinati, a tempo determinato, con contratti di part-time involontario”.

Il Governo ora, per evitare che il 2021 sia l’anno di crisi delle imprese e dei licenziamenti, “deve assumere decisioni forti per tamponare l’emergenza: proroga generalizzata degli ammortizzatori sociali Covid-19 e proroga del blocco dei licenziamenti fino alla fine dell’emergenza sanitaria, riforma dei contratti di solidarietà difensiva, riduzione dell’orario di lavoro anche attraverso la formazione del Fondo Nuove Competenze, proroga di Naspi e Dis-Coll rivedendo il dècalage”, continua la Cgil Emilia-Romagna.

Contemporaneamente, “bisogna mettere in campo una strategia di rilancio complessivo del Paese: riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico dando risposte a tutti i settori e le forme di lavoro anche autonome e parasubordinate, riforma del mercato del lavoro per superare il dramma della precarietà, un progetto credibile di sviluppo del Paese attraverso le risorse del Next Generation Eu. Questa deve essere l’agenda del Governo per le prossime settimane. Per fare queste cose si chiuda in fretta una crisi di Governo incomprensibile e si apra il confronto con le organizzazioni sindacali”.

Ai fini della salvaguardia occupazionale, la Cgil Emilia-Romagna chiede inoltre alla Regione e a tutti i soggetti firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima, “di rispettare gli impegni condivisi per coniugare la qualità del lavoro con la giusta transizione ambientale, escludendo procedure unilaterali di licenziamento collettivo”.

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