Cronaca
30 Dicembre 2020
I parenti degli ospiti: “Dall’interno ci riferiscono di uno stato di totale abbandono degli anziani”

Covid. Esposto in procura per il focolaio nella Cra Paradiso

La procura di Ferrara
di Redazione | 5 min

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La procura di FerraraUn contagio che si è diffuso in maniera esponenziale, parenti impossibilitati ad avere notizie sullo stato di salute dei propri cari, notizie preoccupanti che rimbalzano dall’esterno amplificando l’ansia dei familiari.

Il focolaio Covid esploso all’interno della Residenza Paradiso di Ferrara finisce al centro di un esposto. Il documento è sottoscritto da otto parenti di altrettanti ospiti della Residenza Paradiso, che si sono affidati all’avvocato Piero Giubelli.

I firmatari chiedono alla procura di “accertare i fatti esposti, acquisendo la documentazione necessaria, anche attraverso il sequestro della stessa, per verificare se la struttura abbia adottato ogni precauzione di legge e abbia operato nel rispetto della normativa vigente”.

Veniamo ai fatti esposti. Il 19 dicembre uno dei famigliari riceve sul fascicolo sanitario della madre una email che comunicava l’esito positivo del tampone, “senza che la struttura avesse comunicato alcunché in merito”. “Le visite ai parenti – specifica -, come comunicato via telefono dalla portineria della struttura il 15 dicembre, erano sospese”. Alla richiesta di chiarimenti si era sentito rispondere che “si trattava di una disposizione dell’Ausl, ma che nessun ospite presentava alcuna problematica di salute”.

Appresa la notizia della positività al Covid-19, il parente ha provato a contattare la residenza, “ma invano, dal momento che le utenze telefoniche risultavano irraggiungibili”.

Il giorno successivo, il 20 dicembre, il parente contatta la responsabile della struttura sul cellulare. Gli viene detto che nella struttura ci sono 41 positivi tra gli ospiti e 13 tra il personale. Di fronte alle comprensibili lamentele, la responsabile gli avrebbe riferito che “il personale era sotto pressione, essendo ridotto a causa del Coronavirus e stavano riorganizzando gli spazi per dividere i positivi da quelli ancora negativi”.

Come è potuto accadere? Secondo quando riferito nell’esposto, la stessa responsabile ha ricostruito la dinamica, partendo da fine novembre, quando, con la struttura completamente Covid free, “avendo la disponibilità di 7 posti liberi, in accordo con l’Ausl si era deciso di accettare pazienti” provenienti da Cona e da una casa di cura privata, “tutti muniti di doppio tampone negativo”.

Tuttavia dopo alcuni giorni due di questi nuovi pazienti si sarebbero positivizzati. A questo punto, “vista la quasi totale mancanza di idonei Dpi e locali adatti alla quarantena – è sempre la ricostruzione offerta de relato dal parente -, la pandemia è dilagata tra gli ospiti e il personale, lasciando per giorni i ricoverati in balia del pochissimo ed inidoneo personale rimasto in servizio”.

Il 20 dicembre infatti risultavano positivi 6 infermieri su 7. Il settimo è stato contagiato la sera stessa, con la conseguenza che “la notte stessa c’era solo lui reperibile che rispondeva dal telefono di casa”.

Solo il 23 il parente riesce a parlare per telefono con una dottoressa della struttura. La professionista però lo invita a “non chiamare più per avere informazioni per non intasare il centralino”. La dottoressa cerca di tranquillizzarlo dicendogli che lo avrebbe richiamato lei il 28 dicembre, una volta ritornata in servizio dopo il periodo natalizio.

Nel frattempo altri parenti cercano informazioni relative ai propri cari, senza ottenere risposte esaustive. “Le uniche informazioni dall’interno sono filtrate dai ricoverati che riferiscono di una situazione paradossale che sta avvenendo, in uno stato di totale abbandono degli anziani”. Due di loro si recano dai carabinieri per avere notizie sui loro cari.

Ormai le notizie che dall’interno della struttura raggiungono l’esterno creano allarme tra i parenti. “La mattina di lunedì 21 – si legge nell’esposto – a una paziente che deve prendere 9 pastiglie al giorno vengono messe le medicine sul comodino tutte assieme, compreso il sonnifero che prende la sera. La sera del martedì un’altra signora voleva chiamare i carabinieri perché non portavano le medicine alla madre, non la lavavano e nessuno rispondeva alle chiamate”.

Nel frattempo l’Ausl ispeziona la struttura e dispone l’invio di alcuni Oss e infermieri per ripristinare la normalità del servizio. L’Azienda sanitaria interviene anche con una nota ufficiale per avvertire della “situazione ancora molto difficile” all’interno della Residenza Paradiso, informando cheil gestore sta provvedendo ad assunzioni di personale integrativo e la direzione dell’Azienda Usl sta mettendo in atto tutti i possibili strumenti di supporto per tamponare la fase critica”.

Sono state inviate, inoltre, “indicazioni operative aggiuntive finalizzate a contenere la carica virale ambientale – prosegue la nota dell’Ausl -, ed è stato programmato – in accordo con il Dipartimento di Salute Pubblica – il successivo momento di mappatura delle positività Covid (tamponi di controllo) nel personale e negli ospiti, anche al fine di ridisegnare l’organizzazione degli spazi interni e dei percorsi assistenziali”.

Un’altra firmataria dell’esposto viene contattata telefonicamente da un’ausiliaria, incaricata a suo dire di riferirle che la madre risultava positivi al Covid. L’ausiliaria le raccomanda di parlare con un medico il mercoledì 23 dicembre, “perché prima di allora non sarebbe stato in sede”.

Si arriva al 22 dicembre. La parente, che risiede in Veneto, legge l’articolo di Estense.com, “Focolai nelle case protette; alla Cra Paradiso picco di contagi”. Dal nostro giornale apprende che la struttura contava 55 pazienti infetti su 84 e che era rimasto un solo infermiere negativo. Contattata l’amministrazione della struttura, viene a sapere che “sono operativi solo 3 infermieri per 84 pazienti, ma che si era in attesa di rinforzi da parte dell’Ausl”.

La parente tramite email segnala la situazione alla Prefettura e alla Sanità regionale. Il 23 dicembre la donna riesce a parlare con un medico, che le conferma l’esistenza di un focolaio importante, “ma che tutto era sotto controllo e che la struttura operava come al solito, senza difficoltà”. Non le viene detto però quanti infermieri fossero disponibili.

Nei giorni precedenti si era attivata anche la Funzione pubblica della Cgil, con Luca Greco che il 17 dicembre chiede alla direzione della Cra copia dei protocolli operativi previsti, oltre alla quantità e qualità dei Dpi presenti. La stessa richiesta viene ripetuta il 21. “Ad oggi – si sottolinea nell’esposto – non sono ancora stati consegnati i documenti richiesti dalla Fp Cgil. Allo stato attuale, pertanto, non è dato sapere come gli operatori e le operatrici stiano operando all’interno della residenza”.

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