Attualità
14 Dicembre 2020
Zauli sta cercando di modificare lo statuto dell'Università e le nuove norme sono in grado di depotenziare il suo successore

Unife, il rettore e l’anatra zoppa

di Redazione | 4 min

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Negli Stati Uniti è lo scenario della cosiddetta “anatra zoppa”, quello dove il Presidente ha una libertà d’azione limitata per via di una maggioranza ostile nel Congresso.

Con le dovute differenze, è ciò che il prossimo rettore dell’Università di Ferrara potrebbe essere costretto a sopportare grazie alle modifiche dello statuto chieste e quasi ottenute dall’attuale rettore, Giorgio Zauli.

E in uno scenario ancora più estremo, proprio Zauli potrebbe essere l’alter ego del nuovo rettore nel Cda.

Come già notato dalla Flc-Cgil, il ‘magnifico’ sta infatti spingendo per un inusuale, irrituale e pesantissimo ritocco della carta fondamentale di Unife che comprende una revisione sostanziale della composizione del Consiglio di amministrazione – organo che determina l’indirizzo strategico dell’Ateneo e vigila sulla sua sostenibilità finanziaria – e del diritto di voto proprio nei mesi finali del suo mandato.

Alcune modifiche sono già stata approvate dal Senato Accademico, in alcune occasioni c’è stata una situazione di stallo (12 a favore, 12 contro) e l’equilibrio è stato rotto – altra irritualità – solo dall’intervento proprio di Zauli e del suo voto. Un’altra seduta è in calendario per il 23 dicembre poi, nel caso di approvazione del nuovo statuto da parte di Unife la palla passerà al Ministero per l’approvazione finale.

Il nuovo Cda di Unife e un rettore depotenziato

La proposta di Zauli, innanzitutto, toglie potenzialmente il Cda dal controllo del rettore, che fino a ora ne è stato il presidente di diritto a norma di statuto con il potere di convocazione e di stabilire l’ordine del giorno.

Con le modifiche sarà invece il Consiglio – oggi tutto di marca zauliana e la cui durata verrà anche estesa da tre a quattro anni – a eleggere al suo interno il proprio presidente: potrà essere sempre il rettore in quanto membro di diritto, ma anche ogni altro componente (purché possieda “pluriennali competenze gestionali”: l’aggettivo pluriennale per le competenze gestionali è un nuovo requisito anche per poter essere eletti rettore) e la situazione potrebbe determinare un contrasto netto tra i due organi.

La porta di servizio

Proprio su questo aspetto le modifiche allo statuto UniFe lasciano aperte le possibilità a quello che sarebbe un vero e proprio coupe de théâtre, forse complesso, ma non impossibile da realizzare se si hanno le giuste abilità e le giuste influenze.

Si parla di possibilità teoriche portate dal nuovo stato di cose – vale per Zauli e per chiunque gli succeda – ma con il nuovo statuto, in astratto, un rettore vicino alla scadenza del mandato potrebbe rientrare in gioco e conservare una pesantissima influenza sull’Ateneo passando dalla porta di servizio.

Il “Magnifico” potrebbe, in definitiva, dimettersi prima della scadenza naturale del mandato, far cadere un membro del Cda che è sotto la sua influenza e al contempo cercare di farsi nominare come suo sostituto: a quel punto, con ancora un Consiglio d’amministrazione amico, potrebbe scalarlo subito, facendosi eleggere presidente, riprendendo così il controllo del più importante organo collegiale d’indirizzo politico dell’Ateneo e da quella posizione d’indubbio potere confrontarsi con il nuovo rettore e le sue politiche: ostacolandolo nel caso dovesse vincere un candidato di rottura, controllando e dirigendo la conservazione dell’eredità nel caso di vittoria di un candidato di continuità.

Teoria, ovviamente.

Diritto di voto: assegnisti, dottorandi e specializzandi dimenticati

Non è teoria, invece, la modifica anche del diritto di voto attivo. Nel nuovo statuto entrano i professori straordinari (con abilitazione scientifica nazionale), categoria molto utilizzata in questi anni da UniFe. Perdono la possibilità di contare qualcosa, invece, gli assegnisti, dottorandi e specializzandi i cui rappresentanti perdono il diritto di voto. Per gli studenti e per il personale amministrativo il voto è pesato in modo che conti per il 10% (per ciascuna categoria) dei professori e dei ricercatori a tempo determinato di tipo B in servizio da almeno due anni e in possesso di abilitazione scientifica nazionale.

Unife – territorio, un legame reciso

Non è teoria neppure notare che il rapporto Unife-territorio si avvii a scomparire anche formalmente. Già di fatto i due membri del Cda esterni all’Università che una volta, nello spirito di apertura verso l’esterno degli atenei dettato della legge Gelmini, erano dei rappresentanti della realtà economica e istituzionale del territorio ferrarese, sotto la presidenza Zauli sono diventati due ex docenti dell’area medica, quella di provenienza del rettore, e a lui legati.

E in quest’ottica non sorprende dunque la cancellazione nel nuovo statuto del Comitato dei Sostenitori che aveva lo sopo di “promuovere un efficace collegamento con le realtà culturali, sociali e produttive”. Il territorio sarà di nuovo senza voce sulla sua università.

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