Cronaca
3 Dicembre 2020
La Guardia di Finanza di Bologna ha denunciato due persone. Utilizzavano il denaro del Reddito di cittadinanza ottenuto indebitamente

Terrorismo islamico. Da un money transfer a Ferrara partivano i soldi per finanziare un foreign fighter

Immagine di terroristi islamici
di Redazione | 3 min

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Immagine di terroristi islamiciPartivano da un servizio di money transfer in provincia di Ferrara i soldi per finanziare il terrorismo islamico.

Una indagine della Guardia di Finanza di Bologna ha portato a denunciare due cittadini tunisini accusati di aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza – per un importo di circa 12mila euro – che sarebbe stato usato anche per finanziare un pericoloso ‘foreign fighter’ islamico, un 30enne iscritto nelle liste antiterrorismo del Belgio, e localizzato in Tunisia, fino allo scorso mese di aprile.

Le indagini della Guardia di Finanza

Gli inquirenti del Gico delle Fiamme gialle, coordinati dal pm Antonio Gustapane, dopo aver ricevuto segnalazioni per operazioni sospette, hanno analizzato i flussi di conti correnti bancari e hanno fatto ricorso agli strumenti di cooperazione internazionale messi a disposizione da Europol attraverso il ‘terrorism finance tracking program’.

Queste verifiche, fatte anche attraverso pedinamenti e perquisizioni, hanno ricondotto a un ‘money transfer’ in provincia di Ferrara che veniva utilizzato per lo spostamento del denaro: in tutto circa mille euro sono finiti sul conto del ‘foreign fighter’.

I soldi del Rdc, ottenuti dallo scorso aprile, erano arrivati in modo fraudolento grazie a dichiarazioni di redditi e posizioni lavorative che non corrispondevano al vero.

La casa popolare a Ferrara dal 2011 e poi subaffittata

Ora i due indagati, che dal 2011 occupavano un alloggio popolare pur non avendone più i requisiti, dovranno restituire i soldi allo Stato, oltre a rispondere delle denunce relative al finanziamento del terrorista e all’occupazione senza titolo della casa popolare.

Nel dettaglio, i finanzieri hanno scoperto che uno dei due, un 50enne, pur avendo residenza a Ferrara in realtà si era da tempo spostato in Francia, dove ha lavorato in campo edile,  percependo comunque circa 10mila euro di reddito di cittadinanza. Il secondo, invece, è effettivamente residente a Ferrara, in subaffitto nell’alloggio popolare un tempo assegnato al 50enne, e ha effettuato lavori sporadici soprattutto per delle cooperative sociali a Bologna come addetto alla rilevazione delle temperature, senza dichiararli all’Inps.

Le reazioni del sindaco Fabbri e della Lega

“Dalle prime verifiche risultano gravi violazioni anche rispetto all’utilizzo degli alloggi Acer (l’assegnazione risale al 2011) da parte dei denunciati – commenta il sindaco di Ferrara Alan Fabbri -. Ho quindi immediatamente provveduto a telefonare al presidente Acer Daniele Palombo, chiedendogli di effettuare i dovuti accertamenti. Teniamo alta la guardia e garantiamo il massimo supporto all’attività delle forze dell’ordine”.

“Apprendiamo con soddisfazione della brillante operazione della Guardia di Finanza che è riuscita ad intercettare e colpire due soggetti tunisini che finanziavano il terrorismo islamico da un money transfer di Ferrara”, commentano i deputati leghisti Emanuele Cestari e Maura Tomasi. “Il finanziamento del terrorismo internazionale non è l’unica forma, forse la meno visibile, di una crescente rete di illegalità che, smantellando, come avviene in queste ore alla Camera, i “decreti sicurezza” voluti da Matteo Salvini, rischiano, come è già successo, di vedere arrivare pericolosi criminali pronti a commettere attentati nel resto d’Europa, a partire dalla vicina Francia. Ecco perché è importante – continuano i parlamentari – stroncare sul nascere sia gli sbarchi illegali sia il finanziamento di tali attività. Proprio sull’invio di denaro all’estero, attraverso i money transfer, sistema con connotati di affidabilità ben inferiori al circuito bancario, la legge di bilancio in via di approvazione abolisce l’imposta voluta dalla lega, pari a 1.5% per ogni transazione di denaro verso i paesi extracomunitari. Quell’imposta era il primo passo di un percorso, non di scoraggiamento all’uso del contante, ma di disincentivo all’utilizzo, per le rimesse estere, di un sistema che presenta ancora notevoli limiti in termini di opacità e controlli”.

(articolo aggiornato dopo la pubblicazione iniziale)

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