Cronaca
1 Dicembre 2020
Autocertificazioni non veritiere. Il Consiglio di Stato lo fa decadere dalla graduatoria

Dottore ferrarese non può più operare come medico di base

di Redazione | 2 min

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Anche il Consiglio di Stato dà torto a Federico Di Lascio. Il professionista, che opera da anni come medico di base a Voghiera, aveva fatto ricorso contro la sentenza del Tar del 2017, che aveva annullato il diploma di formazione specifica in medicina generale.

La vicenda è annosa e tutto nasce da due autocertificazioni, risalenti al 2010 e al 2012, ritenute dai giudici siciliani non veritiere.

Il medico ferrarese aveva frequentato il corso di formazione specifica in medicina generale indetto dalla Regione Sicilia dal 2009 al 2012. Al termine del triennio ha conseguito il relativo diploma, che gli ha permesso di iscriversi negli elenchi dei medici di Medicina Generale dell’Emilia Romagna. Nel febbraio 2015, l’Azienda Usl di Ferrara gli assegna la sede nel distretto centro-nord, con obbligo di apertura dell’ambulatorio nel comune di Voghiera.

L’inciampo avviene nel gennaio 2015, quando in Regione arriva una segnalazione su una presunta incompatibilità in cui sarebbe incappato Di Lascio, per avere prestato, durante la frequenza al corso, servizio di guardia medica notturna e festiva presso una struttura privata di Ferrara.

Da qui inizia una lunghissima trafila burocratica. Mentre Di Lascio può ancora svolgere la sua professione (grazie a una sospensiva concessa in sede di primo giudizio) la Regione Emilia-Romagna chiede a quella siciliana di effettuare le opportune verifiche.

Si scopre che il medico, in sede di ammissione al corso di formazione, non aveva dichiarato la propria incompatibilità. La Regione Sicilia dispone quindi la decadenza dal beneficio del conseguimento del diploma e quella emiliana la decadenza dalla graduatoria in base alla quale gli venne conferito l’incarico di medico di base a Voghiera (poi riottenuto grazie a una sospensiva).

L’Ausl di Ferrara non ha mai proceduto però alla revoca dall’incarico, dal momento che il rapporto con i medici convenzionati (eccezione ritenuta valida anche dal tribunale amministrativo), di natura paritaria e regolato dagli accordi collettivi, esula dal pubblico impiego.

Di Lascio impugna quel provvedimento davanti al Tar prima e al Consiglio di Stato (il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana) poi. Per i giudici amministrativi la partecipazione al Corso di formazione specifica in medicina generale è incompatibile con l’attività svolta presso la casa di cura e, soprattutto, la dichiarazione rilasciata all’atto dell’iscrizione al corso con la quale certificava la mancanza di ragioni di incompatibilità non era veritiera. Questa non veridicità porta, obbligatoriamente, alla perdita di ogni beneficio.

La sentenza assume oggi anche il sapore della beffa, dal momento che – come documentato davanti al Consiglio di Stato da Regione e Ausl – le nuove norme in materia sopravvenute negli anni rendono ora possibile lo svolgimento dell’attività lavorativa degli specializzandi.

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