Politica
1 Novembre 2020
Artista di grande talento, ferrarese d'adozione dopo il matrimonio col conte Galeazzo Massari

A 100 anni dalla morte di Maria Waldmann, la Amneris di Verdi

di Redazione | 4 min

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Voghenza. Il 6 novembre 2020 ricorre il centenario della morte di Maria Waldmann, voce verdiana per eccellenza. Maria Waldmann come la mitica Thule: conosciuta, ammirata e perduta, da molti incredibilmente dimenticata.

Artista di grande talento, ferrarese d’adozione dopo il matrimonio col conte Galeazzo Massari. in lei Giuseppe Verdi vide la sua ideale Amneris, tanto da chiamarla così anche nelle lettere amichevoli che Maria e Verdi si scambiarono per anni.

Maria Waldmann fu grande interprete dell’opera del Maestro di Busseto, in seguito contessa e duchessa Massari, grazie al matrimonio con Galeazzo Massari. Oggi esiste ancora un piccolo teatro che porta il suo nome a Villa Massari, a Voghenza, in via Provinciale 69.

Maria Waldmann nacque a Vienna il 19 novembre 1845, in una famiglia della buona borghesia dove la musica si faceva per diletto, per passione, dove il padre suonava il violino e la sorella Carina Catharina la cetra. Marie – divenne Maria quando si trasferì in Italia – a quindici anni si iscrisse al Conservatorio dell’Imperial Regia Società degli Amici della Musica di Vienna.

A diciassette anni, grazie alla splendida voce e alla cura meticolosa nella preparazione musicale, fu nominata membro dell’Opera di Corte. Non paga dei risultati raggiunti in patria, dopo aver conquistato il pubblico di Vienna e delle maggiori città tedesche e olandesi, Maria Waldmann decise di perfezionarsi al Conservatorio di Milano, sotto la direzione di Francesco Lamperti.

La voce e le doti interpretative di Maria Waldmann portarono l’artista a girare il mondo, eppure la sua carriera italiana partì da Ferrara, era il 24 aprile 1869. Quella sera interpretò Fede nel grand opéra Il Profeta di Giacomo Meyerbeer.

Quel successo le procurò numerosi contratti, e fu proprio Bartolomeo Merelli – impresario, librettista e sostenitore di Giuseppe Verdi fin dagli esordi come compositore – a scritturarla per i teatri di Mosca e Varsavia. E poi la Scala di Milano e il Comunale di Trieste, fino a divenire Amneris nella seconda rappresentazione europea dell’Aida, nel 1872.

L’ultima lettera di Giuseppe Verdi a Maria Waldmann è datata 22 dicembre 1900, alla morte del Maestro l’autografo di quella missiva fu donato dalla Waldmann in persona alla Biblioteca di Ferrara.

Nel 1876, dopo tanti successi, Maria Waldmann decise di lasciare le scene: nel settembre di quell’anno sposò infatti a Torino il conte ferrarese Galeazzo Massari Zavaglia, divenuto poi duca nel 1882 e senatore del Regno d’Italia nel 1891. I due forse si erano conosciuti proprio sette anni prima, al debutto italiano di Maria Waldmann al Teatro Comunale di Ferrara, dove i Massari – come gran parte delle famiglie più in vista – erano proprietari di un palco.

Nell’autunno del 1878 nacque il figlio Francesco. Maria Waldmann e il marito trascorsero la vita tra la casa di città – il palazzo in Corso Porta Mare a Ferrara – e la villa di campagna, a Voghenza, dove c’era il piccolo teatro nel quale continuò ad esibirsi in forma privata e in concerti di beneficenza. Il marito Galeazzo si spense nel 1902, lei lo seguì il 6 novembre 1920. Un secolo fa.

In occasione del centenario della sua morte, l’amministrazione comunale di Voghiera e la Filarmonica di Voghenza – da sempre legate a Villa Massari e alla cultura musicale del territorio – la ricordano con affetto. «Sono orgoglioso di essere un musicista e di vivere nel paese che ha accolto Maria Waldmann, il suo talento e la sua cultura musicale» spiega Emanuele Ganzaroli, assessore alla Cultura del Comune di Voghiera e clarinettista. «Già nel 2016 la Filarmonica di Voghenza, la Scuola di Musica di Tresigallo e gli alunni della Scuola Media di Voghiera – coadiuvati dall’amministrazione comunale di Voghiera e dall’assessore regionale Patrizio Bianchi – tennero un concerto verdiano a Villa Massari, riaffermando la stretta correlazione tra il compositore e la nostra comunità. Oggi tributiamo i giusti onori a Maria Waldmamm, con l’impegno di dedicarle in futuro un premio speciale rivolto ai nostri giovani: artisti di un Paese in cui l’arte e la cultura devono tornare a essere protagonisti».

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