
(foto tratta dalla pagina Facebook della questura di Ferrara)
Un altro esponente di spicco della mafia nigeriana dei Viking che si era insediata a Ferrara, con quartier generale in zona Gad, è stato catturato dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ferrara ad Albaredo d’Adige (Verona), dopo che era sfuggito alla ‘retata’ di 31 nigeriani compiuta con un blitz alle prime ore dell’alba di mercoledì scorso.
Si tratta di Joseph Adeyemi (35 anni), meglio conosciuto con il soprannome di “General Ajebodi”, braccio destro del “re di Ferrara” Boogye (detto anche dj Bugi), designato per il controllo operativo della zona di Verona e parte orientale della provincia, fino al confine con Vicenza. L’uomo era seguito con discrezione dagli investigatori ferraresi, in stretta collaborazione con quelli scaligeri, da giorni appostati nella zona di Albaredo d’Adige, e quando si è avuta la percezione che stesse per fuggire e lasciare l’Italia con un Flixbus, è stato bloccato.
“General Ajebodi” era autorizzato dal gruppo degli anziani “Elders”, che si riuniva talvolta nella zona di Torino, a partecipare al “forum”, una sorta di parlamento interno virtuale, in cui venivano prese decisioni operative e venivano divulgate le disposizioni provenienti direttamente dalla Nigeria. Era strettamente legato a Boogye di cui era una sorta di guardaspalle e quest’ultimo non esitava a contattarlo ogni qualvolta ci fosse da infliggere punizioni corporali ai “Norsemen” (altra carica di rango inferiore) che non rispettavano le regole, o provocare risse mirate con gli antagonisti di altri clan e bande in diverse zone del Veneto.
Insieme a Boogye, a Padova nel corso del marzo 2019, “General Ajebodi” ha gravemente ferito con un coccio di bottiglia un connazionale durante una spedizione punitiva. Uomo particolarmente violento, ha provocato addirittura una rivolta, nel maggio del 2018, presso una struttura straordinaria in cui era ospite, in via San Pierin a Bovolone (Verona). Il legame con Boogye era decisamente stretto, tanto che in passato “General Ajebody” è stato più volte identificato in casa del dj capo della mafia nigeriana di Ferrara. In seguito, su disposizione del suo capo, si era stabilmente trasferito nella provincia veronese per curare gli affari del “Vatican”- costola italiana dei Viking-Arobaga – in quella zona, con il compito specifico di reperire nuovi membri, autorizzato a vagliarne l’affidabilità e l’affiliazione. Quest’ultima avveniva nel corso dei cosiddetti “party” che si tenevano in discoteche della zona bassa gardesana Veronese/Bresciana affittate o gestite da nigeriani. Durante i “party” l’affiliato veniva stordito con l’alcool, colpito o bastonato da un gruppo di affiliati di rango superiore e costretto a ripetere fino allo sfinimento frasi litaniose, una sorta di giuramento di fedeltà a vita. Talvolta ai neoaffiliati venivano fatti ingoiare soldi (falsi) in segno beneaugurante.
“La criminalità nigeriana, nonostante la pluralità dei gruppi (cults) che la compongono – spiega il questore di Ferrara, Cesare Capocasa – si presenta compatta e con una fisionomia del tutto particolare. Si tratta di cults che nel tempo sono stati in grado di diventare associazioni di stampo mafioso, con i tratti tipici di quella che giudizialmente è stata qualificata come “mafia nigeriana”: il vincolo associativo, la forza di intimidazione, il controllo di parti del territorio e la realizzazione di profitti illeciti. Il tutto, sommato ad una componente mistico-religiosa, a codici di comportamento ancestrali e ad un uso indiscriminato della violenza, che in molti casi ha impressionato gli stessi mafiosi italiani”.
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