Ostellato
30 Ottobre 2020
Dopo la dichiarazione di sciopero e le reciproche accuse prosegue il confronto a distanza dal quale emerge comunque la volontà di ripresentarsi al tavolo

Vertenza Bompani: botta e risposta, ma sindacati e azienda disposti a riprendere la trattativa

di Redazione | 5 min

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Ostellato. Il tavolo di trattativa tra sindacati e Fox Bompani di Ostellato si è interrotto, ma a quanto pare le parti continuano a parlarsi a distanza con un botta e risposta a suon di comunicati. Dichiarando, ognuno a proprio modo, di essere disposti a riprendere la trattativa.

Dopo la dichiarazione di sciopero con accuse all’azienda di non rispettare la contrattazione aziendale e la risposta dell’azienda con controaccuse ai sindacati di non aver mai mostrato quegli accordi, che attende ancora di vedere, ecco un nuovo capitolo della vertenza “a distanza” con Rsu e Fiom a riferire nuovi dettagli della vicenda e la direzione aziendale a replicare punto per punto.

Da una parte i sindacati sostengono che l’azienda si sarebbe smascherata da sola scrivendo “in maniera chiara e senza possibilità di equivoci verso i propri dipendenti che “l’azienda non riconosce” l’applicazione dei contratti aziendali” e che quei contratti la Fiom li aveva al tavolo di confronto, “ma soprattutto che la stessa Bompani sventolava davanti agli occhi: è difficile allora dire che non esiste ciò che si ha in mano”. Al Tavolo la Fiom “ha avanzato una richiesta a totale garanzia delle lavoratrici e dei lavoratori”, ovvero “sottoscrivere un accordo tra azienda e rappresentanza sindacale per definire le regole del gioco e gli obiettivi del confronto: definire un testo unico degli accordi senza nessuna messa in discussione del salario e dei diritti conquistati e contrattati dal 1971 a oggi. Richiesta condivisile se non si ha nulla da nascondere e gli intenti sono corretti. La risposta dell’azienda, invece, è stata chiarissima. Non avrebbe mai potuto sottoscrivere un accordo che gli avrebbe impedito poi di disdettare l’intera contrattazione aziendale”. Sempre per i sindacati poi la Bompani avrebbe violato palesemente anche il Ccnl per le agenzie di somministrazione “che espressamente prevede che ‘al lavoratore (in somministrazione) è corrisposto un trattamento non inferiore a quello cui hanno diritto i dipendenti dell’impresa utilizzatrice (la Fox Bompani) inquadrati al corrispondente livello, secondo la contrattazione collettiva applicata alla stessa’. Nella contrattazione collettiva rientrano anche i contratti aziendali e oggi la Bompani dichiara anche a mezzo stampa di non applicarli”. “Il paradosso – commenta la parte sindacale – alla fine diventa anche questo. Perché la stessa Bompani, che oggi dichiara che quei contratti non esistono, fino al luglio scorso ha sempre riconosciuto ai somministrati (molti dei quali oggi stabilizzati) il salario aziendale contrattato? Cosa sarebbe cambiato da un giorno all’altro? Sulle contestazioni, poi, non c’è da dire nulla di più dei fatti. L’azienda ha intanto fatto cassa sui lavoratori trattenendosi complessivamente centinaia di euro. Solo dopo ha avviato le contestazioni ai lavoratori. Per chiarezza: “prima ti trattengo i soldi, e poi ti dico perché l’ho fatto””. Il 6 novembre era già fissato un ulteriore incontro, annullato dalla Bompani: “La rappresentanza sindacale, invece, conferma la propria piena disponibilità per il 6 novembre”.

Dal canto suo la Fox Bompani ritiene che Rsu e Fiom tentino di “confondere le acque e creare preoccupazione nei lavoratori”, pratica che l’azienda invece “condanna preferendo un linguaggio chiaro e trasparente”, apprendendo con favore che i sindacati siano di nuovo disponibili a condividere i contratti “e quindi attendiamo i documenti da discutere in un nuovo incontro”. “Ovviamente – precisa la direzione aziendale – senza condizioni. Non possiamo accettare accordi prima di poterli vedere. Se ci sono accordi non c’è bisogno di accettarli una seconda volta. Abbiamo sufficiente ironia per cogliere la provocazione, ma la cosa finisce li”. Apprezzata dall’azienda anche “la condivisione della necessità di rimettere ordine su accordi formatisi a partire dal 1971. Oggi, in Italia, il settore in cui operiamo vede chiudere continuamente fabbriche per mancanza di sostenibilità economica e le fabbriche di elettrodomestici ancora aperte si contano sulle dite delle mani. Tutto ciò in presenza di una pandemia che sta devastando il tessuto economico e sociale. È irresponsabile non solo fare finta che non siamo in presenza di una grave crisi mondiale, ma pretendere di applicare accordi sulla fiducia”. Segue il racconto di come l’azienda si sia risollevata dalla crisi che l’aveva portata sull’orlo del baratro e di come anche  in pieno periodo pandemico stia lottando contro gli effetti del lockdown per potere rispettare le consegne di un portafoglio ordini in crescita.

“Noi imprenditori – aggiunge la Fox Bompani – di fronte alla crisi di liquidità creata dalla pandemia abbiamo reagito cercando di ripartire e di ridurre al minimo i danni. Questo anche con l’impegno del governo a immettere nuova liquidità nel sistema delle imprese e a sostenere i fermi produttivi con la Cig. Non si possono rinfacciare alle imprese i problemi di liquidità causati da una chiusura di quasi due mesi, propiziata dallo sciopero della Fiom del 13 marzo 2020, sciopero che ha contribuito a fare sì che non si affrontassero con freddezza e lucidità i rischi di una chiusura totale. L’uso della Cig Covid è stato preteso con insistenza dalla Fiom che era ed è perfettamente a conoscenza dei problemi che causano la riduzione delle ore lavorate. Ciò non toglie che l’azienda debba tentare in tutti i modi di recuperare la produzione per salvare il portafoglio ordini faticosamente conservato e accresciuto in questi mesi. L’azienda oggi paga ai lavoratori assunti retribuzioni che ogni anno erogano oltre 600 mila euro in più rispetto al salario previsto dal contratto nazionale. In pieno concordato preventivo e negli anni successivi l’azienda ha pagato in totale ai lavoratori circa 6 milioni di euro in più rispetto al salario previsto dal Ccnl. In più ha dovuto riconoscere in pieno concordato gli ulteriori aumenti del Ccnl, in particolare quelli previsti dai contratti nazionali che la Fiom non ha firmato, ma di cui ha preteso l’applicazione. Di cosa stiamo parlando! Come si fa ad accusare l’azienda di violare la contrattazione collettiva”. “In questi giorni, in piena pandemia – riferisce l’azienda – i sindacati richiedono per il rinnovo del Ccnl un aumento dell’8% delle retribuzioni. Per la nostra azienda significherebbe pagare oltre 500 mila euro in più all’anno in cambio di nulla. Dove dovremmo andare a prendere noi mezzo milione di euro in più all’anno? Li chiediamo in prestito? Un punto percentuale di produttività in più da noi vale 25 mila euro all’anno. Fate i conti”. In conclusione “l’azienda è disponibile a riprendere il tavolo delle trattative partendo da un punto fermo: messa in ordine di tutta la contrattazione aziendale con la creazione di un “Testo unico” che raccolga la contrattazione applicabile a seguito delle varie stratificazioni”.

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