Cronaca
22 Ottobre 2020
Gli imputati non si sono mai presentati in aula. E gli avvocati non sono mai riusciti a sentirli

Ricettazione e riciclaggio di auto, triplice condanna

di Redazione | 2 min

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Tre condanne per ricettazione e riciclaggio di auto rubate. Auto ‘fantasma’ come fantasma sono stati gli stessi imputati, tanto da costringere i rispettivi avvocati d’ufficio ad affrontare un intero processo senza mai vedere né riuscire a parlare con i propri assistiti.

Il giudice collegiale (Piera Tassoni, con a latere Sandra Lepore e Leonarda D’Alonzo) ha condannato tutti e tre gli imputati di un processo che li vedeva rispondere a vario titolo di ricettazione di auto rubate, riciclaggio e falso in atto pubblico.

Alla sbarra, metaforicamente parlando vista la loro completa contumacia, c’erano Domenico Origlia, crotonese di 44 anni, difeso dall’avvocato Valentina Rocca; Dino Allegri, 48enne di Reggio Emilia, difeso dall’avvocato Alessandro Veronesi e Massimo Vanti, 55 anni di Legnago, difeso dall’avvocato Sauro Frignani.

Secondo l’accusa i tre si assicuravano delle auto rubate di grossa cilindrata – Bmw e Mercedes – alle quali cambiavano la targa e poi la matricola, preoccupandosi di cambiare anche la carta di circolazione. Poi se le intestavano e le rivendevano.

Dopo aver sentito gli ultimi testimoni (tra i quali un quarto uomo finito a suo tempo nell’inchiesta ed uscito dal processo con il patteggiamento) ieri pomeriggio – mercoledì 21 ottobre -, al termine della camera di consiglio, il tribunale ha condannato Origlia a 4 anni e 9 mesi, Allegri a 3 anni e 2 mesi e Vanti a 2 anni e 2 mesi.

Le difese, in sede di arringa, avevano chiesto l’assoluzione sulla base del fatto che non si sarebbe raggiunta una prova piena delle responsabilità. In subordine è stato chiesto di tener conto delle attenuanti generiche e decidere il minimo della pena.

Ancora prima di attendere i 90 giorni per il deposito delle motivazioni l’avvocato Valentina Rocca è certa di fare appello. “Ritengo che in fatto e in diritto – spiega – non ci sia né il riciclaggio né l’induzione in errore di pubblico ufficiale”. In particolare il riciclaggio verrebbe meno “perché in realtà non è stato provato che le auto fossero oggetto di furto. E questo perché non ci fu un furto a monte”.

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