Attualità
1 Ottobre 2020
Il presidente di Ferrara Arte risponde alla presidente dell'Istituto di storia contemporanea Anna Maria Quarzi

E Sgarbi rilancia: anche una via per Italo Balbo

di Redazione | 3 min

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Una proterva iattanza e una totale assenza di rispetto per le istituzioni fanno comicamente recitare, con un atteggiamento di superiorità incomprensibile, attraverso la citazione di un pensatore reazionario come Cioran, “un profondo disagio per lo più derivato dal triste spettacolo delle polemiche scatenate dall’ipotesi di allestire una mostra fotografica dedicata alla trasvolata oceanica” di Italo Balbo.

Nessuna polemica e nessun “percorso espositivo” annunciato da me, tanto meno in contrasto con la mostra progettata dall’Isco e rivendicata dalla signora Quarzi. Solo fantasie e confusione di ruoli.

Io ho semplicemente confermato la programmazione di Ferrara Arte, istituzione da me presieduta, ipotizzando e auspicando un coordinamento di iniziative per la mostra su Italo Balbo, affidata alla cura del massimo studioso del personaggio: Giordano Bruno Guerri.

Casualmente,incrociando la predetta signora,che presume una esclusiva sul gerarca fascista,sono stato informato del suo lodevole progetto,e mi è stato intimato di non pensare a iniziative che vadano oltre la “trasvolata”, forse ritenuta meno fascista della impresa libica o della amicizia con il podestà ebreo di Ferrara, Renzo Ravenna e con Nello Quilici, padre di Folco, abbattuto nell’incidente aereo di Tobruk.

Ho semplicemente tentato di dire che la mostra era istituzionalmente programmata da Ferrara Arte e che sarebbe stato opportuno collaborare, scatenando una incomprensibile alzata di scudi per una contrapposizione che non c’era e che non c’è.

Vedo che, senza alcun confronto e discussione,pretendendo una insensata esclusiva su Balbo e sulla storia,e rivendicando naturalmente “una attività di promozione della ricerca scientifica”, come se gli altri si muovessero con mezzi approssimativi e artigianali, la signora Quarzi esclude ogni collaborazione del suo Istituto con me. E ha ragione: io infatti non c’entro nulla,e non ho proposto metodi e modelli. Né avrei mai pensato di collaborare con lei,come non ho fatto in tanti anni. Ho semplicemente annunciato il titolo di una mostra ,con un curatore che non sono io.

La valutazione dei metodi e del merito va tutta al professore Guerri, illustre storico e specialista provato di Balbo. Ma i pregiudizi,senza confronto e attenzione per gli altri,sono l’espressione di una presunta superiorità culturale propria di una visione giudiziaria della storia.

Per quello che mi riguarda ,io ero semplicemente amico fraterno di Folco Quilici,e,attraverso di lui,del figlio di Balbo, Paolo, frequentato a Roma, e persona desiderosa che io approfondissi la conoscenza del padre in numerosi incontri, e affidandomi suoi studi ,documenti e memorie,che ho gelosamente conservato

.Con lui,con Folco,con Guerri abbiamo parlato di restituire a Italo Balbo l’onore e il merito che gli spettano,nel rigore di una ricerca storica documentata e corretta,senza pretese agiografiche o celebrative,o supposte indulgenze,proibite dal dogma del politicamente corretto e dalle intimazioni della signora Quarzi. Paolo Balbo non chiedeva indulgenza per il padre,ma pretendeva obbiettività storica,e giudizio sereno, come Guerri ha sempre garantito.

“Custode della memoria”, la sua devozione alla figura del padre lo induceva a difenderne la memoria non solo dalla faziosità di certo antifascismo, ma anche dai tentativi di strumentalizzazione della destra. Il dialogo con me era aperto e franco ,e non occorreva che io chiedessi a Guerri di interpretarne fino in fondo lo spirito. Non credo che dovremo rispettare le prescrizioni e i limiti stabiliti dalla signora Quarzi.
Per quello che mi riguarda, chiamato in causa senza ragione,per una idea o proposta, nel mio legittimo ruolo di presidente della fabbrica o “officina ferrarese” delle mostre (non di curatore),manterrò fede alla amicizia con Paolo, chiedendo al Sindaco e all’ufficio Toponomastica del Comune di Ferrara di istruire la pratica per dedicare una strada o una piazza all’universalmente ammirato trasvolatore. Non di più, mi raccomando!

Vittorio Sgarbi

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