Cronaca
6 Settembre 2020
Operazione Wall street border. La Polizia denuncia 18 persone

Droga: si erano divisi la città in due zone

di Redazione | 5 min

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Nell’ultima settimana del mese di agosto la Squadra Mobile della Questura di Ferrara, con il coordinamento del sostituto procuratore titolare Andrea Maggioni, al termine di un articolata attività d’indagine, ha denunciato all’autorità giudiziaria 18 persone, ritenute responsabili a vario titolo di spaccio di sostanza stupefacente.

L’indagine, durata 6 mesi, è iniziata nel mese di novembre 2018 e scaturisce dall’attività conclusasi nel precedente mese di ottobre 2018, con l’operazione “Wall Street”.

La sezione specializzata antidroga della Squadra Mobile operava un attento e discreto monitoraggio dell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, marijuana cocaina ed eroina, gestita da cittadini di nazionalità nigeriana presenti sul territorio estense, individuando in particolare i grossisti che rifornivano i piccoli spacciatori di strada della precedente indagine.

In particolare, il territorio era stato suddiviso in due zone: una gestita da tre fornitori per le vie Bologna e Beethoven che avevano il loro quartier generale in un appartamento di via Gandini, e una seconda zona delimitata tra Barco e Pontelagoscuro con quartier generale in piazza Bruno Buozzi.

Pur lontani dalla zona Gad, gli spacciatori si sentivano tranquilli tanto da rifornire anche i piccoli pusher che offrivano droga davanti ai giardini del Grattacielo.

L’attività investigativa, svolta attraverso numerose intercettazioni telefoniche, appostamenti e pedinamenti, ha fornito fin da subito significativi riscontri, tanto che già nel mese di dicembre 2018 era stato arrestato un primo corriere della droga, una donna del ’95, che trasportava oltre un etto di cocaina in ovuli.

Nei mesi successivi, grazie anche alla collaborazione degli equipaggi delle volanti di Ferrara, altri 3 corrieri (due uomini e una donna nigeriani) erano stati arrestati mentre trasportavano cocaina ed eroina (circa tre etti in totale sequestrati), sempre con la stessa tecnica.

E’ stato possibile anche delineare il “fornitore” primario da cui partivano i corrieri, non solo per il rifornimento del territorio ferrarese, ma anche per altre zone dell’Emilia Romagna tra cui le provincie di Reggio Emilia e Parma. Il riferimento era una coppia di Bologna, marito e moglie, che gestivano insieme a un loro affiliato tutta la filiera di spaccio, procurandosi la merce, tagliandola, suddividendola e distribuendola appunto tramite diversi corrieri di fiducia.

La coppia era un vero e proprio punto di riferimento tanto da avere nel “catalogo” ogni tipo di sostanza stupefacente (marijuana, cocaina ed eroina) e le vendite venivano gestite sempre dall’uomo. Anche quando questi si trovava in Nigeria per il suo lavoro di import export di vestiario, coordinava le attività che venivano poi gestite dalla compagna qui in Italia: tutte le decisioni importanti però venivano prese da lui, soprattutto per i quantitativi di sostanza da consegnare e il prezzo che variava per i clienti più fedeli.

L’indagine, terminata nel giugno del 2019, ha consentito di portare alla luce un gruppo di pusher tutti di etnia nigeriana, presenti sia sul territorio ferrarese sia in altre province italiane, che gestiva e riforniva di sostanza stupefacente la piazza estense. Al contrario di quanto emerso nella precedente operazione Wall Street, che aveva come epicentro principalmente la zona Gad, il gruppo di spacciatori era presente con i suoi pusher in tutte le zone della città.

L’attività investigativa, spiega la questura, è stata particolarmente complessa in quanto gli indagati utilizzavano per le conversazioni telefoniche alcuni dialetti specifici che vengono utilizzati solamente tra piccoli gruppi della medesima etnia.

Anche il linguaggio “criptato” utilizzato dal gruppo di nigeriani spesso ha portato gli investigatori ad individuare a cosa si riferissero veramente gli spacciatori, in quanto vi era un vero e proprio codice per identificare pesi e tipologia della sostanza stupefacente: per individuare la cocaina ad esempio veniva utilizzato il termine “cielo”, mentre per la marijuana il termine “terra”, riferiti ai diversi nascondigli e alla caratteristica specifica della sostanza stupefacente, per il pagamento si raccomandavano di portare “fogli” e “carte”; quando poi si parlava di centinaia o di migliaia di euro si parlava poi di “mani” .

Solitamente, anche il peso della sostanza stupefacente veniva “codificato” così che per un chilogrammo di marijuana si parlava di “pantaloni” e di conseguenza di “pantaloncini” per i 500 grammi, mentre per gli ovuli di cocaina ed eroina da trasportare il riferimento era in “cappelli” o “vestiti”: ogni vestito o cappello era riferito ad un ovulo che poteva variare in peso da 10 a 20 grammi ciascuno.

E’ stato particolarmente difficile poi giungere all’identificazione di ciascuno degli indagati in quanto ognuno di loro aveva un soprannome ben definito che era conosciuto solo all’interno del gruppo e per telefono utilizzavano solo il soprannome per le comunicazioni: così si parla del “Pastore”, del “Signore” o di “Derrik”; ancora utilizzando nomi fittizi quali “Steven” o “Junior” che nulla hanno a che fare con i nomi reali degli indagati.

“La collaborazione tra i diversi gruppi criminali – affermano gli inquirenti – ha presentato caratteri osmotici con mutua collaborazione in vista del profitto economico ma senza denotare i chiari e più saldi legami che caratterizzano le associazioni criminali”.

C’è anche un particolare curioso: durante l’attività di indagine sono stati arrestati due corrieri che tramite la tecnica dell’ovulazione stavano portando eroina e cocaina in ovuli da Bologna a Ferrara con destinazione piazza Buozzi a Pontelagoscuro.

A seguito dell’arresto la consegna non è potuta andare a buon fine e quindi il cliente di Pontelagoscuro ha chiesto una nuova consegna per la sera stessa. I fornitori però, da quanto emerso nei giorni successivi, dovendo ricevere ancora diversi pagamenti dal cliente di Ferrara, hanno consegnato solamente del semolino, facendoselo però pagare per droga, recuperando in quell’occasione parte dell’insoluto.

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