Attualità
31 Agosto 2020
Il primo bilancio dell’edizione Limited conta 5mila spettatori per 60 eventi in 5 location. Rebecca Bottoni: “Colti suggerimenti importanti, qualcosa si può mantenere”

Fabbri chiude i Buskers cantando De André

di Redazione | 3 min

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La limited edition del Ferrara Buskers Festival chiusa dal sindaco di Ferrara Alan Fabbri, non con il classico discorso che a conclusione di un evento solitamente fanno i primi cittadini, ma cantando Fabrizio De André. Fiume Sand Creek, Crêuza de mä, Andrea (dedicata a Andrea Samaritani) e Quello che non ho sono le canzoni scelte dal sindaco e dalla Folk Band che lo accompagna per salutare chi seguirà lo streaming di domenica sera.

“Ci lascia un amico, un grande professionista e una persona di grande cultura” dice il sindaco ricordando l’artista scomparso domenica, prima dell’esibizione nel chiostro di San Paolo. “Con la nostra musica abbiamo voluto salutare il pubblico dei Buskers” aggiunge Fabbri che poi ringrazia l’organizzazione che “in un anno difficile” ha mostrato “la voglia e l’entusiasmo per confermare il festival. Sono cambiate le modalità, ma esserci è stato importante”.

Un’edizione particolare, limitata nei numeri ma dalla grande qualità. Anche i numeri nonostante le limitazioni sono buoni: 60 eventi in 5 diverse location e cinquemila partecipanti con tanto interesse anche dall’estero, e solo per le serate ferraresi.

“Le location sono belle – ci racconta Rebecca Bottoni, presidente dell’associazione organizzatrice –, il pubblico ha colto la minor quantità per la qualità e c’è stato un salto in avanti rispetto al binario che si era preso che dava dei risultati senza però andare a vedere cosa c’è oltre”.

Aspetti positivi che hanno dato la possibilità agli organizzatori di sperimentare cose nuove che potranno essere sfruttate anche quando si potrà tornare per le strade. Bottoni si presenta come un’inguaribile ottimista e ci spiega come le problematiche che hanno dovuto affrontare “ci hanno permesso di guardare oltre” e per questo è felice “perché ci siamo messi alla prova e abbiamo imparato un sacco di cose”. Cose che sono “suggerimenti importanti colti da questa edizione, qualcosa che si può mantenere” per provare a portare elementi innovativi nel festival anche perché “rimanere uguali a se stessi delle volte annoia e a noi la noia non piace”.

Insomma, “è stato un grande impegno ma ne è valsa la pena: abbiamo voluto regalare un po’ di sollievo dopo un periodo buio. Pubblico e artisti hanno anche resistito a un momento di pioggia, reagendo in maniera emozionante. Da parte di tutti abbiamo visto e apprezzato una grande collaborazione, dal punto di vista lavorativo e umano. Quello che speravamo si è realizzato. Il prossimo anno ci auguriamo un’edizione senza limiti, mettendo a frutto le tante suggestioni imparate quest’anno” chiosa Bottoni che ringrazia “l’amministrazione e tutta la nostra magnifica macchina organizzativa” per questo risultato.

Parla invece di “un’edizione ‘surreale’” Stefano Bottoni, storico fondatore del festival. “Abbiamo riscritto l’approccio con i territori e gli spazi – continua –, rivedendo le differenze tra contenitori e contenuti. La chiusura e i limiti hanno avuto l’effetto paradossale di liberare le energie. La musica e l’arte sono state capaci anche di questo”.

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