Economia e Lavoro
1 Agosto 2020
La segretaria regionale del sindacato critica la decisione della multinazionale e le parole del sindaco di Forlì: "Non c'entra affatto l'attrattività della sua città"

Chiusura Celanese, Filctem: “Ci opporremo a questa scelta scellerata”. Sostegno sindacale da Forlì

di Redazione | 3 min

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“Ci opporremo a questa scelta scellerata”. Lo dichiara con forza Maritria Coi, segretaria generale Filctem Emilia Romagna, nell’annunciare battaglia contro la chiusura dell’impianto Celanese di via Marconi a Ferrara e nel dirsi sconcertata dalle dichiarazioni del sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, che nel commentare la scelta della multinazionale di intensificare la produzione nella sua città ha parlato di “città sempre più attrattiva per le imprese”.

Nulla a che vedere invece con l’attrattività, secondo la sinacalista della Filctem, preoccupata per i 67 lavoratori a cui viene comunicata la chiusura del loro sito produttivo. Perché Celanese “non è nuova a scelte di questo genere, abbiamo già assistito allo stesso percorso a Mantova: semplicemente, nella mera logica del profitto, e con il solo scopo di aumentare i dividendi, decide e procede a chiusure e spostamenti della produzione”.

Una logica che preoccupa il sindacato: “Ieri a Mantova, oggi a Ferrara, domani chissà. Nessuno deve sentirsi tranquillo di fronte alle sole promesse e alle ristrutturazioni”.

“Il sindacato – commenta Maritria Coi – ha chiesto di vedere il piano industriale, non si accontenta delle dichiarazioni in videoconferenza mentre si annuncia la chiusura di uno stabilimento, mentre al sindaco di Forlì evidentemente basta poco per sentirsi baciato dalla fortuna. La forza industriale di Softer prima e di Celanese poi è stata determinata dalla capacità di integrazione e di complementarietà dei siti di Ferrara e di Forlì; dalla cura ed attenzione verso i clienti con cui è stato costruito un rapporto solido e di espansione che ha generato la fortuna economica degli stabilimenti sui due territori. Questa logica dell’integrazione, che con determinazione perseguiremo, rappresenta a nostro avviso la strada da percorrere, unitamente ad una più attenta politica commerciale e industriale, per rilanciare in maniera strutturale Celanese Italia”.

La coi ricorda la “dimensione etica e responsabile che un grande gruppo come Celanese deve sempre garantire nelle proprie strategie economiche ed industriali”, per ribadire che “la chiusura di uno degli stabilimenti di Ferrara determinerà una ricaduta sociale importante per un territorio già fragile e massima dovrebbe essere l’attenzione da parte di un gruppo che ha fatto sempre della responsabilità sociale una propria bandiera”.

L’annuncio della battaglia è dunque inevitabile: “Ci opporremo a questa scelta scellerata, convinti, in questo modo, di tutelare tutti i lavoratori del gruppo e non soltanto una parte di loro. La logica spietata delle multinazionali si troverà di fronte la nostra determinazione. Non crediamo affatto che questa sia la modalità per “fare impresa e farla bene”, ma insieme ai lavoratori vogliamo guardare al futuro con fiducia, tutelando tutti e il futuro di tutti”.

Contro la decisione della multinazionale di chiudere il sito di Ferrara e potenziare quello di Forlì, trasferendone l’attività nella città romagnola assieme a quella di siti attualmente operativi in Germania, si schierano anche Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil di Forlì e Rsu. “La scelta già percorsa di chiudere siti produttivi al solo fine di ridurre costi ed aumentare i profitti (come già avvenuto con il sito di Castel Goffredo) – dichiarano in un comunicato congiunto – non appartiene alle
politiche sindacali, anche quando si cerca di contrapporre un territorio all’altro, promettendo importanti investimenti a scapito di altri colleghi lavoratori. E’ dentro questa logica che anche il sito di Forli esprime sostegno alle posizioni e alle iniziative già espresse dal territorio ferrarese. Si ritiene necessario avere un quadro complessivo delle scelte che il Gruppo vuole effettuare, degli investimenti e delle modalità di realizzazione dei potenziamenti prospettati, ma sopratutto si ritiene che investimenti e progettualità non debbano essere realizzati attraverso la chiusura di stabilmenti, la contrazione organica di lavoratori e con l’ìimpoverimento di specifici territori”.

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