
Lo stabilimento di Yara (immagine d’archivio)
L’urea scarseggia, e Yara — l’azienda situata al petrolchimico che ne copre il 60% della produzione italiana, ferma dall’inizio di ottobre — non riprenderà la produzione per almeno un’altra settimana. E così l’Adblue, ovvero l’”additivo” dei motori diesel di ultima generazione che ne abbatte le emissioni degli ossidi di azoto composto principalmente da urea, tiene fermi i mezzi pesanti meno inquinanti e viene venduto a prezzi anche sei volte maggiori rispetto a quelli normali sui siti di e-commerce come eBay e Subito.
È quanto inizia a succedere in Italia, sporadicamente ma in modo omogeneo, dopo che l’impianto ferrarese ha fermato la produzione per quattro settimane a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia e delle difficoltà di approvvigionamento. Già solo l’annuncio della pausa — che non ha comunque toccato i dipendenti, impegnati in attività di manutenzione e formazione — aveva causato il raddoppio del prezzo dell’Adblue, necessario al funzionamento dei motori diesel Euro 5 e 6, nonostante le parole tranquillizzanti del rappresentante di Yara Italia Francesco Caterini secondo il quale un simile stop non sarebbe stato sufficiente a causare carenze del prodotto. A fare il resto è stato il tempo: con lo scorrere dello stop e lo sfruttamento delle scorte sono cominciate, secondo le associazioni dei trasporti “fenomeni di accaparramento e speculazione”.
A fare i conti con gli aumenti di prezzo, a cascata, sono quindi i consumatori di tutti i prodotti a causa dell’aumento dei costi del trasporto delle merci. E non è la fine. Ad essere interessati dall’aumento dei prezzi — e dal fermo delle produzioni — sono la stragrande maggioranza delle aziende che producono fertilizzanti in tutta Europa (Yara produce fertilizzanti, e l’urea è prodotta a partire dall’ammoniaca). Il loro prezzo è infatti già aumentato, e sebbene per quanto riguarda il settore agricolo non si siano verificate difficoltà di approvvigionamento, l’aumento di prezzo è previsto che venga scaricato almeno in parte sui consumatori a partire dalla prossima stagione di raccolta.
La buona notizia, per il momento, è la prossima ripresa della produzione di urea nello stabilimento Yara di Ferrara: venerdì è stato infatti deciso di non allungare lo stop oltre le quattro settimane inizialmente previste.
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