Massenzatica. A pochi chilometri dal devastante incendio che ha divorato più di venti ettari di pineta a Mesola, è scoppiato un secondo rogo che ha distrutto una vasta porzione delle dune fossili di Massenzatica. Uno scempio consumato in una riserva naturale, su cui non ci sono praticamente dubbi sull’origine dolosa.
Le fiamme hanno iniziato a divampare nella serata di mercoledì 3 giugno, attorno alle 19, a distanza ravvicinata dalla pineta che brucia da martedì. I vigili del fuoco, dopo aver messo sotto controllo il primo rogo in pineta, sono corsi a spegnere l’altro grosso incendio nell’area delle dune tra Massenzatica e Italba.
Al lavoro quattro squadre di vigili del fuoco dei distaccamenti di Portomaggiore, Ferrara, Codigoro e Comacchio fino a serata inoltrata, quando sul posto sono rimasti i colleghi di Portomaggiore per scongiurare altri focolai. Si è anche cercato di salvare le tartarughe che popolano questa riserva naturale, ma purtroppo alcuni esemplari sono stati bruciati vivi e altri rimasti feriti.
“Vorrei ringraziare quel deficiente che ha acceso il fuoco nelle dune fossili di Massenzatica che ha bruciato anche questa povera tartaruga. Ancora una volta qualcuno dopo l’incendio di ieri ha pensato di appiccarne un altro. Non oso pensare che sia autocombustione” è il primo commento del sindaco di Mesola Gianni Michele Padovani durante il primo sopralluogo per valutare l’entità dei danni, ingentissimi, e vergognosi se si considera l’origine dolosa in una zona di protezione ambientale.
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