Faccio il sovversivo 2.0
2 Giugno 2020

Grazie ai ragazzi e alle donne

di Faccio | 2 min

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L’ennesima vertenza, l’ennesima lotta, sempre contro il profitto e contro il capitale

Che la classe operaia abbia una crisi esistenziale non lo dico io, è un dato di fatto. Basti pensare che per la vertenza del 2013, quando ancora i social non invadevano le nostre menti come adesso, una sera mi alzai da tavola per andare in una sede di partito a pochi passi da casa, presi la parola e dissi  che la nostra BERCO stava per affondare e che, secondo me, il pericolo di scontri sociali tra di noi era molto vicino

Avete mai provato?

Avete mai provato ad uscire di casa alle 22,00 e fare ritorno alle 6,00 della mattina dopo e non per fare serata, ma per andare al lavoro? Avete mai provato a partire di casa quando sta per cominciare un evento serale che vi interessa? Avete mai provato ad andare...

Noi siamo la Berco

Sono giorni molto intensi quelli che stiamo affrontando in fabbrica, il clima non è per niente buono e non si lavora affatto bene, anche se la speranza che tutto si sistemi è sempre tra di noi: stiamo uniti, non dobbiamo fare l’errore di dividerci, tutti insieme per un unico scopo, cioè salvare l’occupazione e riportare Berco dove era un tempo

Certe volte bisogna saper dire grazie.

Come state?

Io abbastanza bene, grazie.

I ragazzi?

Un po’ turbati: prima della chiusura totale dicevamo loro di uscire all’aria aperta e di smetterla con quel telefonino, che si sarebbero cotti il cervello.

Poi il contrario: dovete stare in casa, per avere contatti usate il cellulare; infine addirittura la scuola on line, ore ed ore ogni giorno davanti ad uno schermo…

Non diciamo mai più che i ragazzi non sono pronti a fare dei sacrifici, perché li hanno fatti eccome e il tempo che hanno perso non gli sarà mai più restituito: immaginate voi stessi a 13 anni e chiedetevi se sareste stati così disposti a rinunciare alle uscite, agli amici, ad un pomeriggio seduti su una panchina della piazza a chiacchierare o a scorrazzare in bicicletta per le strade, ridendo senza motivo.

Sinceramente mi pare che ai giovani non stia pensando nessuno; sono rimasti in casa per tutelare gli anziani, ma non vedo e non sento un sincero ringraziamento da parte nostra.

Ma tu, come stai?

All’inizio della pandemia non pensavo si arrivasse a questa situazione, credevo, come tanti, che fosse una cosa lontana da me, poi invece con le dirette TV della Protezione Civile e le dirette nazionali del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, mi sono reso conto che non eravamo dentro ad un videogioco o ad un film, stava accadendo realmente.

Un’intera generazione ci ha lasciato per colpa di questo maledetto virus.

Gli anziani sono importanti come i bambini, anzi, a un certo punto della vita terrena sono molto simili e si assomigliano pure.

A tutti quelli che ci hanno lasciato voglio dire, grazie per esserci stati, non siete morti da soli, tutta l’Italia era lì con voi.

E siamo arrivati al 2 Giugno, Festa della Repubblica: il 2 Giugno è una festa di popolo, il 2 giugno del 1946 si recano alle urne per la prima volta anche le donne, sembra impossibile che abbiano esercitato il diritto di voto solamente 74 anni fa, ma con la loro tenacia e senza mai perdere la speranza sono riuscite a ripartire, come dobbiamo fare noi oggi. Ringraziamo anche loro, che spesso hanno pagato un prezzo altissimo in questo periodo e sono state costrette nelle mura domestiche, dalle quali hanno tanto lottato per uscire.

Cominciamo da qui, festeggiamo la ripartenza e la Repubblica, che guarda caso sono tutte parole femminili, senza mai dimenticare che dire un “grazie” non costa niente e non è faticoso pronunciarlo.

Grazie.

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