Jolanda
5 Marzo 2020
Un gruppo di cittadini vuole l'allontanamento del sacerdote, ma l'arcidiocesi si schiera con il prete“ dopo aver direttamente e immediatamente verificato l'infondatezza delle accuse”

Messaggini fraintesi, a Jolanda scatta la rivolta contro il don

di Redazione | 3 min

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Jolanda di Savoia. Un paio di messaggini fraintesi dalla vox populi fino ad arrivare all’esagerazione, come quella delle minacce fisiche. È un vero caos a Jolanda di Savoia dove il parroco don Mauro Benazzi è fino al centro di pesanti contestazioni da parte di un gruppo di fedeli che costringono anche l’arcidiocesi a intervenire.

Il fatto nasce – da quel che si apprende – da alcuni messaggi che il parroco ha invitato a una parrocchiana. Niente che avrebbe rilievo penale, né dal contenuto scabroso. La donna si è però lamentata con altri parrocchiani, forse interpretando i messaggi come attenzioni non consone ai ruoli, ma da qui la questione si è gonfiata in maniera esponenziale, con il parroco minacciato di violenza fisica – come spaccargli le gambe -, proteste plateali durante le celebrazioni religiose e una rivolta per cacciare il don da Jolanda.

La diocesi interviene invece in maniera molto ferma a suo sostegno e lo fa “dopo aver direttamente e immediatamente verificato l’infondatezza delle accuse”. Per quesrto “esprime la propria vicinanza a don Mauro Benazzi, da tempo bersaglio di un’odiosa campagna di calunnia e denigrazione”.

Secondo quanto riporta la nota dell’arcidiocesi, “lo stesso sacerdote, in data 21 febbraio, ha presentato richiesta all’autorità giudiziaria (Procura della Repubblica) di adottare provvedimenti urgenti presso il Tribunale di Ferrara avviando le indagini del caso al fine di individuare gli autori dei reati perpetrati a suo danno. Il parroco ha inoltre dichiarato che, qualora siano ravvisate responsabilità, procederà con formale atto di denuncia-querela. Più in particolare, don Benazzi ha chiesto all’Autorità giudiziaria di procedere penalmente nei confronti di coloro che verranno individuati come autori dei reati di lesione dell’onore, della dignità e del decoro della sua persona e della Chiesa che rappresenta sul territorio”. Le indagini sono state affidate ai carabinieri della compagnia di Copparo.

“La campagna di diffamazione a suo danno, è avvenuta attraverso la divulgazione incontrollata di messaggi personali e arbitrarie interpretazioni degli stessi che si sono trasformate in pericolosissime “voci di popolo” – afferma l’arcidiocesi -. Il triste obiettivo è evidentemente quello di isolare il sacerdote dalla sua comunità creando ad arte situazioni cariche di aggressività e di minacce, per distruggerlo psicologicamente e allontanarlo dal paese, facendogli temere per la sua incolumità. L’Arcidiocesi è ben consapevole che l’azione di un esiguo gruppo di soggetti può confondere e allarmare l’intera comunità, sia religiosa che civile, ma sa altrettanto bene che la parte maggioritaria del paese non può essere ritenuta responsabile dei fatti sopra descritti, e pertanto confida che le indagini accertino tutte le responsabilità e riconoscano a don Mauro Benazzi la sua integrità, l’infondatezza di questa campagna di odio, e favoriscano la riconciliazione e il ritorno ad un clima di fiducia reciproca”.

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