Assolte dall’accusa di violazione della privacy, condannate per la tentata violenza privata e per la diffamazione. Si è concluso così il processo a carico di due operatrici socio-sanitarie che avevano piazzato una telecamera nascosta in una camera della struttura privata in cui lavoravano per pizzicare la cuoca che, secondo loro, voleva avvelenare un’anziana paziente (nonché madre del direttore) con uno psicofarmaco.
M.L.B, di 37 anni, e T.Z., di 46, difese dall’avvocato Maria Mezzogori, sono state condannate dalla giudice Giulia Caucci a 5 mesi di reclusione. Nella precedente udienza la procura ne aveva chiesti 9.
Nel maggio 2015, con le riprese della videocamera nascosta in un divano, avevano realizzato un dvd, mandato anonimamente al direttore, ai suoi familiari e ad altri dipendenti della struttura, allegando una lettera manoscritta nella quale chiedevano che venissero presi provvedimenti nei confronti della cuoca, pena la divulgazione delle immagini. La condanna è arrivata proprio per queste due condotte: la divulgazione dei filmati e la diffamazione nei confronti del direttore per un riferimento ai suoi rapporti proprio con la cuoca, e per e l’aut aut sui provvedimenti da prendere nei confronti della stessa per impedire che le immagini venissero diffuse ulteriormente. Le Oss sono state invece assolte per la violazione della privacy.
“Ci riserviamo di leggere le motivazioni (a 90 giorni, ndr) – commenta l’avvocato Mezzogori -, ma sulle due condanne faremo appello”.
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