Economia e Lavoro
15 Febbraio 2020
Le due associazioni: “Penalizzante e rischioso per i produttori, con un prezzo di riferimento inadeguato, che non ripaga dei costi sostenuti”. Soddisfazione invece da Coldiretti e dall'Organizzazione interprofessionale

Prezzo del pomodoro: Cia e Confagricoltura non soddisfatte

di Redazione | 4 min

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“L’accordo non ci soddisfa, è penalizzante e rischioso per i produttori, con un prezzo di riferimento inadeguato, che non ripaga dei costi sostenuti”. È netto il giudizio di Stefano Calderoni e Gianluca Vertuani, presidenti di Cia e Confagricoltura Ferrara sul prezzo del pomodoro da industria 2020.

La trattativa tra Op e Industria per la campagna Nord Italia, si è chiusa giovedì sera a 87 euro/ tonnellata, in leggero aumento rispetto agli 86 euro dell’anno precedente.

“Le nostre richieste sono rimaste inascoltate – continuano i due rappresentati di Cia e Confagricoltura Ferrara – e il patto siglato non garantisce una reale sostenibilità economica per gli agricoltori. Inoltre, anche se il prezzo è leggermente superiore rispetto al 2019, il quantitativo di pomodoro contrattato è incomprensibilmente eccessivo”. E ricordano come più volte dalle due organizzazioni fosse pervenuta la richiesta di programmare i quantitativi sulla base dei fabbisogni delle industrie dando, quindi, la possibilità di remunerare i produttori.

“Inoltre va detto che il prezzo di 87 euro è una mera illusione perché è parametrato su un grado brix di 4.90 quando i dati dell’Oi pomodoro da industria ci ricordano, invece, che la media del distretto è sotto il 4.8. Questo determinerà che il prezzo medio delle liquidazioni sarà inferiore agli 87 euro promessi – aggiungono Calderoni e Vertuani”.

“È giunto il momento di tenere conto, negli accordi, delle specificità territoriali e di una sostenibilità economica che non può essere valutata come secondaria. Ferrara è la seconda realtà produttiva del Nord Italia, qui ci stiamo giocando il futuro della filiera e noi produttori dobbiamo essere tutelati, perché il rischio d’impresa è tutto sulle nostre spalle. Siamo noi a essere esposti ai cambiamenti climatici, noi a essere esposti alle fluttuazioni del mercato, nostro è il prodotto lasciato nei campi quando le industrie non sono in grado di lavorarlo. Lanciamo quindi un appello a tutte le Op – concludono i presidenti Cia e Confagricoltura – che operano sul territorio provinciale perché stigmatizzino i contenuti di un accordo che rischia di danneggiare i nostri agricoltori. E ai produttori suggeriamo di valutare con attenzione i propri programmi di trapianto, perché la continua crescita di superfici coltivate a pomodoro nella parte occidentale della regione rischia di avere effetti nefasti su tutta la produzione del Nord Italia”.

Di tutt’altro avviso, invece, sia Coldiretti che la rappresentanza di OI Pomodoro Nord Italia.

Per la prima, “è un risultato positivo su diversi aspetti – commenta il presidente di Coldiretti Ferrara, Floriano Tassinari – sia per il prezzo, che per l’accordo sulla programmazione che permette di creare un percorso che soddisfi tutti gli attori in campo garantendo la trasparenza sulla determinazione del prezzo e forse tornando a rendere la coltivazione di questo prodotto una opportunità in diverse aree della nostra provincia, storicamente tra i principali poli produttivi del Nord Italia”.

“Mi congratulo con la parte agricola e con la parte industriale – commenta Tiberio Rabboni, presidente dell’Organizzazione interprofessionale OI Pomodoro da industria del Nord Italia – per un contratto tempestivo rispetto al calendario colturale e denso di novità positive per quanto riguarda gli obiettivi di programmazione produttiva per allineare e stabilizzare le forniture agricole ai reali fabbisogni industriali e dei mercati. A questo proposito l’accordo quadro introduce un nuovo e più significativo ruolo per l’organizzazione interprofessionale vista la programmazione, concordata fra Op ed industrie di trasformazione, che ha fissato obiettivi massimi di superficie e di quantità per la dotazione di ogni singola Op. All’Oi del Nord Italia, che ha fornito un supporto tecnico fondamentale nella fase di definizione degli obiettivi di programmazione, è confermato il compito di ricezione del deposito dei contratti entro il 6 marzo e attribuito il nuovo e centrale incarico di verifica delle condizioni stabilite dalla programmazione. L’eventuale mancato rispetto degli impegni (per superficie e quantità eccedenti) comporterà delle trattenute economiche che andranno a formare un fondo, gestito dall’OI, per lo sviluppo della filiera. È una novità importante ed attesa che qualifica ulteriormente la nostra organizzazione come soggetto superpartes di garanzia e che rafforzerà l’efficienza e la coesione operativa di tutta la filiera del Nord Italia”.

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