Caso Cidas. Lodi ricorre in Appello
Sette motivi per cui la sentenza di primo grado che ha condannato Nicola Naomo Lodi per induzione indebita va riformata o annullata
Sette motivi per cui la sentenza di primo grado che ha condannato Nicola Naomo Lodi per induzione indebita va riformata o annullata
Il tribunale di Milano ha dissequestrato i beni confiscati - agli inizi di aprile - alla ditta Zoffoli Metalli Srl di Tamara, azienda copparese finita al centro della maxi-operazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trieste contro il traffico illecito di rifiuti
Ancora un grave incidente in via Comacchio dove, nel tardo pomeriggio di mercoledì 30 aprile, una donna di 30 anni e una bambina di 5 anni - mamma e figlia - sono state investite mentre stavano attraversando la strada all'altezza del civico 195, poco dopo la rotonda di via Caldirolo
Avrà un processo - davanti al giudice Giovanni Solinas del tribunale di Ferrara - il 28enne di nazionalità rumena accusato di aver diffuso foto private di una ragazza ferrarese e di aver tentato - tramite quegli scatti - di estorcerle informazioni relative alla propria sfera intima e sessuale
Erano le 2.15 circa dello scorso 29 aprile quando, all’interno di un locale di via San Romano, erano presenti il proprietario e tre clienti. La serata era trascorsa tranquilla fino a quando i due dei clienti presenti hanno notato che un ragazzo, un 22enne di nazionalità italiana, dopo aver prelevato due birre, le aveva nascosto sotto al giubbotto
Alessandro Colombani (foto di Alessandro Castaldi)
“Sono passati molti anni ed è come fare un passo indietro nel tempo. Sebbene cerchi di andare avanti, io non mi arrendo”. Alessandro Colombani porta ancora i segni di quella rapina avvenuta il 26 luglio del 2015 nella sua abitazione a Villanova di Denore. Venne massacrato di botte da Ivan Pajdek, Patrik Ruszo e Norbert Feher, allora – per molto altro tempo ancora – conosciuto come Igor Vaclavic.
Fu il primo colpo violento di una serie che arrivò a Mesola e poi a Coronella. Parte di quella banda (Pajdek, Ruszo e Constantin Fiti, morto suicida in carcere) colpì anche ad Aguscello a casa di Pierluigi Tartari e tutti sappiamo, purtroppo, come finì.
Colombani è anche l’unico a esser sopravvissuto, è l’unica parte civile e l’unico testimone diretto. Il carico emotivo è pesante, le lacrime non fanno fatica a sgorgare dai suoi occhi nel ripercorrere la vicenda davanti a telecamere e taccuini.
“È la sua voce”, dice dopo una piccola pausa dell’udienza e poi alla fine è ancora più convinto: “La riconosco tra mille, come ha parlato, l’ho riconosciuto: quel tono di voce nell’orecchio non lo sposso scordare, è sua la voce. Pajdek l’ho sentito e non era lui, Ruszo non parlava italiano e io ho sempre detto che era uno che parlava bene italiano, con accento dell’est. È lui”.
La sua testimonianza sarà fondamentale, perché in tuta questa vicenda la sua storia è quella che processualmente è paradossalmente divenuta più difficile: le prove materiali raccolte durante le indagini vennero mandate al macero quando gli inquirenti finirono in un vicolo cieco: autori ignoti. Solo dopo, tardi, vennero collegati i puntini.
“Sono tornato indietro nel tempo – ribadisce Colombani -, sono passati quasi 5 anni, ma la cicatrice è quella”, ammette. “Sono come fantasmi che tornano, hanno cambiato il corso della mia vita e non ne avevano il diritto. Vivo in modo diverso, sono sopravvissuto e vado avanti come testimone anche per quelli che non ci sono”.
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