Goro
1 Febbraio 2020
La rabbia e lo sconcerto di Luca Branchi per le parole del pensionato oggi indagato per concorso nell'omicidio

“Selvatico ha offeso la memoria di Willy e il nostro dolore”

di Daniele Oppo | 2 min

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Carlo Selvatico nell’auto dei carabinieri che lo ha accompagnato nella caserma di Goro per l’interrogatorio

Goro. Luca Branchi è grande e grosso e il suo spirito è forte, ma le ignobili parole di Carlo Selvatico – il pensionato oggi indagato per concorso nell’omicidio di Willy -, scoccate come una freccia avvelenata dal sedile posteriore di un gazzella dei carabinieri non potevano non fare male.

“Le pesanti accusa rivolte da Selvatico nei miei confronti mi lasciano senza parole”, dice Luca Branchi il giorno dopo che il pensionato lo accusato, davanti a microfoni, telecamere e taccuini, di non averlo “seguito e accudito di più”, implicitamente addossandogli la colpa morale per la barbara morte del fratello.

Luca Branchi e l’avvocato Simone Bianchi

“Sono addolorato ma anche molto arrabbiato – afferma ancora Branchi -: da 31 lunghi anni mi batto strenuamente per la verità sulla morte di mio fratello, lottando e scontrandomi con un muro di silenzi e omertà e oggi mi vedo addirittura additato, da un soggetto più volte indagato in questa triste vicenda, come unico responsabile del brutale omicidio di Willy. Ancora una volta, Carlo Selvatico ha offeso la memoria di mio fratello e calpestato il nostro dolore, mio e di mia madre”.

“Credo che abbia tirato fuori il peggio dell’essere umano”, conclude Luca Branchi, che non lascerà passare l’ennesimo affronto: “Valuto di tutelare la mia integrità morale con ogni azione legale possibile contro di lui”.

Nel frattempo rimane spazio per ringraziare chi alla sua richiesta di verità prova a dare risposta: “Ringrazio la Procura di Ferrara per il lavoro enorme ed encomiabile sin qui svolto”.

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