Convalidato l’arresto per l’uomo sfuggito all’alt dei Carabinieri
È fuggito ad ad un controllo dei Carabinieri di Goro ed è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione a fini di spaccio di cocaina 39enne nordafricano
È fuggito ad ad un controllo dei Carabinieri di Goro ed è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione a fini di spaccio di cocaina 39enne nordafricano
Prima ha provato a fuggire dai carabinieri in auto poi, dopo essere uscito di strada, a piedi. È quanto accaduto nel tardo pomeriggio di ieri, mercoledì 17 aprile, quando una pattuglia dei militari di Goro ha notato una Volkswagen Golf guidata da un uomo che stava girando ad alta velocità per le vie del paese
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Goro. Era uno degli ‘avanguardisti di Goro’, prima indagato per false informazioni, poi per favoreggiamento. Oggi invece per il pensionato Carlo Selvatico l’accusa è radicalmente cambiata: concorso in omicidio per l’assassinio di Willy Branchi.
Il pm Andrea Maggioni, al termine del terzo interrogatorio nel giro di tre settimane, dopo due ore e mezzo di domande all’interno della caserma dei carabinieri di Goro, ha notificato a Selvatico la nuova accusa, della quale ancora non si conoscono i dettagli.
“Questa nuova contestazione è frutto delle recenti attività d’indagine – afferma l’avvocato Michele Ciaccia, che assiste il pensionato di Goro – e non abbiamo la possibilità di conoscere le fonti di prova, quell’attività d’indagine non può ancora essere conosciuta né ci è stata palesata. Nel capo d’imputazione non sono individuate le persone che avrebbero concorso con lui, ci sono stati dei chiarimenti su alcuni aspetti, non tali da poter proseguire l’interrogatorio. Adesso – continua Ciaccia – valutiamo come impostare queste novità. Non sono state fatte contestazioni specifiche, ci è stato detto che delle persone hanno reso una versione diversa rispetto a quella di Selvatico, che è convinto di non avere un ruolo e una responsabilità nella vicenda. Penso che i tempi siano maturi per andare verso la fine delle indagini”.
Due fratelli – lo ricordiamo – risultano indagati per l’omicidio e diverse persone sono state iscritte per aver dato false informazioni al pm, mentre il parroco don Tiziano Bruscagin è accusato anche di calunnia per aver indicato come presunti colpevoli due fratelli (diversi dagli attuali indagati).
Selvatico – che in passato si presentò sotto falso nome da un avvocato per conoscere i dettagli dell’indagine, temendo di essere coinvolto -, accompagnato sempre dai carabinieri, si è trincerato dietro la facoltà di non rispondere, mentre davanti alle telecamere e ai taccuini dei giornalisti usa nuovamente parole sferzanti sulla vicenda, su Willy e sul fratello Luca.
“Non voglio che finisca, anzi voglio che vada in lungo così ho da parlare”, dice prima di salire sulla gazzella dell’Arma. Ricorda qualcosa di quello che è successo? “È successo cosa?”. È morto un ragazzo, “non mi sono mai interessato, posso dirlo, non faceva parte della mia vita, del mio vivere. Non ci conoscevamo neanche. Pietà la provo per Cristo. Non ho niente da dire, non ricordo niente, la memoria non è più quella di quando avevo 20 anni o 30 anni, non ho forze, non ho più nemmeno i piedi per camminare e nemmeno la memoria. Non lo so che cosa fu”.
Ma il peggio, forse, arriva poco dopo: “L’unica cosa che mi rammarica è che suo fratello Luca, grande e grosso, non lo abbia seguito e accudito di più”, dice Selvatico prima di andar via, aggiungendo dolore e infamia a una vicenda dolorosa e infame e attaccando vigliaccamente chi, da anni e disperatamente, non chiede che verità e giustizia per suo fratello, barbaramente trucidato ad appena 18 anni mentre urlava nel perpetuo silenzio del paese.
(Giuseppe Malatesta ha collaborato a questo articolo realizzando foto e video)
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