Attualità
11 Gennaio 2020
La denuncia di Ilaria Cucchi parla anche di istigazione, apologia di reato e diffamazione aggravate

I Pinguini Estensi accusati di associazione a delinquere

di Marco Zavagli | 3 min

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È stata depositata la querela annunciata dall’avvocato Fabio Anselmo contro il gruppo de I Pinguini Estensi. La persona offesa, Ilaria Cucchi, chiede alla procura di Ferrara di perseguire per diffamazione aggravata 48 commentatori. I 9 amministratori e moderatori del gruppo, invece, oltre che di concorso in diffamazione, sono accusati anche di istigazione a delinquere e apologia di reato aggravati e di associazione per delinquere.

Nella querela viene chiesto anche il sequestro preventivo, con l’immediato oscuramento, della pagina facebook.

L’avvocato anticipa che “presto seguiranno analoghe denunce da parte mia e Rita Calore, anche per istigazione all’odio razziale”.

Partendo dall’inchiesta di Estense.com, che era venuto in possesso di alcuni dei commenti scritti nel gruppo chiuso, segnalandone il contenuto profondamente offensivo e denso di odio e violenza, la Cucchi denuncia “decine (se non centinaia) di offese” a lei, alla sua famiglia e alla memoria del fratello Stefano.

“Oltre agli insulti gratuiti – spiega Cucchi nella querela -, molti di tali commenti, seguono dei temi comuni ricorrenti, anche perchè stimolati dagli stessi amministratori del gruppo facebook, ovvero, che la sottoscritta specula economicamente sulla morte del fratello defunto, mentre quando era in vita non lo voleva nemmeno vedere (o lo avrebbe cacciato di casa, o si vergognava, o perchè in vita creava solo problemi e non guadagni, ecc.), oppure che è una drogata o comunque favorevole allo spaccio di droga, o addirittura che il proprio fratello meritava di essere ucciso”.

Come esempio vengono riprodotti diversi commenti dal contenuto diffamatorio. Si fa notare anche che, “ad ulteriore dimostrazione dell’impostazione delinquenziale del gruppo”, alcuni commentatori vengono anche insigniti del titolo di “Nuovo collaboratore di talento”, “riconoscendo e premiando la qualità della sua azione criminale nell’ambito del gruppo”.

Per la Cucchi è “evidente che tale condotta nell’ambito del gruppo solidale abbia un carattere sistematico e ripetuto, in quanto destinato a stimolare gli insulti e le offese nei confronti delle vittime, di volta in volta, designate, che puntualmente si realizzano copiosamente”.

Per questo “tale condotta oltre ad integrare il reato di diffamazione, configura senz’altro il delitto di istigazione a delinquere, aggravata perché commessa attraverso l’uso di strumenti informatici, poiché stimolava gli altri partecipanti ad offendere la famiglia Cucchi e la memoria di Stefano Cucchi, e quindi a commettere il reato di diffamazione”.

“Non ci può essere alcun interesse sociale – afferma Ilaria Cucchi – connesso ad un fiume di offese prive di alcun contenuto critico sulla mia azione o sulle mie dichiarazioni. Si tratta solo di attentati vigliacchi alla mia reputazione, a quella di mio fratello, a quella dei miei genitori e a quella del mio legale”.

Quanto alla responsabilità di amministratori e moderatori, trattandosi di un gruppo Facebook chiuso (“che ha come quasi esclusivo scopo – continua la denuncia – la commissione o istigazione dei reati sopra specificati, ed analoghi, quali istigazione all’odio razziale, vilipendio al Presidente della Repubblica, ecc”.), sia pur con migliaia di partecipanti selezionati, quindi soggetto al controllo di amministratori e moderatori, “è evidente che costoro hanno condiviso, e mai rimosso, i post e i commenti qui indicati. Se colui che accetta e assume la qualifica di amministratore e moderatore non interviene a fronte di numerosissimi commenti così odiosi, violenti e chiaramente diffamatori è chiaro che, coerentemente con la visione del mondo e dell’umanità che contraddistingue il gruppo de “I Pinguini Estensi”, ne condivide il contenuto, sicché dovrà risponderne in concorso con gli autori, per aver loro assicurato che le dichiarazioni diffamatorie giungessero a conoscenza del pubblico, avendo il potere, per libera scelta e secondo le regole del Gruppo Chiuso in Facebook, di rimuoverle o segnalarle”.

Si arriva quindi all’accusa più grave: “alla luce della struttura del gruppo e delle attività in esso svolte dagli stessi amministratori, si ritiene che le condotte di questi ultimi volte a stimolare, provocare, organizzare e dunque istigare la commissione di reati (poi effettivamente commessi), coordinate nel vincolo associativo criminoso rappresentato dal gruppo facebook chiuso, possano far ritenere che tale gruppo costituisca una vera e propria associazione a delinquere”.

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