Attualità
13 Dicembre 2019
Il vescovo affronta diverse tematiche socio-economiche: "Non si può fare politica senza conoscere il territorio, forte impegno per rileggere il tema della cittadinanza"

Perego in Cna: “Alla città manca una politica di visione”

di Redazione | 3 min

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Nel corso della serata-incontro, organizzata da Cna Ferrara presso la sede di via Caldirolo e intitolata “Etica e responsabilità sociale delle imprese, delle istituzioni e dei cittadini”, l’arcivescovo della diocesi di Ferrara e Comacchio Gian Carlo Perego, seduto al tavolo dei relatori con Davide Bellotti e Diego Benatti, rispettivamente presidente e direttore di Cna, si è reso protagonista di alcune riflessioni sulla situazione che sta attraversando la città, toccando temi importanti e decisivi per lo scenario estense.

A partire dai diversi compiti e obiettivi che la classe dirigente politica ferrarese dovrebbe assumersi, in modo da favorire la crescita economica locale: “La città soffre la mancanza di una politica di visione da cui poter partire, affinché imprese, scuola, famiglia, giovani e anziani possano costruire una serie di relazioni nuove che siano in grado di farla rinascere. Non si può far politica senza saper leggere il nostro territorio, che non è lo stesso di Reggio Emilia o Bologna, e non si possono fare progetti in maniera universale, dato che la conoscenza dei diversi principi è necessaria solo se poi la si sa coniugare a quello che si ha per le mani”.

“La prima cosa che mi ha colpito di Ferrara – ha continuato l’arcivescovo nella sua disamina sociale e politica – è stato il contesto economico e occupazionale, che in Emilia-Romagna è uno dei più deboli dal punto di vista delle piccole e medie imprese. Questo perché la grande impresa si è presa tutta la concentrazione politica, oltre che le risorse presenti sul territorio, indebolendo la concorrenza. Vi è la necessità di ritrovare un equilibrio e ciò spetta alla politica, che però sembra correre il rischio di aspettare che arrivi qualcuno da fuori, senza valorizzare il nostro tessuto, che ha molteplici capacità. Penso al turismo e all’università che hanno bisogno di risorse, insieme alle diverse realtà culturali e anche sportive. Ma una politica che non legge il territorio, è una politica che costruisce qualcosa di parallelo e lo indebolisce”.

Successivamente, monsignor Perego si è soffermato sul collegamento tra scuola e lavoro, un legame di vitale importanza che tocca da vicino Ferrara e la sua provincia: “Abbiamo il più alto tasso di abbandono scolastico di tutta la regione e non si tratta di un caso, perché non siamo in grado di comprendere quanto importante debba essere il rapporto tra mondo scolastico e lavorativo, che deve saper valorizzare le capacità presenti sul territorio, che in esso devono tornare già formate. Troppo spesso però, l’università genera studenti che vanno altrove, invece che fermarsi in città a contribuire alla crescita di quest’ultima”.

“La partecipazione alla vita della città e del territorio – ha infine concluso il vescovo – passa attraverso due strumenti come la cittadinanza e la residenza, facendo così diventare l’educazione civica uno dei processi importanti su cui lavorare insieme per poter coniugare responsabilità e partecipazione, che si definisce anche tramite il rispetto delle cose, dell’ambiente e delle persone.

In questo “dovrà essere forte l’impegno della politica a rileggere il tema della cittadinanza, che ora uno straniero nato e cresciuto in Italia può ricevere quattro anni dopo aver compiuto i diciotto anni di età, in seguito al nuovo decreto sicurezza. Ma con queste tempistiche fanno in tempo ad andare altrove e non penso sia geniale. Perciò, accanto allo ius sanguinis, è necessario valorizzare anche lo ius soli e quello culturae, visti i cinque milioni di immigrati e le duecento nazionalità diverse che ci sono oggi nel nostro Paese”.

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