Politica
6 Dicembre 2019
Mambelli: "Con 14 assistenti sociali per 1.503 minori possiamo dedicare solo 10 ore all'anno a ognuno"

Affidi a Ferrara: la responsabile Asp risponde alla commissione di indagine

di Ruggero Veronese | 3 min

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Tante risposte nel merito ma anche altrettanti punti da approfondire nei prossimi appuntamenti: si conclude così il primo incontro della commissione consiliare di indagine sul sistema degli affidi dei minori a Ferrara, che ha visto la lunga audizione della responsabile dell’Area Minori Asp Angela Mambelli, iniziata alle 16:30 e terminata tre ore dopo per la chiusura serale del municipio. Un incontro per certi versi preliminare alle indagini della commissione, e in cui la dirigente Asp ha illustrato norme e procedure che regolano il sistema a livello nazionale e regionale, oltre che entrare nel dettaglio dei numeri e delle modalità operative dell’Asp di Ferrara.

Argomenti che per certi versi ricordano molto una commissione consiliare di un anno e mezzo fa, quando la stessa Mambelli insieme a Elena Buccoliero (all’epoca all’ufficio diritti dei minori di Ferrara) illustrarono norme e prassi del sistema di affidi, per rispondere alle lamentele sollevate anche su queste pagine da un gruppo di genitori. Sembra passata una vita, se pensiamo che in mezzo c’è stata l’inchiesta giudiziaria Angeli e Demoni sui casi di Bibbiano, con la stessa Buccoliero investita dalle polemiche mediatiche per i suoi contatti con alcuni indagati.

Non stupisce quindi l’elevato interesse politico e pubblico che oggi ruota attorno all’argomento, con un piccolo pubblico ad assistere all’incontro e i consiglieri dei vari gruppi che non hanno lesinato le domande a Mambelli, a partire dalla presidente della commissione Catia Pignatti (Lega), che ha chiesto alla dirigente Asp di entrare nei risvolti più pratici del lavoro dei servizi sociali.

La spiegazione delle norme e linee guida dei servizi sociali del resto non ha sollevato particolari dubbi od obiezioni nei consiglieri: dopo aver illustrato il quadro normativo (in particolare la legge 184/83 che regola affidi, adozioni e diritti dei minori) la dirigente ha spiegato che l’Asp ha in carico 1.503 minori (su 17.735 minori sul territorio), i cui 980 su richiesta propria o della famiglia e 503 su ‘mandato istituzionale’ (ovvero per decisione dei tribunali). Sono ovviamente questi ultimi i casi più delicati e in cui i servizi sociali sono chiamati talvolta ad applicare la ‘extrema ratio’, ovvero le ricollocazioni dei minori, anche senza il consenso dei genitori, a famiglie affidatarie o strutture protette, attraverso l’articolo 403 del codice civile.

Si tratta però secondo Mambelli di casi limite ed estremamente rari, che nel 2018 si sono verificati cinque volte su 136 richieste di intervento giunte in totale ai servizi sociali. E secondo Mambelli gli interventi dell’Asp “sono sempre finalizzati a salvare il nucleo famigliare a riconoscere le proprie difficoltà e a tornare insieme, perchè tutti possono attraversare delle difficoltà”. Ciò che la dirigente riconosce invece come critico, e che può impattare sull’assitenza del servizio, è la scarsità di personale a disposizione: il servizio minori dell’Asp infatti conta 14 assistenti sociali e due educatori professionali impegnati a seguire 1.503 casi. “Questo significa – afferma Mambelli – che ogni assistente sociale potrà dedicare in media solo dieci ore all’anno a ogni persona che assiste”.

Un dato che solleva le perplessità dei consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Pd, che sottolineano le difficoltà pratiche nel portare avanti l’obiettivo dichiarato del servizio minori, ovvero il ricongiungimento tra genitori e figli nei tempi utili a un rapporto familiare, evitando quindi che i passaggi legali e burocratici aggroviglino per anni situazioni già di per sé delicate e che talvolta vanno salvate prima che sia troppo tardi. “La decisione di allontanare un bambino – afferma Mambelli – è sempre di un tribunale, mai dell’Asp – afferma Mambelli, aggiungendo che “le valutazioni sui genitori non vengono mai fatte da una sola persona, ma da un’equipe composta da un’assistente sociale e una psicologa”. Proprio i tempi e i modi delle valutazioni potrebbero essere argomento di discussione nel prossimo appuntamento della commissione di indagine, che dopo l’excursus normativo e a livello di dati punta ad addentrarsi – per una volta senza troppe contrapposizioni – nelle dinamiche più pratiche del delicato tema degli affidi.

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