Sono rimaste le lesioni aggravate, ma il giudice ha derubricato i reati principali di rapina ed estorsione in una più blanda violenza privata. Due tifosi della Spal se la sono così ‘cavata’ con una condanna in abbreviato a un anno e sei mesi di reclusione, con i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione.
Il fatto per il quale erano a processo è quello avvenuto nella notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre dello scorso anno, in occasione di Spal-Empoli, in parte ripreso anche da telecamere di sorveglianza. Un giovane che percorreva via Contrari e che indossava una cuffietta della Roma venne minacciato e derubato della stessa da parte dei due tifosi ferraresi (entrambi poi raggiunti da un Daspo). Lui provò a riprendersela una prima volta, ma venne spintonato e poi preso a pugni, al punto da rompergli il naso. Nonostante ciò riuscì a riprendersi il berretto. E fin qui la contestazione della rapina (e delle lesioni). Per la procura l’estorsione si sarebbe consumata poco dopo, nel parcheggio in piazza Ariostea dove i tre si ritrovarono – per la Digos dopo un pedinamento da parte dei tifosi spallini – e, sotto minaccia, il romanista venne costretto a cedere la cuffietta, poi ritrovata in casa di uno dei due.
La procura aveva chiesto per entrambi una condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione, mentre il giudice – che depositerà le motivazioni entro 45 giorni – sembra aver concordato con la posizione della difesa, almeno per quanto riguarda la qualificazione dei reati, considerati, come detto, violenza privata. Nel conto è entrato anche il risarcimento pagato dai due tifosi, che ha portato a un giudizio di equivalenza tra aggravanti e attenuanti.
Ma se questa fase del processo è conclusa, andrà avanti quella che riguarda proprio la vittima, accusata dalla procura di favoreggiamento per aver raccontato il falso o mezze verità agli inquirenti, di fatto ostacolando le attività d’indagine. Per lui è stato disposto il rinvio a giudizio.
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