Politica
20 Ottobre 2019
Il Pd sostiene la "proposta fattibile": "Non chiederemmo allo Stato un euro in più, non abbiamo intenzione di fare un'enclave"

Dalla secessione di Bossi all’autonomia ‘differenziata’ in vista delle regionali

di Redazione | 2 min

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“Il Veneto e la Lombardia hanno cercato di rispondere a quella che era la Lega di Bossi: una mezza secessione”. Non ci va leggera la consigliera regionale Marcella Zappaterra all’incontro che sabato mattina il Circolo Centro Cittadino del Pd di Ferrara ha organizzato per fare il punto sull’autonomia regionale dell’Emilia-Romagna.

Si può infatti dire già iniziato il countdown per le regionali – il prossimo 26 gennaio – di fronte a cui la nostra regione “si propone con un percorso molto più sostenibile e fattibile”, spiega il dottore di ricerca in Diritto Costituzionale Guglielmo Bernabei, che parla anche per il segretario dell’Unione Provinciale Pd Nicola Minarelli, impossibilitato a presenziare all’iniziativa.

“Non chiederemmo allo Stato un euro in più di quelli che già spende per la nostra Regione”, spiega Zappaterra, illustrando la cosiddetta ‘autonomia differenziata’: a differenziarsi, come è facile immaginare, “sono il Veneto e Lombardia, che chiedono allo Stato i 9 decimi delle imposte erariali (Irpef, Iva e Irap) – illustra Bernabei – applicando un principio di territorialità estrema in cui ‘ciò che produco me lo tengo io’, e guardo più o meno svogliatamente a quello che succede nelle altre regioni, possibilmente con appeso il cartello ‘non disturbare'”.

Il modello “compartecipato” dell’Emilia-Romagna deve però ancora definire (“e lo farà in sede di negoziato con il Governo” affermano i relatori) i dettagli fattivi su come potrebbero venir finanziate le 15 funzioni o ‘competenze’ (“anziché le 23 che si potrebbero chiedere”, ci tiene a precisare Zappaterra): l’idea è comunque quella di calcolarle “sulla base della spesa media pro-capite dello Stato – spiega Bernabei – e per evitare eventuali dislivelli si dovrebbe procedere all’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (i cosiddetti ‘Lep’, ndr) al di sotto dei quali non si può andare”.

Un altro elemento ‘differenziato’ dalle vicine regioni succitate è quello della programmazione dei ruoli: “Non ci interessa avere ‘medici regionali’, o docenti, e così via – spiega Zappaterra – ma una programmazione delle risorse, capire quali specialisti servono di più e dove, e incrementare la formazione”.

L’autonomia, insomma, “serve a dare maggiore autorità agli enti locali, che non possono più nascondersi sotto l’ombrello dello Stato – esemplifica Bernabei – e a ridurre la scollatura sempre crescente tra centro e periferie; ma la nostra intenzione, a differenza di altri, non è quella di fare un’enclave”.

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