Argenta
19 Ottobre 2019
Continua la mostra "Immagini" di Hermann Nitsch, l'artista controverso e a tratti cruento che ha sconvolto l'Austria negli anni '60

Nitsch, la mostra dell’emblematico artista al Mercato fino al 3 novembre

di Redazione | 2 min

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Argenta. Viene prolungata di una settimana la mostra “Immagini” di Hermann Nitsch al Centro culturale Mercato di Argenta. La mostra, a cura di Franco Bertaccini, è patrocinata dall’Ibc Emilia Romagna ed è promossa dall’Associazione Capit di Ravenna, dalla Galleria Faroarte di Marina di Ravenna e da “Arte e Cornice” di Argenta.

Nitsch è uno dei massimi esponenti dell’Azionismo Viennese (Wiener Aktionismus), movimento artistico di performance colme di pulsioni sanguigne, di ritualità primitiva e carica irruenta. Arte dissacrante che vede il corpo come mezzo espressivo per esternare malattie esistenziali.

Scrive di lui Elisa Angelini: “[…] L’artista più complesso rimane Nitsch con il suo Teatro delle Orge e dei Misteri: crocifissioni, interiora di animali squartati, tanto sangue su persone, pareti ed oggetti. Riti dionisiaci che durano interi giorni, che coinvolgono molte persone in atti sacrificali. Per Nitsch la violenza è giustificata dallo scopo puramente terapeutico e catartico. L’artista sostiene che ogni uomo ha una potenza violenta e assassina che deve essere liberata, sfogata, per raggiungere la purezza. Nitsch, barbuto e corpulento, con il suo camice bianco imbrattato di sangue, fa pensare più a un macellaio che a un mistico. Come afferma lo stesso: “Io rovisto con le mie mani nella carne bagnata di sangue delle sue interiora e cospargo il mio camice con feci sangue colpa”. Tutto ciò per far sfogare quell’istinto violento e perverso insito nell’uomo, unicamente per salvarlo”.

Dal 1971 le sue maratone orgiastiche si svolgono nel suo castello di Prinzendorf. I riti collettivi sono come una grande seduta di psicoanalisi per purificarsi da tutti gli eccidi del Novecento. Sabba accompagnati dalla musica orchestrale, che permettono allo spirito dionisiaco di esplodere all’esterno del proprio inconscio”

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