
Foto tratta dal web
Goro. Proprio nel giorno della messa in onda della replica dello speciale de Le Iene sull’omicidio di Willy Branchi, emerge che nel registro degli indagati per omicidio volontario vi sarebbero due persone, due fratelli, coinvolti nella vicenda risalente al settembre 1988. A maggio si seppe che il sostituto procuratore Andrea Maggioni aveva iscritto nel registro degli indagati una o più persone, per l’ipotesi di omicidio volontario.
L’anticipazione è stata data nel pomeriggio di lunedì 26 agosto dal giornalista Nicola Bianchi de Il Resto del Carlino, che già con un’intervista del 2014 all’ex parroco di Goro, don Tiziano Bruscagin, contribuì a far riaprire il caso, insieme alla tenacia del fratello di Willy e del suo avvocato, Simone Bianchi.
Secondo quanto emerge – e come ricostruito anche da Le Iene nello speciale con l’ausilio di una fonte rimasta anonima – la tragica fine del 18enne gorese sarebbe iniziata in via Buozzi, dove Willy sarebbe stato attirato e brutalmente picchiato. In via Buozzi si affaccia anche la casa del sarto Rodrigo Turolla, che trovò anche un laccio di felpa nel suo garage e che oggi è indagato insieme ad altre sette persone per aver detto il falso al pm (con lui anche la moglie Luisa Barini, il don – che è indagato anche per calunnia -, il medico Pierluigi Bordoni che avrebbe avuto in cura una persona sospettata dell’omicidio e il pescatore Patrizio Mantovani).
Poi Willy sarebbe stato portato in via Cervi, dove c’era una stalla con degli anelli per legare gli animali e a cui sarebbe stato legato il ragazzo, per essere ancora una volta picchiato, seviziato e colpito con una pistola da macello. Qui morì probabilmente, forse in maniera inaspettata e per questo iniziò l’improvvisazione per disfarsi del corpo, trasportato su una motoretta, un’Apecar, lo stesso mezzo che don Bruscagin, intercettato mentre parlava con Turolla in procura, raccontava gli fosse stato indicato da una donna come veicolo sul quale Willy venne caricato.
La destinazione finale, questo è un dato certo, è stata l’argine del Po, dove il corpo martoriato è stato abbandonato. Forse per la fretta, forse perché un cane che abbaiava ha messo paura a chi pure ha avuto tutto il coraggio per strappare senza pietà Willy alla vita e alla sua famiglia
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