Portomaggiore
19 Agosto 2019
Dopo Ferrara, anche a Portomaggiore il consigliere comunale Tavassi chiede lo stop sul territorio comunale e dell’Unione Valli e Delizie

“Moratoria contro le antenne del 5G”

di Redazione | 2 min

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Portomaggiore. Dopo le preoccupazioni espresse a Ferrara, anche a Portomaggiore si chiede attenzione sulla rete 5G, con il consigliere comunale Giovanni Tavassi che propone una moratoria sull’adozione della tecnologia che permette connessioni ad altissima velocità.

Tavassi presenta infatti un ordine del giorno al consiglio comunale in cui parla di “preoccupazioni riguardo ai possibili effetti sulla salute dei cittadini” e chiede che il Consiglio comunale si impegni “affinché faccia prevalere il principio di precauzione e proceda ad una moratoria per quanto riguarda l’installazione di antenne 5G sul territorio comunale e dell’Unione Valli e Delizie”.

Il consigliere del Gruppo Misto ricorda che “a marzo 2019 sono state presentate in parlamento 11 mila firme raccolte con una petizione da Alleanza Stop 5G, con l’adesione del Magazine Terra Nuova, di Oasi Sana, dell’Associazione Italiana elettrosensibili, dell’Associazione elettrosmog volturino, dell’Istituto Ramazzini e vari comitati costituitisi”.

Anche Tavassi, come già il gruppo ferrarese, fa soprattutto riferimento a due studi. Uno condotto dall’Istituto Ramazzini su precedenti tecnologie e sui ratti, che evidenzierebbe una qualche correlazione con patologie tumorali; e a un altro ancora precedente del National Toxicology Program degli Stati Uniti, anche questo per tecnologie diverse dal 5G, che mostrò, sempre sui ratti, un certo incremento dei tumori sugli esemplari maschi esposti alle onde elettromagnetiche utilizzate per il 2G e per il 3G (ma, va detto, a livelli ben più alti di quelli a cui comunemente siamo esposti). Va ricordato anche che, ad esempio, l’organizzazione indipendente International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti – Icnirp) a proposito dei due studi, li ha definiti poco rilevanti e, per via delle limitazioni che li caratterizzano, non li ha considerati una base affidabile per rivedere le linee guida sull’esposizione umana.

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