Politica
7 Agosto 2019
Il sindaco leghista Alan Fabbri: “Potrebbe creare un pericoloso precedente. Noi applichiamo il decreto Salvini”

È straniero modello, ma il Comune agisce in giudizio per negargli il diritto alla residenza

di Marco Zavagli | 4 min

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"I diritti dei più deboli sono sempre stati a me particolarmente a cuore. Parlo della popolazione anziana ma non solo, parlo anche degli immigrati e parlo di tutte le persone che hanno diritti negati o sminuiti rispetto ad altri". Parte da qui Fabio Anselmo, durante la presentazione del programma, per tirarsi fuori dalla scarpa un altro paio di sassolini particolarmente fastidiosi

Da quasi un anno, dopo esser fuggito dalle incursioni dei Talebani nel suo Paese, si trova in Italia. Lui è un esempio positivo di integrazione, segue un corso di lingua italiana, lavora come falegname in un’azienda ed è attivo nel volontariato. Gli manca però un diritto soggettivo, quello a una residenza.

E, dopo essersi visto negare l’iscrizione all’anagrafe in virtù di una interpretazione della legge Salvini e aver ricorso in tribunale, ora il sindaco leghista Alan Fabbri annuncia la volontà del Comune di Ferrara di costituirsi in giudizio contro di lui.

“Niente residenza anagrafica per i richiedenti asilo: Ferrara applica il decreto Salvini – è il grido di Fabbri -.Ci opporremo in tribunale alla richiesta del richiedente asilo che, supportata dalle questioni di incostituzionalità dell’associazione di giuristi dell’Asgi, non solo non corrisponde ai termini di legge fissati dal Decerto Sicurezza, ma addirittura suona come un tentativo di delegittimare lo stesso e le politiche del governo in materia di immigrazione”.

In realtà, come detto, il diritto alla residenza è un diritto soggettivo, un diritto di tutti, italiani o stranieri. E il suo mancato riconoscimento nega l’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti.

Ma per Fabbri si tratta di un principio di equità: “La residenza anagrafica in un Comune comporta una serie di impegni reciproci da parte dell’ente che la concede e del cittadino che ne beneficia che, a nostro avviso, non sono compatibili con la precarietà di chi ha fatto richiesta di protezione internazionale, ma ancora non ha ottenuto risposta”.

La persona in questione, infatti, è un uomo di 47 anni. Proviene da Tagikistan. È richiedente asilo, e ha ottenuto il permesso di soggiorno per sei mesi. Al suo arrivo a Ferrara, era stato accolto prima dallo Hub di Pontelagoscuro e poi dalla cooperativa Matteo 25.

A febbraio si è visto respingere la richiesta di iscrizione all’anagrafe e, di conseguenza, di regolarizzare la sua posizione, acquisendo la residenza, carta di identità e codice fiscale per poter aprire un conto in banca, trovare casa, ricevere assistenza sanitaria.

Eppure si tratta, riferiscono dalla cooperativa, di “un esempio positivo di integrazione, perché segue un corso di lingua italiana, svolge un tirocinio come falegname in un’azienda del posto e collabora al progetto scolastico “Il Giardino del Mondo”.

Un percorso che rischia di essere vanificato con l’applicazione del decreto Salvini che, di fatto, ha bloccato l’iter di iscrizione all’anagrafe al Comune di Ferrara. Tanto che il coordinatore dell’accoglienza, Nicola Folletti, aveva portato il caso in tribunale con un ricorso depositato a maggio, forte di sentenze favorevoli come quelle dei tribunali di Firenze e Bologna.

Il Tribunale ordinario di Bologna, ad esempio, aveva accolto integralmente il ricorso presentato da una cittadina extracomunitaria richiedente asilo, alla quale era stata respinta la domanda di iscrizione anagrafica, in forza del Decreto Salvini convertito in legge 132/18. 

Il decreto ha apportato modifiche alla condizione giuridica del richiedente asilo, tra le quali l’apparente preclusione all’iscrizione anagrafica.

Apparente perché precisa che il permesso di soggiorno per richiesta di asilo “non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica”. Di qui i dubbi di incostituzionalità, derivanti dal fatto che la norma escluderebbe dal diritto fondamentale alla residenza anagrafica una specifica categoria di persone, in violazione dell’art. 3 della Costituzione.

In realtà, secondo molti giuristi, la norma non pone un divieto esplicito, limitandosi ad escludere che la pratica dell’iscrizione anagrafica possa essere compiuta attraverso la presentazione del permesso di soggiorno.

Ciononostante il Comune di Ferrara spenderà del denaro per inserirsi nel processo. La precedente giunta Tagliani aveva invece optato per la non costituzione in giudizio e alla prima udienza, che si è tenuta lo scorso 13 giugno, l’amministrazione non si è presentata.

“In quell’occasione, però – aggiunge oggi una nota del sindaco -, al ricorso del richiedente asilo si è aggiunto un intervento ad adiuvandum dell’Asgi che ha ampliato il tema della domanda, sollevando questioni di incostituzionalità relative al decreto Sicurezza, in particolare relative all’articolo 13. Per questo il Tribunale ha ritenuto di notificare al Comune di Ferrara la nuova situazione e ha fissato la prossima udienza al 21 agosto 2019”.

Da qui il passo per Fabbri è stato breve: “Oltre ai diritti già garantiti dall’equiparazione della posizione del richiedente asilo a quella del titolare di un permesso temporaneo, l’iscrizione anagrafica vincola il Comune all’erogazione, in casi di necessità, di una serie di servizi di welfare normalmente riservati ai cittadini residenti, come per esempio le case popolari”.

Secondo il sindaco “il Decreto Salvini serve anche a prevenire queste situazioni assurde nelle quali il peso della gestione di immigrati, dei quali ancora il destino non è determinato finiscano per pesare sui Comuni nei quali sono temporaneamente distribuiti dalle prefetture”.

E conclude con una sua preoccupazione: “Questa situazione potrebbe creare un pericoloso precedente aprendo la strada ad altre domande di altri richiedenti asilo, ai quali, poi, potrebbe essere negato il diritto ad ottenere lo status di rifugiato. A quel punto il Comune si troverebbe ad avere tra gli iscritti all’anagrafe dotati della carta di identità anche dei soggetti non più regolari sul territorio”.

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