Economia e Lavoro
4 Agosto 2019
L’associazione fa un appello a grande distribuzione e consumatori per sostenere le aziende agricole, perché la frutta che ha subito danni venga messa in vendita e acquistata

Cia Ferrara: “Acquistiamo e mangiamo i prodotti agricoli danneggiati dal maltempo”

di Redazione | 2 min

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Il maltempo di venerdì pomeriggio ha ulteriormente compromesso le principali produzioni agricole del territorio in fase di maturazione, in molti casi spazzate via dal forte vento che ha toccato punte di 155 km/h a Mesola. Prodotti danneggiati ma ancora buoni che, se raccolti immediatamente e immessi sul mercato, potrebbero essere tranquillamente consumati, anziché diventare uno scarto. Cia–Agricoltori Italiani Ferrara fa un appello alle principali catene della Grande Distribuzione e ai consumatori: mettete in vendita e acquistate i prodotti danneggiati.

“Non si può buttare cibo maturo, in molti casi appena segnato, solo perché la filiera non vuole commercializzarlo – commenta Stefano Calderoni, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara. Si tratta di un atto che va, innanzitutto, contro i principi fondamentali dello spreco alimentare e poi, naturalmente, si tratta di un ulteriore danno alle aziende agricole che, come sappiamo, quest’anno hanno già i conti in rosso. Quel poco che rimaneva, infatti, è letteralmente da buttare, ma solo perché il nostro sistema di distribuzione e le modalità di consumo rendono difficile, se non impossibile, portarli sulle tavole. Quindi vorrei – continua Calderoni – fare un appello alla Grande distribuzione perché, in casi di grave difficoltà come questo, con i suoi “fornitori” allo stremo, riesca a creare nei punti vendita uno spazio per accogliere questi prodotti che vanno naturalmente venduti a brevissimo giro. Si potrebbe creare un canale diretto di conferimento, anche in accordo con le diverse cooperative e Op del territorio, per organizzare la logistica distributiva. Poi, naturalmente, chiedo ai consumatori: non comprate solo con gli occhi!  Un prodotto non perfetto, magari ammaccato, se consumato subito conserva tutte le caratteristiche organolettiche ed è altrettanto buono rispetto a quello privo di difetti evidenti”.

“Io non credo – conclude Calderoni – che il default del sistema agricolo possa rimanere un problema dei produttori, gli unici a non veder riconosciuto veramente il loro valore e ad affrontare da soli le crisi climatiche e di mercato. Credo, invece, che serva una sorta di “Patto di sostegno” nei momenti particolarmente gravi come questo, perché una filiera di qualità non è autosufficiente senza il primo anello. Certo, chi commercializza e vende può scegliere di acquistare all’estero, ma questo sarebbe la fine del nostro modo di coltivare, fatto di attenzione ai disciplinari e alla sostenibilità, e nessuno può volere davvero che la nostra agricoltura finisca perché non si è in grado di fare un passo indietro e collaborare in maniera meno speculativa ma più etica”.

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