Sono una studentessa di Medicina e Chirurgia dell’università di Ferrara, preoccupata per il suo corso di laurea.
Si sta molto parlando ultimamente della scelta di ampliare, per l’anno scolastico 2019-2020, i posti del Corso dai circa 180 degli ultimi anni, a più di 600. Sebbene ad un occhio poco attento questa potrebbe sembrare una risposta alla richiesta attuale di Medici in Italia, la realtà purtroppo è ben lontana.
Innanzi tutto, è necessario chiarire il problema: la carenza di medici riguarda i medici specialistici, non i laureati. Ogni anno lo stato mette a disposizione circa 8000 borse di studio per specializzarsi, a fronte dei quasi 20000 giovani medici che cercano di accedervi. Quelli che restano fuori dal concorso, sono definiti in gergo “camici grigi” e risentono di questo imbuto formativo che segue la laurea. Stanno nascendo proprio ora dei movimenti studenteschi che cercano di diminuire questo numero, di utilizzare queste risorse preziose, ma è subito chiaro che aumentare il numero dei posti a Medicina non è una soluzione: senza un congruo aumento di borse specialistiche, aumenterebbe alla lunga soltanto il numero dei camici grigi.
Il discorso riguardo l’università di Ferrara non si ferma solo a questo. Inizialmente, il Magnifico Rettore Zauli aveva proposto una sperimentazione con modello simile a quello “alla francese”, dove soltanto i più meritevoli, in termini di media, potranno proseguire gli studi.
In realtà il progetto non è andato in porto, e già diversi mesi fa noi studenti organizzammo una raccolta firme come forma di protesta. È bene specificare che le nostre obiezioni non si basano su una sorta di “egoismo universitario”, su un desiderio di sentirsi migliori e più meritevoli, ma bensì sull’evidente carenza di qualità che questo progetto ha. Non soltanto gli esami del primo anno sarebbero a crocette, metodo che magari può essere efficiente per alcuni esame ma non chiaramente per Anatomia (esame da trattare oralmente per antonomasia, non è possibile ridurlo ad una semplice x) , ma è anche la totale carenza di laboratori a preoccuparci: prevediamo medici che non solo saranno scarsi di pratica, ma che avranno anche una preparazione teorica “a crocette”.
Mantenendo però il focus sulla situazione attuale, a seguito della nostra raccolta firme il rettore ci concesse una riunione, nella quale purtroppo non ci diede spiegazioni esaurienti ai nostri dubbi. Mesi dopo, senza preavviso, ci siamo ritrovati con questa novità alle porte, già decisa. Ci siamo allora organizzati per una protesta, sempre pacifica, mandando delle e-mail di protesta al Rettore e agli organi competenti, che ci ha di nuovo convocati in un assemblea. Anche in questo caso, purtroppo, i nostri dubbi e le nostre preoccupazioni sono sempre più pressanti e trovo giusto sottoporle a tutti gli interessati, facendo un resoconto di questa riunione.
In merito alla sperimentazione, come detto, il progetto non è andato in porto. Verranno però accolti 600 studenti (al posto dei classici 180) e verranno considerati come “fuori corso” quegli studenti che non otterranno un tot di crediti annui. Ora, ci si potrebbe chiedere che cosa comporti essere considerato fuori corso, ma la risposta è semplicemente un aumento di tasse (nonostante il Rettore continui a sostenere che non si tratta di una manovra economica). Non solo, il numerosi crediti da ottenere non è affatto competitivo: sono poco più di quelli di un semestre.
Per quanto riguarda gli esami a crocette, egli ha portato esempi europei, dove questo metodo è consolidato. Anche in questo caso, non siamo d’accordo: non soltanto i professori non sono preparati per questo tipo di esami, ma il nostro punto di forza in Europa è sempre stata la nostra ottima preparazione teorica, che chiaramente in questo modo sarebbe drasticamente inferiore.
Si può parlare poi del numero di posti: quasi i doppio rispetto a Bologna nonostante la città e le strutture non siano affatto pronte a sostenere un tale numero. Già ora, a causa del grande numero di studenti, alcuni tirocini importanti del 4 e 5 anno sono diventati facoltativi (medicina interna facoltativo, endocrinologia un’unica mattinata), perché purtroppo in reparto non si può stare in 10 accanto ad un letto di un paziente: non è né etico né formativo. Non osiamo immagine con 600 studenti in più.
A queste preoccupazioni, il Rettore ha risposto che “verranno sfruttate le risorse della provincia”, ma questa non è certo una soluzione soddisfacente: gli studenti fuori sede, che chiaramente non hanno un’auto, come potrebbero mai sostenere un tirocinio, ad esempio, a Comacchio? Quando persino andare a Cona è complicato (un unico autobus, affollatissimo, spesso in ritardo)? Inoltre il numero aperto si sta già attuando a Ferrara per i corsi di Scienze Motorie e Biotecnologia, con risultati disastrosi: mancanza totale di servizi di trasporto, di aule studio, di laboratori.
Per la questione lezioni, anziché attuare il modello di università più grandi che hanno i corsi divisi in canali (in modo da avere comunque un professore ogni tot studenti), si è parlato di 3 aule collegate in videochat, con le classiche difficoltà del caso (come si potranno fare domande? Interagire con il professore? È davvero necessario un approccio così telematico?).
Per non parlare poi della preoccupazione sui posti letto: anche in questo caso ci è stato detto di aver considerato quelli regionali. Abbiamo chiesto come potrebbe mai uno studente con casa ad Argenta seguire le lezioni ogni mattina a Ferrara, e ci è stato detto che l’università non è un’agenzia immobiliare.
Noi studenti riteniamo che questa proposta sia approssimativa, pensata male e portata a termine peggio. Purtroppo, rivolgerci ai giornali ci pare l’unico metodo di protesta adatto, considerato che anche dopo la riunione fatta nei mesi passati, le decisioni sono state prese senza nemmeno chiedere la nostra opinione o senza cercare un ulteriore dialogo.
Riteniamo che la qualità dell’università, a noi molto cara, stia passando non in secondo, ma in ultimo luogo, a favore invece di una manovra che troviamo in primis politica, e in secundis economica. Dopo questi anni otterremmo non solo medici con preparazione pratica nulla, ma anche con una teorica scadente, ed è proprio ciò che vorremmo evitare. Con la speranza di avere risposte chiare,
Una studentessa
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