Economia e Lavoro
20 Giugno 2019
Il tessuto produttivo ferrarese è ancora provato. Ecco i principali indicatori congiunturali

Osservatorio economia, in calo occupazione ed esportazioni

di Redazione | 7 min

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Dopo anni di crisi prolungata, il tessuto produttivo ferrarese appare chiaramente provato e le difficoltà delle imprese si riflettono direttamente sull’occupazione: in pericolo è chi ha perso un lavoro, così come quei tanti che non riescono a trovarlo. Secondo i dati dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara, aumentano sempre più quelli che, scoraggiati, escono dal mercato del lavoro.

E a farne le spese sono soprattutto i giovani: uno su tre non trova un impiego e, quando ci riesce, spesso non è tale da permettergli di fare progetti per il futuro.

Il calo dell’occupazione e le esigenze di risanamento dei conti pubblici avranno anche quest’anno ricadute significative sul reddito, rendendo estremamente caute le scelte di consumo. Tuttavia – prosegue la Camera di commercio – la flessione della domanda interna non è imputabile solo alla debolezza dei consumi.

Sulla base degli scenari economici illustrati ieri mattina, gli investimenti nel corso di quest’anno dovrebbero infatti subire un calo, a causa di margini di capacità produttiva inutilizzata, di ancora diffuse incertezze sull’andamento del mercato e, non da ultimo, di persistenti difficoltà di accesso al credito.

Sul fronte dell’accesso al credito, il 53% delle imprese ferraresi che si sono rivolte alle banche hanno segnalato problemi quali la limitazione all’ammontare del finanziamento richiesto o la maggiore onerosità dei tassi. Un’evidente strozzatura che penalizza gravemente intere filiere, posto che il credito serve in oltre il 40% dei casi a pagare in primo luogo fornitori e dipendenti.

Occorre tornare a crescere, individuando interventi ‘cantierabili’ nell’immediato, che rilancino i consumi e attivino di nuovo la propensione all’investimento”. Così il presidente della Camera di commercio di Ferrara, Paolo Govoni, che ha aggiunto: “Sulle imprese italiane continuano a pesare problematiche esterne al mondo produttivo. Burocrazia costosa e inefficiente; tempi della giustizia incompatibili con le attività economiche; ritardi infrastrutturali ormai insostenibili; una bolletta energetica che ci penalizza rispetto ai nostri competitor. Fattori che riducono l’attrattività del Paese. Il modo in cui oggi organizziamo e valorizziamo l’offerta delle nostre eccellenze – ha concluso il presidente della Camcom – è cambiato e continuerà a cambiare. In questa logica dobbiamo interpretare – e sostenere con politiche adeguate – i mutamenti all’interno del nostro tessuto produttivo: dalla diffusione delle nuove tecnologie nella filiera turistica alle reti produttive e commerciali attraverso le quali tante imprese cercano nuovi spazi di mercato, soprattutto all’estero. Nella consapevolezza che facendo gioco di squadra è possibile superare la ‘paura dell’ignoto’ legata ai mercati più lontani”.

Alcuni dati di sintesi. Per le imprese manifatturiere da 1 a 500 addetti, il 2019 si apre con contrazioni sia del fatturato che degli ordinativi, che in media si riducono del -1,2% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, caduta meno pesante del dato regionale (-1,9%). In particolare, la produzione dell’industria ferrarese mostra una diminuzione del -1,3%, dovuta soprattutto alle contrazioni dell’aggregato che comprende i settori della chimica e della lavorazione dei minerali non metalliferi.

Il trend positivo dei comparti, l’industria meccanica-mezzi di trasporto e l’aggregato legno-mobili-carta-editoria, non è sufficiente a compensare il calo degli altri settori. Per quanto riguarda l’artigianato, la produzione registra una contrazione più contenuta, mentre è il fatturato a ridursi di più in particolare per le imprese non esportatrici. te del 4,2%.

Gli indicatori sul commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti al primo trimestre del 2019 confermano il rallentamento delle esportazioni, con una variazione tendenziale del -10,3%, oltre 71 milioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2018, in controtendenza con quanto fatto registrare a livello regionale (+5,0%), dove la crescita risulta accelerata anche rispetto al trend nazionale (+2,0%).

Nei primi tre mesi del 2019 le imprese ferraresi hanno esportato merci per un valore complessivo di più di 623 milioni di euro, dato che sebbene superi i valori del biennio 2015-2016, rimane comunque inferiore a quanto registrato negli anni di maggiore espansione, ovvero 2012, 2014, 2015 e 2018 (anno record dell’export provinciale).

Ferrara e Rimini sono le uniche province della regione che segnalano un periodo di contrazione dopo il trend particolarmente positivo del 2018. La causa è dovuta soprattutto ad una contrazione dell’export del settore dell’automotive e della chimica, settori di chiave delle esportazioni ferraresi, rispettivamente -66milioni di euro e -22 milioni. In calo anche i prodotti per la pesca, gli apparecchi elettrici ed elettronici (-3,1%, -17,7% e -3,2%).

Rispetto ai primi tre mesi del 2018 aumenta, invece, l’export per i prodotti agroalimentari +8,8%, gli articoli in gomma e i prodotti di minerali non metalliferi +5,5% ed i prodotti in metallo +5,5%. Si mantiene stabile anche il settore moda, con un +0,1%. L’Europa è ancora una volta la destinazione e la provenienza principale, rappresentando più dei due terzi dell’export totale. Gli Stati Uniti, sebbene vi sia stata una forte riduzione che si aggira intorno ai 37 punti percentuali, a causa della frenata del settore automotive locale, rappresentano ancora il secondo partner principale, superato, in questo trimestre, dalla Germania, con un calo, in questo caso di più di 7 punti percentuali, dovuto alla contrazione del settore dei prodotti chimici. Le variazioni positive si sono, invece, registrate verso paesi quali il Sud Africa (+6,3%) e la Russia (+7,2%), ma occorre anche segnalare la crescita dell’export ferrarese in Francia, Regno Unito, Belgio e Svezia. Si rilevano cali anche tra le importazioni calate complessivamente del -7,7%, con due importanti eccezioni, Stati Uniti (+12,2%) e Cina (+1,2%).

Per quanto concerne le costruzioni, prosegue la lenta ripresa di un settore che fatica a recuperare il terreno perso negli anni di maggiore crisi. Nel primo trimestre del 2019, il volume d’affari registra un’ulteriore crescita, pari al +2,6%, mentre l’indicatore per l’artigianato rimane invariato. Ferrara mostra così un trend migliore rispetto alla regione, il cui volume d’affari si ferma al +0,3%. Il risultato parzialmente positivo è stato ottenuto da una numerosità di imprese che continua contrarsi: a fronte di un calo delle iscrizioni, non compensato, però, dal lieve calo anche delle cancellazioni il saldo della movimentazione è ancora negativo ed in peggioramento (-64 unità, contro le 59 del 2018 e le 53 del 2017). Il trend negativo coinvolge anche le imprese straniere, dove si registrano un aumento delle chiusure rispetto all’anno precedente e una diminuzione delle registrazioni.

Soffre il commercio, che registra una contrazione delle vendite del -2,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tutti i settori sono in affanno, con un -1,2% per il commercio al dettaglio di prodotti alimentari e un -3,6% per ipermercati, supermercati e grandi magazzini. Il dato peggiore è registrato, invece, dal commercio al dettaglio di prodotti non alimentari con una delle peggiori contrazioni degli ultimi 5 anni, pari al -4,0%.

In affanno anche il turismo, che nei primi quattro mesi del 2019 registra lievi cali negli arrivi e nelle presenze di turisti in provincia a causa di un diminuzione dei turisti italiani in quasi tutti gli ambiti territoriali. I Lidi di Comacchio soffrono di una riduzione complessiva del -10,7%, sebbene vi sia un aumento dei turisti stranieri che però non riesce a compensare la riduzione dei turisti e pernottamenti italiani. La provincia, in generale, mostra dati in positivo per quanto riguarda il turismo italiano (+3,9%), mentre calano del -6,7% i turisti stranieri. Ferrara città mostra dati positivi, anche in questo caso riguardanti solo i turisti italiani (+11,6%), mentre i turisti stranieri sono in calo (-8,7%). Cento riporta cali per entrambe le provenienze, con un -6,2% per gli italiani e un -8,1% per i turisti stranieri. La movimentazione negli esercizi alberghieri risulta in calo soprattutto per Cento (-6,4%) e nei Lidi di Comacchio (-6,5%).

Per quanto riguarda la demografia delle imprese, nei primi tre mesi di quest’anno le cessazioni hanno ripreso a crescere rispetto allo stesso periodo del 2018 e, allo stesso tempo, le iscrizioni registrano un nuovo minimo storico. Il saldo della movimentazione per i primi tre mesi dell’anno risulta così in peggioramento (-421 unità). Continua a rafforzarsi il peso delle società di capitale, mentre perdono terreno le forme giuridiche “personali”, ovvero società di persone e imprese individuali.

I segnali di crisi provengono anche dai dati riferiti al maggior ricorso agli ammortizzatori sociali. Nei primi 4 mesi del 2019 riprende a crescere la cassa integrazione (+76,2%), con un trend decisamente più accelerato rispetto a quanto rilevato negli a altri ambiti di confronto. Se l’utilizzo della deroga si è esaurito e le ore richieste di ordinaria risultano in calo, per la straordinaria invece, si rileva un incremento relativo a tre cifre.

Complessivamente sono state richieste dalle imprese ferraresi più di un milione di ore, prevalentemente di Cig straordinaria. La contrazione registrata a Ferrara per l’ordinaria si rileva sia nell’industria manifatturiera, in prevalenza nelle imprese meccaniche (che ne rappresentano circa i tre quarti del monte ore), che nell’edilizia. Lo stesso accade per la straordinaria dove il settore che ha richiesto più ore rimane l’industria meccanica (648mila ore il 78%), in prevalenza in quella per solidarietà, che rappresenta anche la principale tipologia della straordinaria (l’80%). Per quanto riguarda invece l’altra componente, quella per riorganizzazione, è la chimica il settore che concentra la quasi totalità delle ore (143mila).

Diminuiscono i protesti (-26,9%) e cala anche l’importo totale, 435.169 euro, una riduzione del -9,5% rispetto al 2019. Crescono le sentenze di fallimento, in particolare per quanto riguarda i settori delle attività manifatturiere e dei servizi.

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