Goro. “Chiedo ancora scusa al paese di Goro per il danno arrecato”. Ha ricevuto il messaggio Luca Branchi, fratello di Willy, il ragazzo trucidato la notte del 30 settembre 1988. Ha capito bene chi fosse il vero destinatario del documento approvato con sostegno bipartisan giovedì sera dal Consiglio comunale. Non solo Le Iene con le incursioni di Antonino Monteleone, non i giornalisti locali. Ma lui, il fratello che con disperazione ha fatto riaprire le indagini sull’omicidio, primo motore di quel ‘casino’ che disturba la quiete di un paese che ha sempre sostenuto lui e la sua famiglia, forse senza mai darlo a vedere, o sentire.
“Il sindaco di Goro mi ha contattato per dirmi che la delibera del Consiglio Comunale era un atto dovuto e che per me e la mia famiglia loro ci sono sempre – rivela Luca -. Già, loro ci sono, è Willy Branchi a non esserci più, ma questo lo tengo per me”.
E nel momento in cui poteva farlo, esserci, seppure in ritardo, ecco invece che a chi ha sete viene offerta una spugna imbevuta d’aceto: “Ho appreso dalla stampa che il Consiglio Comunale di Goro si è riunito il 6 giugno per approvare un documento relativo all’omicidio di mio fratello. All’inizio sono rimasto sorpreso e anche un po’ emozionato nel vedere che i rappresentanti di noi Goresi, avevano deciso di trattare il tema relativo a quella dannata notte del 30 settembre 1988 – scrive amaro Luca Branchi -. Poi, purtroppo, continuando nella lettura mi sono reso conto che l’incontro aveva come tema esclusivamente il clamore mediatico causato dalla vicenda di Willy e il ‘fango’ che sarebbe stato gettato da alcune trasmissioni televisive sul nostro paese. Non una parola su Willy… non un commento su quello che è emerso sino ad oggi, dopo 5 anni di indagini serrate. 7 persone indagate per false informazioni dopo trent’anni dalla morte di mio fratello (quasi tutti miei compaesani), alcuni indagati per omicidio volontario, ma il problema oggi a Goro è un altro … è il “fango” che è stato gettato addosso al paese!”.
Luca Branchi (a sinistra) e l’avvocato Simone Bianchi)
La piaga di Goro oggi è il fango mediatico, non trent’anni di silenzi, di mezze verità su un omicidio violentissimo. “È certamente vero, Goro è stato dipinto quasi come un ‘girone dantesco’, nel quale in passato – pare – succedessero cose inimmaginabile. Ma le dichiarazioni riportate dalle varie trasmissioni televisive altro non sono che quelle rilasciate dai miei compaesani, in assoluta e totale libertà – sottolinea Branchi -. In paese quello che da più fastidio è l’utilizzo dell’espressione ‘tutti sanno cosa è successo’. Ancora oggi leggo commenti sui social di persone indignate da questa frase perché loro, 30 anni fa, ancora non erano nate. Francamente non capisco questi atteggiamenti. Non capisco perché la gente davanti a un giornalista che pone delle domande in assoluta tranquillità, scappi insultandolo”.
E non lo capisce, Luca Branchi, perché sa bene che “in questi anni in Procura sono state sentite più di 90 persone”, e un giorno vorrebbe “pubblicare quelle dichiarazioni per farvi capire quello che sto provando, farvi leggere con i vostri occhi quello che tante persone hanno avuto il coraggio di dire o di nascondere”.
Ma intanto, in attesa che anche gli altri lo facciano, è lui ad aver capito: quello è aceto, non acqua fresca per la bocca di un assetato: “Una cosa è certa, e l’ho capita oggi, leggendo il punto all’ordine del giorno del Consiglio Comunale. La vicenda di Willy ha dato fastidio, io sto dando fastidio, ostinandomi dopo 30 anni a cercare ancora gli assassini di mio fratello, mettendo in cattiva luce il paese e i suoi abitanti”.
E allora, gli tocca rivoltarsi: “Chiedo pubblicamente scusa a tutti… e lo dico senza polemica. Non volevo recare un danno all’immagine del posto che ha visto nascere e crescere Willy. Certo, a 18 anni è stato brutalmente assassinato da qualcuno che ancora oggi suscita in alcune persone paura e tormento, ma questo non è minimamente paragonabile alla gravità del ‘fango’ gettato sul paese. Che cosa mi sarei aspettato dopo aver visto le note trasmissioni televisive? Che qualcuno si fosse attivato per prendere le distanze da certi personaggi, dalle loro dichiarazioni agghiaccianti. Che qualcuno avesse avuto il coraggio di urlare ‘noi non siamo così, e chi ha detto quelle cose ne deve rispondere’. Niente di tutto questo è stato fatto. Come al solito si aspetta che passi ‘la tempesta’ sperando che le cose tornino al loro posto, tanto prima o poi si stancheranno di seguire questa vicenda, no?”.
No. “Andrò avanti da solo (come fino ad oggi ho fatto), senza chiedere nulla a nessuno (come fino ad oggi ho fatto). Per evitare ulteriori imbarazzi ai miei compaesani però, qualcosa la devo pur fare, Goro deve tornare a dormire sonni tranquilli (quelli che mia madre da trent’anni a questa parte non ha più avuto). E allora ho pensato che avere in paese un’associazione che porta il nome di Willy possa essere senz’altro fonte di imbarazzo. Qualcuno magari, leggendo quel nome tra alcuni anni, potrebbe avere voglia di fare delle domande, capire chi fosse Willy, che cosa gli è successo. E così ritirare fuori tutto quel “fango” che nel frattempo sicuramente si sarà completamente asciugato. Così ho deciso di far togliere il nome di Willy Branchi dall’associazione Young Club. Nei prossimi giorni invierò una comunicazione ufficiale per chiedere che non utilizzino più quel nome. Credo che anche consegnare il premio Willy Branchi alla manifestazione “Goro paese canoro” possa essere fonte di imbarazzo per molti e quindi chiederò che il premio non venga più assegnato (sicuramente troveranno un nome più adatto, in grado di rendere tutti più sereni)”.
“Credetemi, è giusto così”.
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