Economia e Lavoro
29 Maggio 2019
La Fondazione Estense riprende la ricerca del partner: "Prospettive di rilancio". E richiede il risarcimento dei danni quantificati in oltre 50 milioni. Eletto il presidente Polizzi e il vice Capatti

Fondazione Carife cambia nome e direttivo: “Fusione entro il 2021”

di Redazione | 6 min

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Nuovo statuto, nuovo nome, nuovo direttivo, stesso obiettivo. Via libera a diverse novità per la Fondazione Carife che punta sempre alla fusione da effettuare entro il 2021, ma intanto durante le riunioni di assemblea dei soci e organo di indirizzo approva il bilancio consuntivo 2018, che espone un risultato negativo di esercizio, dimezzato rispetto al 2017, pari a 57mila euro.

L’esercizio 2018 è stato certamente tra i più complessi della Fondazione Carife. L’anno scorso era infatti cominciato con un importante incontro al Ministero dell’Economia e delle Finanze a cui è seguita la richiesta di manifestare l’interesse ad una eventuale fusione o ad altre forme di aggregazione/collaborazione tra fondazioni. Solo Fondazione Roma rispose all’appello e fino a dopo l’estate parevano esserci concrete possibilità di fusione.

La storia, ricordiamo, è finita diversamente: con il rinnovo del consiglio di amministrazione alla guida dell’ente capitolino, vi è stato anche un radicale mutamento di intenti da parte degli organi istituzionali di Fondazione Roma. Ai primi di dicembre sono quindi cambiate nuovamente le prospettive di sviluppo che fino a pochi mesi prima si pensava di poter percorrere, facendo tornare la Fondazione in un clima di incertezza circa la possibilità di poter proseguire la propria attività.

Dopo la chiusura dell’esercizio 2018 è stata pubblicata la sentenza del Consiglio di Stato, che vede l’ente estense soccombente anche in secondo grado di giudizio. La Fondazione aveva impugnato infatti davanti al Consiglio di Stato la sentenza del Tar del Lazio con cui era stata rigettata l’istanza della Fondazione contro il decreto del Mef del 22 novembre 2015 cosiddetto Salvabanche. L’udienza di appello si è svolta a fine novembre, occasione in cui la Fondazione aveva confermato la propria richiesta risarcitoria. Anche la sentenza di secondo grado ritiene che sia stato corretto non procedere con l’aumento di capitale da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi in quanto avrebbe integrato un aiuto di Stato, come più volte sostenuto dalla Commissione Europea – Direzione concorrenza.

Di contrario avviso è invece la sentenza della Corte di Giustizia della Comunità Europea, pubblicata a metà marzo in riferimento al salvataggio di Tercas, che ha invece riconosciuto l’illegittimità della presunta violazione del divieto di aiuti di Stato per l’assunzione di partecipazioni azionarie da parte del Fidt.

Il Tribunale europeo ha accolto la tesi che la Fondazione Carife e Fidt hanno sempre sostenuto, ovvero che non vi sarebbe stato alcun ricorso al denaro pubblico nel salvataggio di Carife. Se tale interpretazione fosse stata adottata nel caso di Tercas – per la quale poi si optò per la costituzione di un fondo “volontario” da parte del Fidt pur di portare a termine l’operazione, appena 4 giorni dopo la risoluzione di Carife – si sarebbe potuto evitare per i successivi “salvataggi”, di ricorrere a strumenti differenti più complicati e costosi per il sistema bancario e per la collettività.

Sulla base di tale importante sentenza, che sancisce l’illegittimo orientamento della Commissione Europea, sono attualmente in corso contatti e riflessioni sia in Acri che in Associazione Bancaria Italiana, circa l’opportunità di agire in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni subiti dalla Fondazione Carife, quantificati dal legale nel corso del processo amministrativo in oltre 50 milioni di euro.

Ad inizio 2019 sono maturate anche due importanti trattative, che si sono rivelate decisive per riportare in sicurezza l’ente. A gennaio la Fondazione è stata informata che nell’ambito di Acri nazionale era ormai in fase di avanzata trattazione la predisposizione di un meccanismo che avrebbe permesso di destinare una quota dei contributi associativi raccolti, a sostegno delle fondazioni in difficoltà.

Il 10 aprile scorso, Acri ha ufficialmente stanziato a favore di Fondazione Carife 300.000 euro a copertura dei costi operativi per l’esercizio 2019, contributo che potrà essere confermato per massimo tre anni, dando in questo modo il tempo di individuare la Fondazione con cui effettuare la fusione entro il 2021.

“Sebbene da un lato continui continua ad essere evidente una complessa situazione finanziaria, dall’altro gli eventi di rilievo accaduti in questi primi mesi del 2019 lasciano intravedere la concreta possibilità di un nuovo orizzonte per il nostro ente” assicurano dal direttivo, ricordando che “grazie all’importante sforzo attuato a livello di Acri regionale, la Fondazione potrà quest’anno tornare ad erogare sul territorio somme a sostegno di importanti realtà operanti nel volontariato sociale”, vedasi i 130mila euro a 11 realtà territoriali.

“Siamo quindi di fronte ad una articolata ‘manovra di salvataggio’ che ci permette i guadagnare prospettive di rilancio, mettendo la Fondazione Carife in grado di riprendere la ricerca del migliore partner con cui ridisegnare il proprio futuro, puntando su un patrimonio collezionistico di valore e su capacità progettuali, aggregative e di promozione, dimostrate anche mediante la creazione di Spazio Crema, ormai divenuto punto di interesse cittadino con iniziative che hanno riscontrato un notevole apprezzamento da parte del pubblico: 18 conferenze, 4 concerti e un evento di beneficenza, ai quali si aggiunge l’inserimento tra i palazzi sede del percorso culturale del Festival Internazionale e del Premio Estense”.

Ritenendo che l’avvicinamento a potenziali partner di un progetto di fusione, obiettivo principale della Fondazione, potesse essere agevolato da una struttura istituzionale più snella, assemblea e organo di indirizzo hanno approvato di modificare lo statuto dell’ente, andando in primo luogo a ridurre la composizione numerica di alcuni organi.

L’assemblea sarà composta di massimo 110 e non potrà essere inferiore a 30 componenti, l’organo di indirizzo passerà dagli attuali 50 membri a 21 (di cui 7 nominati da assemblea e 14 dagli enti designanti), mentre il consiglio di amministrazione passerà a 5 componenti anziché 9.

Un’altra modifica importante ha riguardato la proposta di un nuovo nome. Si è pensato a “Fondazione estense” per richiamare il rapporto con il territorio che storicamente ha interessato l’attività istituzionale dell’organo, ma in chiave più ampia, anche ai fini di auspicate riflessioni in tema di aggregazione da sviluppare in primis in una area vasta  comunque prossima. Tutte le modifiche approvate potranno diventare operative dopo formale approvazione da parte del Mef, probabilmente già entro la prossima estate.

L’ordine del giorno della riunione dell’organo di indirizzo prevedeva anche la nomina del presidente e del vice presidente della Fondazione, recentemente scaduti e non più rinnovabili per raggiunti limiti di mandato ex art. 11, avendo già esercitato entrambi due mandati consecutivi.

Le due candidature pervenute, dell’avvocato Giovanni Polizzi, consigliere uscente e socio, quale presidente e dell’ingegnere Sergio Capatti, socio e neo consigliere, per la carica di vice presidente, sono state votate dall’organo di indirizzo e risultano pertanto entrambi eletti.

Infine, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in ottemperanza a quanto previsto dallo statuto vigente, ha sollecitato all’organo di indirizzo anche la nomina di due componenti del cda. Sono state formulate due candidature: la conferma del consigliere uscente e socio, ingegner Claudio Mingozzi e della proposta di nuova nomina dell’avvocato Rita Reali, già componente dell’organo di indirizzo.  Anche in questo caso entrambe le proposte sono state votate dall’organo di indirizzo e risultano pertanto entrambi eletti.

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