Politica
17 Maggio 2019
Lo scambio epistolare tra il sindaco e la commissaria europea per la concorrenza sul caso della banca cittadina e dei risarcimenti ai risparmiatori

Carife. La lettera di Tagliani e la risposta della Vestager

di Redazione | 8 min

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Il 19 aprile, il sindaco Tiziano Tagliani ha scritto alla commissaria europea Margrethe Vestager per rappresentarle il proprio sconcerto sulla sorte di 20mila piccoli risparmiatori e dei lavoratori coinvolti nella vicenda Carife che ha portato a gravi ripercussioni sulla economia locale. La missiva è stata consegnata il 24 aprile durante l’incontro tra la commissaria e le associazioni di risparmiatori, tra le quali Amici di Carife. Vestager ha riposto con una lettera recapitata il 14 maggio al sindaco e diffusa il 16.

La commissaria conferma quanto già aveva detto alle associazioni. Ovvero che, da un lato,  spettava all’Italia trovare la decisione più opportuna valutando le situazioni delle banche caso per caso. Dal canto suo, per Carife come per Tercas, la Commissione avrebbe approvato senza problemi l’intervento dello ‘schema volontario’ del Fitd, che però non sembra esserle mai stato sottoposto (sappiamo dal presidente del Fondo che era disponibile quattro giorni dopo la messa in risoluzione). Dall’altro lato, quello dei risarcimenti, la commissaria fa intendere che l’Ue – pur ritenendo preferibile la verifica delle posizioni caso per caso in modo da evitare danni ai contribuenti e di incentivare comportamenti scorretti – non avrebbe e non ha avuto problemi nell’allentare le maglie per aiutare i risparmiatori individuali più vulnerabili, anche collaborando con il Governo per la creazione di un nuovo sistema di compensazione.

Di seguito riportiamo lo scambio epistolare, partendo dalla lettera di Tagliani

Da Sindaco di Ferrara mi sento obbligato a rappresentarLe uno sconcerto profondo dei miei concittadini i quali non comprendono, come anche io non comprendo, se il sistema che presiede alle tutele del risparmio in Europa abbia profili non dico di equità, ma addirittura di logicità e coerenza. Ai nostri occhi infatti, la vicenda CARIFE appare paradossale, così come paradossale è che fino ad oggi nessuno, se non i risparmiatori e i lavoratori, risponda per errori macroscopici, omissioni, ritardi che a noi risultano chiaramente imputabili alle istituzioni che hanno gestito questa crisi aziendale.

In primo luogo, la Banca d’Italia ed il Ministero della Economia e delle Finanze, dopo due anni di commissariamento che non ha risanato la banca, hanno autorizzato commissari e la Fondazione Carife (azionista di controllo) ad approvare nella assemblea straordinaria dei soci del luglio 2015 un progetto di salvataggio che questi stessi enti hanno poi giudicato inattuabile qualche settimana più tardi. Tale soluzione avrebbe dovuto essere sostanzialmente analoga a quella adottata per la Banca di Teramo TERCAS e sulla quale la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea si è espressa confermandone la legittimità anche sotto il profilo del diritto comunitario. Infatti con sentenza del 19 marzo 2019, la Corte di giustizia dell’UE ha annullato la decisione della Commissione del 23 dicembre 2015 che aveva erroneamente ritenuto che le misure di sostegno concesse a Banca Tercas presupponessero l’uso di risorse statali e fossero imputabili allo Stato.

Nel merito, la Corte di giustizia ha affermato che l’aiuto concesso da uno Stato, ai sensi dell’art. 107, paragrafo 1, del TFUE, deve presentare due condizioni distinte e cumulative: deve essere imputabile allo Stato e deve essere concesso mediante risorse pubbliche.

Tutto questo ha prodotto una disparità grande di trattamento ed ha gettato nello sconforto oltre 20 mila piccoli risparmiatori di una banca territoriale con gravi ripercussioni sulla economia locale.

In occasione quindi della visita presso il Suo ufficio di una delegazione di questi risparmiatori, che La ringrazio aver ricevuto, auspico che Lei saprà fornire loro le indicazioni necessarie a rinsaldare la fiducia nelle Istituzioni e l’impegno per una Europa quale volano di pace e di sviluppo e non burocratica ed iniqua.

Il 14 maggio è giunta la risposta della commissaria Vestager

Egregio signor Tagliani,

La ringrazio per la Sua lettera del 19 aprile 2019.Nella Sua lettera Lei esprime le Sue preoccupazioni in merito agli sviluppi relativi al settore bancario italiano e all’esigenza di giustizia per molti investitori al dettaglio che hanno subito perdite a causa del fallimento della Cassa di Risparmio di Ferrara.

Durante la riunione del 24 aprile, quando mi è stata consegnata la Sua lettera, ho avuto l’opportunità di ascoltare le storie personali di alcuni di questi piccoli risparmiatori, vittime di pratiche di vendita impropria da parte delle banche italiane, di parlare con loro del regime di compensazione attualmente in corso di istituzione da parte delle autorità italiane, e di rassicurarli sulla collaborazione della Commissione con il governo italiano, in materia.

La Commissione è ben consapevole del fatto che negli ultimi anni diverse banche italiane hanno partecipato alla vendita impropria (mis-selling) di azioni bancarie e obbligazioni subordinate. Per quanto riguarda questa questione, ritengo che, in ultima analisi, la Commissione condivida i vostri stessi obiettivi. La Commissione ha sempre sottolineato la necessità di ritenere responsabili le banche che hanno venduto gli strumenti finanziari in modo non appropriato, di tutelare i diritti degli investitori e, in particolare, di proteggere gli investitori al dettaglio finanziariamente vulnerabili.

La Commissione non è indifferente alle difficoltà che il mis-selling può causare ai piccoli risparmiatori. Per questo motivo sia la legislazione comunitaria che quella nazionale sottolineano che i cittadini devono essere informati dalle banche che, quando acquistano determinati strumenti finanziari, non stanno mettendo i loro risparmi in un semplice conto di deposito, ma stanno sottroscrivendo un investimento.

Per questo motivo le banche sono tenute a fornire informazioni adeguate sui rischi potenziali ai clienti che decidono di investire in strumenti finanziari.

Se le banche non adempiono a tali obblighi, le conseguenze per le persone interessate e per le loro famiglie possono essere molto gravi, in particolare per i piccoli risparmiatori che sono finanziariamente vulnerabili.

Per questo motivo, vi sono diversi modi in cui le banche e/o le autorità nazionali possono risarcire i cittadini vittime di mis-selling.

Nel caso in cui la banca responsabile del mis-selling di strumenti finanziari sia ancora attiva sul mercato, è ovviamente necessario che la banca stessa si assuma la responsabilità delle proprie azioni e paghi un risarcimento agli investitori vittime del mis-selling.

Se la banca responsabile è invece uscita dal mercato, le norme dell’UE non impediscono a uno Stato di rimborsare le vittime al posto della banca.

Tuttavia, per evitare che tali iniziative di compensazione funzionino in modo arbitrario — così danneggiando gli interessi dei contribuenti e potendo incoraggiare comportamenti opportunistici da parte di banche e investitori — la Commissione richiede in genere che le richieste di indennizzo siano verificate su base individuale da un organismo indipendente (ad esempio un tribunale o un arbitro), sulla base di prove che dimostrino un nesso tra il mis-selling e le perdite subite.

In ogni caso, per far fronte a esigenze sociali urgenti, la Commissione ha consentito una procedura di risarcimento più semplice e rapida, in particolare per gli investitori individuali che possono essere considerati vulnerabili dal punto di vista finanziario, sulla base di criteri prestabiliti di reddito e patrimonio.

La Commissione si è sempre mostrata pronta a sostenere gli Stati membri quando cercano di risarcire le vittime. Anche nelle ultime settimane, la Commissione ha mantenuto contatti costruttivi con le autorità italiane per quanto riguarda l’intenzione di istituire un nuovo sistema di compensazione che sia efficace per rispondere alle esigenze dei cittadini interessati e rispetti al tempo stesso le norme dell’UE.

Per quanto riguarda le cause del fallimento delle banche cui Lei fa riferimento nella Sua lettera, Lei afferma giustamente che le diverse istituzioni devono svolgere il proprio ruolo nella regolamentazione e nella vigilanza delle banche, in particolare per quanto riguarda la prevenzione delle crisi bancarie e delle pratiche di vendita impropria.

È solo quando le banche si trovano già in gravi difficoltà e, di conseguenza, è necessario un sostegno finanziario pubblico, che la Commissione sarà coinvolta per valutare se la proposta di uno Stato membro, di concedere aiuti a tali banche, sia in linea con le norme in materia di aiuti di Stato, come è dovere della Commissione ai sensi dei trattati dell’UE.

Ciò è avvenuto in Europa dal 2008 nel caso di molte banche, tra cui la Cassa di Risparmio di Teramo (Banca Tercas), le quattro piccole banche liquidate dalla Banca d’Italia alla fine del 2015 (Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Chieti) e le banche venete messe in liquidazione dalle autorità italiane nel giugno 2017 (Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza). In tutti questi casi spettava alle autorità italiane scegliere l’approccio opportuno, in linea con il diritto dell’UE, per affrontare i problemi, che si differenziano da un caso all’altro.

La Commissione si è limitata a valutare se l’approccio proposto fosse conforme alle norme in materia di aiuti di Stato.

Nel caso di Banca Tercas, le banche italiane associate al regime volontario del fondo di garanzia dei depositi italiano (FITD) hanno optato per intervenire a favore della banca in seguito alla decisione in materia di aiuti di Stato. L’impostazione del sistema volontario, al quale la Commissione non ha sollevato obiezioni dato il carattere non vincolante del sostegno da parte delle altre banche italiane, ha avuto un effetto economico molto simile a quello originariamente previsto dalle autorità italiane.

Tuttavia, questo approccio su base volontaria si è rivelato non disponibile per le quattro banche, tra cui Cassa di Risparmio di Ferrara, che sono fallite alla fine del 2015.

Soltanto nel 2017 si è riusciti a trovare acquirenti per queste banche.

Per quanto riguarda la sentenza del Tribunale sulla decisione della Commissione nel caso di Banca Tercas cui Lei fa riferimento nella Sua lettera, la Commissione ha valutato attentamente i fatti relativi al caso nella decisione che ha adottato nel 2015.

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