Economia e Lavoro
18 Dicembre 2017
Il Fondo Interbancario pronto per il salvataggio il 26 novembre, bloccato dalla risoluzione del governo approvata il 22 novembre

Carife: “Bastavano 4 giorni per salvare la banca”

di Redazione | 4 min

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Se si fossero attesi 4 giorni si sarebbe potuta salvare la Carife e, di conseguenza, i suoi 32mila risparmiatori. È la “rivelazione shock” annunciata dagli Amici della Carife, analizzando l’audizione della commissione parlamentare del presidente del Fitd (il Fondo interbancario di tutela dei depositi) Salvatore Maccarone da cui emergono “verità inedite e in parte sconvolgenti sull’articolata vicenda Carife” che ha portato alla risoluzione della vecchia Carife e all’azzeramento dei risparmiatori.

“I risparmiatori ferraresi ricordano Maccarone in quanto il Fitd doveva intervenire per il salvataggio di Carife dopo la famosa ultima assemblea degli azionisti del 30 luglio 2015 – commenta Marco Cappellari, presidente dell’associazione Amici della Carife –, convocata dai commissari straordinari di Banca d’Italia Giovanni Capitanio e Antonio Blandini. Tale assemblea, come noto, prevedeva che il Fondo Interbancario avrebbe “salvato” Carife con un aumento di capitale di 300 milioni, ridotto il valore delle azioni a 0,27 e gli azionisti avrebbero avuto dei warrant”.

Ma quel famoso aumento di capitale poi non avvenne e il 22 novembre 2015 arrivò la “gelata” della risoluzione della vecchia Carife e l’azzeramento dei titoli di 4.000 obbligazionisti e 28.000 azionisti. Cosa accadde quindi in quei 4 mesi misteriosi tra luglio e novembre?

“Nell’audizione del 6 dicembre alla Commissione Banche a Palazzo San Macuto – prosegue Cappellari – abbiamo chiesto al presidente Casini e alla commissione di convocare Salvatore Maccarone e di porgli precise domande, e così è accaduto nell’audizione del 13 dicembre. L’intervento del presidente Maccarone, incalzato dalle domande dei parlamentari, ha portato dettagli shoccanti sulla vicenda”.

Queste le parole di Maccarone: “A inizio novembre 2015 il Fitd era pronto a varare l’aumento di capitale che avrebbe salvato Carife ed evitato l’azzeramento dei risparmiatori. Allo stesso modo avrebbe fatto per le altre tre banche (Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti), anche se per Carife l’intervento di salvataggio era ancora più giustificato in quanto avvalorato da un iter completato dal voto dell’assemblea degli azionisti”.

Tuttavia Maccarone temeva che l’intervento del cosiddetto “Schema obbligatorio del Fitd” sarebbe stato bloccato dalla direzione generale della Concorrenza della Commissione Europea (del commissario Margarethe Vestager) in quanto ritenuto “aiuto di stato”, come era già accaduto per un intervento simile su Banca Tercas.

Maccarrone ha detto che a inizio novembre 2015 si ebbe la certezza di questo veto della Commissione Europea e quindi il Fitd, attraverso una forzatura giuridica, inventò lo “Schema volontario del Fitd” (meccanismo già esistente in Germania da 40 anni) che non correva lo stesso rischio di incorrere nell’accusa di “aiuti di stato” da parte della Ue. 

E qui diventa molto importante fare attenzione alle date. “Proprio queste date hanno fatto sobbalzare sulla sedia vari parlamentari della Commissione Banche, e lo stesso Maccarone ha consegnato tale cronologia in un documento scritto alla Commissione di Casini” riferisce Cappellari. 

Ecco le 5 date su cui riflettere attentamente: a inizio novembre 2015 è chiaro che la Commissione Ue avrebbe bocciato interventi di salvataggio del Fitd con lo schema obbligatorio; l’11 novembre si riunisce d’urgenza il Consiglio del Fitd e delibera la nascita dello schema “volontario” di salvataggio delle banche, meccanismo che consente di fare l’aumento di capitale per il salvataggio delle 4 banche; ma servono altri brevi passaggi tecnici; il 19 novembre due commissari dell’Unione Europea (tra cui la Vestager) danno il loro ok alla nascita dello schema volontario del Fitd; il 22 novembre viene approvato dal Consiglio dei Ministri il cosiddetto “decreto Salvabanche” che attua la risoluzione delle 4 banche (tra cui la vecchia Carife) e l’azzeramento dei risparmiatori; il 26 novembre il Fitd completa i passaggi tecnici ed è pronto ad erogare le somme utili – 1,7 miliardi – per effettuare gli aumenti di capitale che avrebbero salvato le 4 banche.

“I 4 giorni che separano il 22 novembre dal 26 novembre – commenta Cappellari – fanno rabbrividire. Il 22 si sono azzerati 32.000 risparmiatori e il 26 il Fitd avrebbe potuto provvedere all’intervento di salvataggio di Carife, che salvava i risparmiatori”. Maccarone ha precisato che il Fitd non poteva dialogare con la Commissione Europea, ma tale compito era esclusivamente del Ministero dell’Economia.

Pesantissimi i commenti di alcuni deputati della Commissione Banche. Giovanni Paglia ha così replicato: “Il governo ha giocato per 1 anno e mezzo con la Commissione europea. C’era una soluzione che si trovava in 10 minuti e si è arrivati a ok della Commissione Ue a una settimana dalla risoluzione delle banche, quando non si poteva più fare nulla”. L’onorevole Villarosa ha citato una lettera del dicembre 2014 con cui la Commissione Ue avvertiva dei suoi veti il ministero del Tesoro e ha aggiunto: “Se il Governo e Banca d’Italia avessero atteso 4 giorni ad attuare l’azzeramento si sarebbe evitato di mettere sul lastrico 130.000 famiglie”. 

All’incalzare delle domande di vari deputati Maccarone ha poi aggiunto: “Se non ci fosse stato il decreto di risoluzione noi saremmo intervenuti e saremmo stati “verosimilmente” in grado di risolvere la situazione, purché la Bce ci avesse dato poi il suo ok. Insomma noi avremmo fatto la nostra parte”.

Lunedì 18 dicembre è atteso l’intervento in commissione banche del ministro dell’economia Padoan, a cui certamente verranno chiesti molti chiarimenti.

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