Attualità
13 Maggio 2019
Poltronieri racconta la sua battaglia in un libro: "Non avevo sintomi e la gente parlava di suggestioni, ma era l'endometriosi"

Barbara dà forza a chi come lei lotta contro le malattie ‘immaginarie’

di Redazione | 2 min

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Come si affronta una malattia sconosciuta? Come si può far capire alle persone che non tutte le malattie hanno sintomi visibili? Barbara Poltronieri risponde a queste complesse domande nel suo libro autoprodotto ‘Quando la paura bussa alla tua porta’.

Un cammino tortuoso, quello che porta Barbara e la sua famiglia alla scoperta della malattia ‘immaginaria’ della quale è vittima: la patologia oggi ha un nome, si chiama endometriosi e non provoca sintomi visibili sulle persone affette, ma si manifesta tramite intensissimi dolori pelvici, stanchezza cronica e sofferenze intestinali.

L’assenza di sintomatologia le ha regalato l’epiteto di malattia immaginaria, ma nel supplizio di Barbara, e di tutte le persone colpite da endometriosi, non c’è nulla di fittizio.

Barbara racconta di essersi sentita paranoica: “Non avevo sintomi e la gente continuava a ripetermi che forse si trattava solo di suggestione. Io nel frattempo non volevo essere malata, non volevo sentirmi debole e riconoscere i miei impedimenti. Ho iniziato a comportarmi in maniera egoista, perché quella era la mia malattia, erano le mie difficoltà, senza capire quanto in realtà, stessero subendo anche le persone che mi stavano vicine”.

Poltronieri parla guardando con il marito, cercando in lui la forza che ha trovato fino ad oggi. Dopo il primo difficile periodo, fatto di incertezze e scontri, la malattia ha iniziato ad essere comprensibile e Barbara è riuscita ad aprirsi alla famiglia: “Ho capito che non era la mia malattia, ma in un certo senso era la ‘nostra’. La mia famiglia aveva bisogno di starmi vicino”.

Alla presentazione del libro, presenti anche Massimo Zanirato, segretario generale di Uil e datore di lavoro di Barbara, e il vicesindaco con delega alla cultura Massimo Maisto. “La malattia è una cosa difficile da gestire sul lavoro – afferma Zanirato -, ma ci si deve aiutare. Va riconosciuto il valore della persona: io, sapendo tutto sulla sua malattia, ho affidato a Barbara incarichi di maggior responsabilità. Conosco bene Barbara e riesco a capire quando non sta bene, la invito anche a tornare a riposo nelle giornate particolarmente negative, ma so anche quanto vale”.

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