Portomaggiore
19 Aprile 2019
Minarelli: “Pressare il parlamento”. Anche il sindaco di Argenta e il suo vice hanno sottoscritto la petizione

Portomaggiore, già 1400 firme contro i fanghi. Ora un tavolo tecnico

di Redazione | 3 min

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di Giada Magnani

Portomaggiore. Hanno raggiunto quota 1400 le firme raccolte dal Comitato “No Fanghi” per stoppare l’insediamento di un impianto di trattamento di residui fognari (80-100.000 tonnellate annue provenienti dall’Emilia-Romagna e dal Veneto) da trasformare in gesso ammendante per l’agricoltura, utilizzabile in circa 3500 ettari di terreni.

Un sito industriale che una società del settore di Crevalcore ha chiesto di realizzare in un fondo con stalla in disuso di Via Bonacciola, a Portoverrara di Portomaggiore. Il dato è stato reso pubblico mercoledì sera nell’aula del consiglio comunale di Portomaggiore dal coordinatore del comitato, Alex Baricordi. E il numero di firme, secondo Baricordi, è previsto “in crescendo”. Il tema sta sollevando non poche polemiche e contrarietà, anche nella vicina Bando e dintorni. Tanto che pure il sindaco di Argenta Antonio Fiorentini e il suo vice Andrea Baldini, hanno sottoscritto la petizione.

Motivo: il sistema di trasporti che appesantirebbe una già difficile situazione viaria della zona. Vedi ad esempio i Tir di servizio alla centrale a biomasse o alla fabbrica del pomodoro, trattori o carri agricoli. Una situazione problematica che interessa in particolare Via Argine Marino, Via Rangona ed il centro del paese. Ma che avrebbe anche, teme il comitato, “ripercussioni inquinanti dovute a polveri sottili, rumori e fumi di scarico dei camion: 30-40 mezzi pesanti in più in transito ogni giorno”. Mentre di cattivi odori, qualità dell’aria e dell’acqua, sostanze chimiche, proliferazione di insetti, divieto di coltivazioni biologiche, svalutazioni immobiliari, hanno avuto modo di lamentarsi ed esternare le proprie preoccupazioni i residenti.

Famiglie e cittadini che abitano da quelle parti, in campagna, nella immediata periferia di Portoverrara. Il tutto è emerso nel corso appunto dell’incontro, presieduto dal primo cittadino portuense Nicola Minarelli, nonchè presidente dell’unione Valli e Delizie. Minarelli ha fatto il punto sullo stato delle cose. Soggetto a screening, il progetto, a seguito delle osservazioni pervenute, è stato ora sottoposto da Arpae a procedura di Via “Valutazione di impatto ambientale”. Sarebbe lacunoso ad esempio in tema di individuazione dei luoghi di spandimento del prodotto finito, opere di mitigazione paesaggistica, controlli, monitoraggi, competenze manutentive, adeguamento della viabilità.

Di certo però, come ha più volte sottolineato Minarelli, “esistono delle leggi in materia che vanno rispettate ed è appunto su questo livello, a livello cioè politico, che bisogna muoversi: pressare insomma il governo ed il parlamento perché cambino appunto queste normative come è stato fatto per le trivellazioni. Si potrebbe agire anche sul piano urbanistico comunale, modificando il Poc, per bloccare l’iter procedurale e non concedere le autorizzazioni necessarie. Ma per far tutto ciò bisogna adottare delle valide motivazioni, che potremmo ricercare tutti insieme”.

Da qui l’intendimento che ha chiuso l’assemblea. Intendimento condiviso, compreso il comitato che si è detto favorevole anche attraverso l’intervento del presidente della consulta di frazione di Bando, Marino Mingozzi, di istituire un tavolo tecnico, mettendo sul piatto le firme raccolte a sostegno di un percorso unitario di intenti. Un tavolo che, composto anche da istituzioni, agricoltori, associazioni, e perché no esperti ed attori scientifici, ambientali e sanitari, possa approfondire ogni questione, cercare soluzioni, ed appunto raggiungere questo obiettivo. Il primo appuntamento, che vale come aggiornamento e conferma della proposta, è atteso per i primi di maggio.

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